L’incrocio dei calendari è di quello storico. Una buona stella che mi arride e alla quale è impossibile voltare le spalle. Quando prenoto il mio volo per Rotterdam l’istinto mi dice di dare un’occhiata al calendario tedesco, prima di prendere anche il ritorno. Del resto la Germania è a due passi dall’Olanda e fare qualche altra esperienza, dopo aver visitato alcuni stadi un paio d’anni fa, non mi dispiacerebbe affatto. In linea d’aria la zona più vicina è quella della Ruhr. Borussia Dortmund e Schalke 04 sono quindi le prime società indicate.

Apro con enfasi il sito della Bundesliga e scopro la felice novella, non solo potrò vedere una di queste due tifoserie, ma le potrò vedere l’una contro l’altra nel Ruhrpott derby. Un vero e proprio sogno. L’unica incognita resta il giorno in cui si disputerà la partita e quello in cui si giocherà Roma-Juventus, programmata inizialmente per la domenica. Ma anche qua, dopo qualche settimana, la fortuna mi viene in aiuto. Al Westfalenstadion le squadre scenderanno in campo il venerdì, mentre all’Olimpico il lunedì. Tutto semplicemente perfetto. Un’operazione chirurgica direi.

A questo punto non resta che informarsi, riprendere in mano tutti i contatti tedeschi ottenuti negli ultimi anni e chiedere l’accredito. Questo rappresenta l’ultimo vero scoglio prima di poter dire: ce l’ho fatta! Memore dei vari rifiuti incassati qualche tempo fa dalle società teutoniche, mi sono premunito ottenendo la tessera stampa europea. Un pezzetto di plastica scritto in inglese ed in francese che mi fa sembrare persino un serio report internazionale. Almeno a chi non mi conosce.

Sta di fatto che una settimana prima della partita arriva la tanto attesa risposta del BVB: accredito accettato e certezza di stare in campo in uno degli stadi più affascinanti del mondo. Per ora basta questo a mettermi l’adrenalina in corpo. Le ultime titubanze mi restano sulla presenza di entrambe le fazioni ultras. Sì, perché nonostante in Italia si pensi che all’estero, in particolar modo in Germania, tutto sia consentito a livello di stadio, le cose non vanno esattamente così. Nella gara di andata gli ultras del Dortmund disertarono il settore ospiti di Gelsenkirchen, a causa delle eccessive interdizioni ricevute esclusivamente per quella gara. Ben 400 daspo per il solo derby alla Veltins Arena che dureranno fino al 2019, impedendo loro anche solo di avvicinarsi alla zona metropolitana della città rivale. Tuttavia i vari agganci mi informano che per gli ultras dello Schalke 04 la situazione è più tranquilla, con poco più di 50 interdizioni notificate ad esponenti del tifo biancazzurro.

Non posso fare a meno di informarmi quasi quotidianamente sulla gara e vengo a scoprire che, dopo alcune limitazioni ai biglietti poste in essere lo scorso anno, in seguito ad alcuni incidenti verificatisi la stagione precedente, la Polizia Federale ha deciso di concedere più tagliandi agli ospiti. Settemila, sugli ottomila totali. Inutile dire che andranno tutti esauriti in prevendita. Segno tangibile che quando alla passione si lascia aperto uno spiraglio di libertà senza inquadrarla con divieti, tessere e limitazioni, questa esplode senza problemi in tutto il suo fragore.

La mattina di sabato 28 febbraio mi alzo di buona lena, quando l’orologio segna ancora le 5:30. Per raggiungere Dortmund devo cambiare ben tre treni. In compenso devo dire che le Deutsche Bahn si confermano all’avanguardia nel vecchio continente, segnandoti il percorso passo per passo e offrendo tariffe tutto sommato vantaggiose. Per percorrere i 253 chilometri che separano le due città spenderò 19 €, un prezzo che si può dire sia più giusto rispetto a tante tratte di Trenitalia che, non va dimenticato, esercita in un paese dove il Pil pro capite è nettamente inferiore rispetto a quello di questa zona.

Il sonno si fa sentire e per poco non salto a piè pari il primo cambio a Utrecht, addormentandomi ignobilmente. Da lì salgo sull’elegante ICE (l’alta velocità teutonica) proveniente da Amsterdam e diretto a Francoforte. La mia stazione di termine corsa è Duisburg, dove non posso fare a meno di pensare alla squadra locale ed a quanto, sul finire degli anni ’90, ero andato in fissa con un suo giocatore, il danese Stig Tofting. Uno che nella sua carriera ha fatto parlare di sé più per le risse e le bagarre fuori e dentro dal campo, che per le prestazioni sportive.

