Offriamo volentieri sponda a questa lettera aperta del nostro corrispondente Gianluca Pirovano. Mossa dalla rabbia per il modo di trattare le notizie riguardanti gli ultras, la missiva è stata inviata proprio a “L’Eco di Bergamo”, “Bergamonews” e tutte quelle testate che in questo caso, come troppo spesso avviene a tutte le latitudini del mondo del giornalismo, confondono informazione con sensazionalismo.

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Alla Cortese attenzione delle redazioni de “L’Eco di Bergamo”, “Bergamonews”, “Corriere della sera”.

Gentili Redazioni,

Vi scrivo questa lettera non nella speranza che la pubblichiate, ma nella speranza che qualcuno la legga e si renda conto dell’atto di violenza che sta compiendo.

Non sono un ultras, o almeno la mia passione e la mia militanza non sono riconducibili alla Curva Nord.

In riunione al martedì non sono quasi mai stato, non ho quasi mai comprato materiale, non ho quasi mai viaggiato con la Nord in trasferta.

Questo per farvi capire che non ho padri o padroni. Ho le mie idee e i miei ideali che condivido da sempre con un piccolo gruppo di amici. Un gruppo che è nato libero.

Ma oggi, gentili redazioni, sono parecchio arrabbiato, ve lo devo confessare.

Sono arrabbiato come fossi un ragazzo della Nord, uno di quelli che il gruppo lo vive e si danna per farlo funzionare. Per tifare, dare colore, portare avanti storia e tradizione di una passione che da sempre caratterizza Bergamo e l’intera provincia.

Sono arrabbiato perché avete mancato per l’ennesima volta di rispetto a voi stessi e al vostro mestiere, che è anche il mio, prima ancora che ai ragazzi arrestati.

Da quando sono bambino infatti mi accompagna la vocazione di raccontare quello che vedo intorno. E da qualche tempo sto provando a renderlo un lavoro.

Ma davvero non vi rendete conto che quella che fate non è più informazione ma è spettacolo, per di più di bassa lega?

Nomi, cognomi, informazione di ogni tipo sbattute in prima pagina senza nessun fine giornalistico ma con il solo intento di dare in pasto all’opinione pubblica l’ennesimo capro espiatorio, l’ennesima distrazione dai reali problemi di tutti i giorni.

Capisco che si debbano vendere copie, guadagnare click creando notizie che smuovano gli animi e scaldino le tastiere dei vostri più fedeli lettori.

Capisco tutto, ma qui si è andato oltre.

Mi piacerebbe che per una volta onoraste il privilegio che avete, quello di raccontare e di avere qualcuno che vi ascolta.

Mi piacerebbe che lo faceste rispettando le persone.

Si tratta soltanto di questo.

Rispetto delle persone, dei loro errori, delle loro scelte.

Rispetto delle loro storie personali che voi non conoscete ma che vi permettere di rovistare, rovinare e soprattutto di giudicare.

Perché il giornalismo è una libertà che non tutti hanno la possibilità di esercitare ma la libertà, come ogni privilegio, bisogna saperla utilizzare.

Raccontate i fatti, fatelo nel modo migliore ed in maniera onesta e renderete onore a tutte quelle persone che la propria opinione non possono esprimerla.

Capite, o almeno provateci, cosa sia una passione, cosa sia l’aggregazione, cosa sia l’attaccamento ad una maglia ed alle sue tradizioni.

Provate a comprendere le ragioni dell’eccesso, degli errori.

Provate per una volta, una soltanto, ad andare oltre agli interessi editoriali.

Guardate negli occhi quelli che potrebbero essere i vostri figli e che magari, di nascosto, lo sono, e parlateci.

Non sparate loro addosso.

Scoprirete un mondo diverso da quello che conoscete.

In questi giorni, per l’ennesima volta, non l’avete fatto.

Arrabbiati Saluti.

Gianluca Pirovano.