Mentre scendo le scale per raggiungere l’ultimo cambio, mi imbatto in una cinquantina di tifosi con sciarpe e maglie dello Schalke 04. Avendo l’MS Duisburg gli stessi colori, mi accerto se si tratti davvero di supporters dei Knappen (letteralmente “minatori”) e quando scorgo lo stemma dell’S04 rimango alquanto sorpreso. Sono le 9 di mattina e, con il match che si giocherà alle 15:30, loro sono già in giro. Salgo sul regionale per Dortmund cominciando lontanamente ad intuire il clima di questa partita.

Alla Bahnhof sono già schierati un numero impressionante di agenti in tenuta anti-sommossa. Seppure non parliamo di Partizan-Stella Rossa o Boca Juniors-River Plate, questo resta sempre uno dei derby più caldi della Germania, con incidenti che sono avvenuti molto spesso negli ultimi anni. Prima di scendere in città devo lasciare la mia valigia presso il deposito bagagli, onde evitare di scorrazzarmela per tutta la giornata. Cosa impensabile visto i numerosi spostamenti che dovrò affrontare.

Già in stazione spiccano numerose sciarpe gialle, tanto che mi viene il dubbio se la gara si svolga veramente alle 15:30. Chiedo ad un ragazzo con la maglia di Reus che mi rassicura. Dortmund non è certo una città che offre molto dal punto di vista artistico, eppure ogni suo angolo sa di Borussia. Dal corso centrale affollato da centinaia di persone con sciarpe, maglie e cappelli della squadra, ai pub che alle 11 cominciano a popolarsi di tifosi intenti a sorseggiare birre nel prepartita. Mi piace camminare per queste vie, per il mercato, e respirare la passione che questa gente ha per la sua squadra.

Ecco, questo è un qualcosa di cui davvero ho nostalgia in Italia. La passione per il calcio. Qua si respira chiaramente e si vede che il Borussia Dortmund, nel ruolo di società moderna che deve monetizzare, ha sfruttato ciò in maniera positiva. Vale a dire senza costruire stadi di proprietà in cui i tifosi più caldi non sono previsti o alzando i biglietti a prezzi spropositati. Ovviamente c’è uno store nella piazza principale, Hansplatz, e viene regolarmente presso d’assalto. Ma tutto questo è la dimostrazione di come calcio moderno non debba per forza corrispondere all’eliminazione degli ultras o alla mortificazione del tifoso.

Ok, è vero, il tifoso tedesco non spiccherà certo per cattiveria e dedizione allo scontro fisico, ma è pur vero che negli ultimi anni il loro movimento ha fatto passi da gigante, eliminando quasi totalmente il tipico stereotipo del supporter teutonico vestito da motociclista, con dieci sciarpe legate in corpo, in luogo di un atteggiamento sempre più vicino al modello ultras italiano. Vero punto di riferimento delle curve tedesche.

Quando l’orologio segna le 12:30 decido di avviarmi verso lo stadio. Per farlo devo prendere la U-Bahn dalla fermata Stadtgarten. Ci sono già numerosi tifosi in attesa sulla banchina e sono costretto a lasciar scorrere due treni prima di riuscire a salirvi. Nei venti minuti che ci separano dalla fermata Stadion un po’ tutti saltano e attaccano adesivi ovunque nel treno. L’atteggiamento della polizia tedesca è, per un italiano, molto curioso. E secondo me resta uno dei segreti della ricetta vincente del loro modello.

I gendarmi teutonici infatti, a differenza di quelli italiani, non perdono la pazienza per un nonnulla. Rimango abbastanza colpito dalla maniera con cui diversi ragazzi, di fronte allo stadio, li scherniscano correndogli dietro e facendogli il verso senza che questi rispondano. Penso che se in Italia si provasse anche solamente a pensare una cosa del genere, probabilmente, si riceverebbe una memorabile manganellata. Con questo non sto dicendo che siano più bravi e civili dei nostri, sono semplicemente più intelligenti. Capiscono che è meglio essere scherniti che provocare per poi dover arginare probabili problemi. Inoltre ho l’impressione che da queste parti la polizia, che sicuramente mantiene i suoi privilegi di classe come in tutto il mondo, non possa fare proprio tutto passando sempre ingiudicata.

Quando il treno apre le porte, si spalanca davanti a me il Westfalenstadion in tutto il suo splendore. Non posso far e meno di fermarmi qualche istante per immortalarlo con il cellulare, mentre dietro di me una mandria di giapponesi arrivati sin qui per seguire il loro idolo Kagawa, viene sbeffeggiata persino dai tifosi del Borussia.

Manca ancora tanto al fischio d’inizio e voglio concedermi un ampio giro attorno allo stadio. La macchia gialla qua è ovunque, con l’odore di wurstel e crauti che mi ricorda inesorabilmente di essere in una delle zone più operaie delle Germania e che fa da contraltare alle numerose scritte in italiano sparse un po’ ovunque, su tutte “Polizia assassina” e “Diffidati con noi”, che rendono l’idea di come l’italiano sia una vera e propria lingua internazionale per gli ultras europei.

Ritiro il mio accredito e non posso nascondere una certa emozione nel prendere in mano la busta con il simboletto BVB e l’intestazione “Mr. Simone Meloni – Sport People”. Un vero e proprio orgoglio, oltre che una soddisfazione, poter entrare da addetto ai lavori. Vorrei arrivare anche sotto il settore ospiti, ma questo è impossibile.

Ripiego allora sul museo della società giallonera, ben fatto e per nulla pacchiano come immaginavo. In particolar modo bellissima, per un amante del genere, la collezione di biglietti nella quale sono contenuti tagliandi del vecchio campionato della Germania Ovest e delle gare europee anni ’90, che videro gli Schwarzegelbe vincere Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale.

A questo punto bisogna procurarsi la pettorina per scendere in campo. L’operazione non è affatto facile, una ragazza dell’ufficio stampa cerca di spiegarmi dove ritirarla ma, anche grazie al mio inglese maccheronico, non è che ci capisca molto ed alla fine solo un gentilissimo fotografo mi toglie d’impaccio accompagnandomi al chiosco dove, in cambio del documento, ho il tanto prezioso pezzo di stoffa grigio su cui è impresso il logo della Bundesliga.

Ci siamo. È arrivato il momento di testare il terreno del Westfalenstadion. Con somma soddisfazione ripenso alle piccole fatiche fatte per ottenere la tessera stampa, con partite dei ragazzini seguite sin dalle prime ore della domenica. Non avrò nulla in cambio a livello economico, ma almeno lo sfizio me lo sto per togliere.

Cammino trafelato sino all’entrata, lo steward mi apre il cancello ed eccomi sul manto verde. Subito un’addetta alla sicurezza mi catechizza dicendomi che è consentito stare dietro le porte e lateralmente, ma solo sotto la tribuna alla mia sinistra. Le vorrei dire che in Italia questo è quasi sempre vietato, quindi per me non è un limite, ma semmai un qualcosa in più. Anche se scattare il settore ospiti si rivelerà assai difficile. I tifosi dello Schalke infatti sono posti su due anelli e per il momento, nonostante ci sia già parecchia gente, degli Ultras non vi è traccia.

Discorso diverso per i padroni di casa, con la curva che un’ora prima del fischio d’inizio è quasi piena e presenta in balaustra il solo striscione Freiheit fur Basti. Già diversi cori contro i rivali si alzano al cielo e impressionanti sono i fischi che piovono sui giocatori avversari quando scendono in campo per effettuare il riscaldamento.

Sono un po’ sorpreso nel non vedere le classiche sigle del tifo giallonero, ma a posteriori posso dire che mi sono fatto prendere troppo dall’agitazione che qualcosa andasse storto per capire effettivamente alcune dinamiche che spiegherò più avanti.

Piuttosto, con l’aiuto della fedele “cartella stampa” inviatami da Stefan di 45 Grad, mi piace entrare nel dettaglio e scandagliare la composizione delle due tifoserie: il gruppo principale del Borussia Dortmund è The Unity, attivo dal 2001 e gemellato con gli ultras del Brondby e con i Black Side Ultras, gruppo al seguito del Burghausen, squadra che milita attualmente in Regionaliga. Altro gruppo storico del Westfalenstadion sono i Desperados, attivi dal 1999 e amici di Boyz Koln, oggi presenti, Super 3 Aris Salonicco e Irriducibili Catania. Infine altra insegna della Sudkurve è quella dei Jubos (Junge Borussen).

Per quanto riguarda la Nordkurve dello Schalke 04, il gruppo principale è quello degli Ultras Gelsenkirchen che possono contare su 450 membri più altre 1000 persone che formano la Vorwärts Nordkurve. Le amicizie ufficiali sono con gli Ultras Nürnberg 94, i Vak-P Twente Enschede e gli ultras del Vardar Skopje. Quest’oggi i biancoblu viaggeranno alla volta di Dortmund a bordo di un treno speciale.

Quando mancano quindici minuti al fischio d’inizio ecco partire dagli altoparlanti “You’ll never walk alone”, con tutta la curva del Borussia, e buona parte dello stadio, che alza al cielo le sciarpe producendo un immenso muro giallonero. Tutti tranne il nucleo ultras. Capisco che stanno organizzando qualcosa e da lì a poco avrò una risposta più che soddisfacente. Nel frattempo però sono come un bambino cui sono state tolte le caramelle. Gli ultras dello Schalke non ci sono e comincio seriamente a pensare che abbiano avuto qualche problema con la polizia e siano stati rimandati indietro. Si riproduce davanti ai mie occhi l’incubo di un Eintracht Francoforte-Norimberga in cui gli ospiti non entrarono dopo aver subito alcuni soprusi dalla polizia.

E invece, per mia immensa gioia, al 5′ ecco entrare il gruppone con megafoni e tamburi in mano. Verrò a sapere solamente più tardi che effettivamente, fuori dallo stadio, ci sono stati problemi con gli agenti in seguito al tentativo di diversi supporters di entrare senza biglietto. Inoltre, fugo sin da subito i dubbi, nel settore ospiti non si vedrà nessuna bandiera perché in Germania, in occasione di queste gare, sono praticamente vietate nel settore ospiti per impedire che i tifosi le usino come telo per coprirsi ed accendere torce e fumogeni, una delle poche cose su cui sono davvero fissate le autorità tedesche. Tutto questo sempre per smentire il falso mito che vuole la Germania curvaiola come la più libera d’Europa.

L’ingresso degli Schalker accende gli animi, con i cori che si sprecano e la Sudkurve che da lì a poco espone decine di drappi rubati agli avversari. Anche qua c’è da fare una specifica. A queste latitudini c’è l’usanza, tutta nordica, di fare veri e propri raid durante tornei e feste organizzate dai gruppi avversari. Lo hanno fatto gli ultras di Gelsenkirchen in estate trovando la risposta dei Desperados qualche mese fa, e non si fanno sfuggire l’occasione per esporre il bottino. La polizia dimostra di non gradire e si compatta sotto la curva cercando di strappare i drappi. Altra caratteristica differente dal nostro “ruba bandiera” è che dopo l’esposizione le pezze vengono totalmente distrutte, al contrario di quanto avviene da noi, dove vengono esposte anche a distanza di anni.

Che dire? Come avvio non c’è affatto male. A questo punto può iniziare la vera e propria gara del tifo, mentre la Sudkurve ora mette in mostra tutti gli striscioni. Con un atmosfera elettrizzata ed elettrizzante, si respira costantemente la sfida che non può che essere bella ed affascinante. Chiariamo sin da subito, chi dice che il famoso muro giallo del Dortmund canta dalla prima all’ultima fila per 90′ mente, ma forse non è neanche pensabile che 15.000 persone riescano a tifare all’unisono per tutta la gara. Di certo c’è un nucleo centrale, formato da un migliaio di persone, che sa trascinarsi dietro quasi sempre il resto del settore. E questo non è poco. Stilisticamente le manate dei padroni di casa sono un qualcosa di rara bellezza, mentre i cori vengono eseguiti con intensità e spesso saltando tutti insieme.

Il Westfalenstadion è un’arma in più. Attaccato al campo e costruito per il pubblico e tutte le sue esigenze, basti pensare ai gradoni della curva senza seggiolini e ai prezzi per questa gara: il biglietto più economico costa 14 Euro. Un qualcosa di ormai impensabile per i grandi club italiani.

Alla mia destra, dopo essersi sistemati ed aver attaccato il proprio striscione, gli Ultras Gelsenkirchen cominciano il loro tifo. Non è facile coordinare due settori abbastanza distanti tra loro, eppure il sostegno è di ottimo livello, con la parte inferiore che cerca sempre di tirarsi dietro l’anello superiore. Tante manate e treni perfetti con il suono ritmico dei tamburisti che non sbagliano un colpo. Guardando le facce e le movenze delle due curve ho la conferma di quello che già pensavo da tempo: la vera forza dei tedeschi è l’aver fatto ciò che noi abbiamo dimenticato, l’aggregazione.

In campo la sfida vede il Borussia Dortmund primeggiare, senza però riuscire a trovare il gol nel primo tempo. Nella ripresa è Aboumeyang a sbloccare il risultato. Il boato dello stadio è un qualcosa che dimenticherò difficilmente, tranquillamente paragonabile ai boati sentiti nella mia vita all’Olimpico e al San Paolo. Non passano neanche due minuti che Mkhitaryan trova il raddoppio facendo letteralmente crollare la Sudkurve. Per i tifosi dello Schalke 04 è un vero e proprio trauma. Non biasimo il fatto che per qualche minuto restino totalmente in silenzio, con le mani in testa mentre lo stadio gli festeggia in faccia. Li capisco, perché mi metto nelle loro vesti di tifosi.

Se fino ad ora il tifo del Borussia era stato ottimo, negli ultimi dieci minuti diventa un qualcosa di infernale. Ora sì che cantano davvero 15.000 persone, per celebrare una squadra che un paio di mesi fa sembrava avere un piede in Bundesliga 2 e che ora si è portata a soli 8 punti dalla zona Champions League. Anche questa è la bellezza del calcio tedesco, un torneo che fino a qualche anno fa non brillava certo per la sua spettacolarità, ma che oggi, grazie ad anni di lavoro e investimenti fatti con intelligenza, è diventato tra i primi in Europa. Del resto è sufficiente dare un’occhiata alla classifica dove, se si esclude il battistrada Bayern Monaco, tra la seconda e l’ultima ci sono solamente 30 punti. Segnale di un sostanziale equilibrio.

Reus, sfruttando l’errore del portiere avversario, trova anche il gol del definitivo 3-0 e quando l’arbitro si porta il fischietto alla bocca sancendo la fine delle ostilità, giocatori e tifosi alzano i pugni al cielo consci di essere definitivamente usciti dalla crisi. I festeggiamenti sotto al settore si prolungano, con Grosskreutz e Reus, nati e cresciuti a Dortmund e nel Borussia, che sembrano due tifosi in campo.

Dall’altra parte il clima è diametralmente opposto e sulla squadra volano fischi impietosi per una prestazione non di certo esaltante. Ci sarà tempo per rifarsi, ma perdere un derby per 3-0 è sempre uno smacco umiliante per chi lo subisce.

Mi accorgo che la partita è volata via troppo velocemente e purtroppo sta per arrivare il momento di andare via. Un’ultima foto alle due curve da inviare in risposta ai numerosi messaggi Whatsapp che nel frattempo mi chiedono come vada, e poi dritto a riconsegnare la pettorina e riprendere la U-Bahn. Il treno si rompe al ritorno, con i festanti tifosi gialloneri che esagerano nel saltare e fare baccano all’interno dei vagoni. Eppure non ci sono volti arrabbiati da parte di macchinisti e addetti alla sicurezza. Lasciano fare, evidentemente hanno ancora chiaro il concetto di panem et circenses.

Alle 19 sono di nuovo in stazione, scorgo il tabellone e noto che la S-Bahn per Dusseldorf partirà tra pochi minuti. Mi sbrigo a recuperare il bagaglio e poi, con un’affannosa corsa, riesco a salire sul treno proprio all’ultimo momento. È il capitolo conclusivo di questa bella giornata. All’indomani si aprirà l’ultimo del tour, la trasferta ad Heidenheim assieme agli ultras del Fortuna.

La considerazione finale è che, se si è amanti del mondo ultras, questa è un’esperienza che va fatta. Però bisogna prima capire la Germania, i suoi ultras e il modo che hanno di vivere lo stadio. Se si viene a queste latitudini pensando di trovare il clima dei nostri derby anni ’80-’90 o quello delle sfide balcaniche, allora si rischia di rimanere delusi. Va apprezzato oltremodo il progresso del movimento ultras teutonico e l’umiltà con cui i suoi gruppi, negli anni, hanno osservato la nostra cultura prendendone gli aspetti migliori e mettendo in mezzo un pizzico di precisione e seriosità tipicamente germanica. Per il resto, se si vuole giudicare sono dell’idea che bisogna prima vedere con i propri occhi.

Simone Meloni.