L’Aquila – Chieti, seconda giornata di ritorno del campionato di Serie D (girone F), è uno di quegli incontri che ogni appassionato di calcio e di curve cerchia in rosso all’uscita dei calendari, trattandosi di un derby che mette di fronte due tifoserie di assoluto valore e due club dalla lunga storia. La gara si gioca allo stadio “Gran Sasso d’Italia – Italo Acconcia”. Negli anni passati L’Aquila Calcio disputava le proprie partite casalinghe presso il “Tommaso Fattori”, di cui i lettori di questo resoconto possono osservare alcune foto scattate all’esterno.

L’Aquila e Chieti vengono annoverate, a buon diritto, tra le più importanti città dell’Italia centrale, anche per il fatto di essere entrambe sedi universitarie. Dal punto di vista geografico, poi, si trovano l’una ai piedi del Gran Sasso, l’altra della Maiella, i due gruppi montuosi più elevati dell’intero Appennino.

Quanto alla storia, mentre Chieti affonda le proprie radici nel periodo preromano (Teate, prima di diventare municipium sotto i Romani, fu la capitale del popolo italico dei Marrucini), L’Aquila fu invece fondata nel XIII secolo, precisamente nel 1254, al tempo della dominazione sveva nell’Italia centro-meridionale. Secondo la tradizione, dal sinecismo dei 99 castelli presenti nel suo territorio, rappresentati dalla fontana delle 99 Cannelle, uno dei simboli della città, ebbe origine il primo nucleo urbano di L’Aquila, che si schierò dalla parte dei guelfi.

Sotto gli Angioni il centro ai piedi del Gran Sasso crebbe sempre più, tanto che alla fine del XIV secolo era considerato la seconda città più importante del Regno di Napoli. Nel 1458, dopo che gli Aragonesi ebbero sottratto agli Angioini il possesso del Regnum Neapolitanum, L’Aquila ottenne dal re Ferdinando la licenza di aprire uno Studium. Ciò avvenne in virtù della resa della città al sovrano aragonese, dopo l’appoggio fornito dalla comunità aquilana agli ultimi Angioini. Lo Studium, alla fine del Cinquecento, passò ai Gesuiti, che ne mutarono il nome in Aquilanum Collegium. Dopo l’espulsione dell’ordine dei Gesuiti dal regno, decretata nel 1767, questa istituzione fu chiamata Collegio Reale. L’Università degli Studi dell’Aquila, erede di un’antichissima tradizione di studi, iniziata, appunto, con lo Studium aragonese, è ancora oggi una delle più importanti in Italia; il suo dipartimento di Fisica, in particolare, opera in sinergia con i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, nei quali si svolgono ricerche nell’ambito della fisica delle particelle.

Una storia così ricca è testimoniata da tantissimi tesori artistici: la chiesa di Santa Maria di Collemaggio, capolavoro dell’arte romanica centro-meridionale; la chiesa di San Bernardino, con la splendida facciata realizzata da Cola dell’Amatrice; la già citata fontana delle 99 Cannelle, quindi il duomo e il castello (che ospita il Museo nazionale d’Abruzzo), solo per ricordarne alcuni. Nel centro storico, poi, si possono ammirare numerosi palazzi nobiliari dell’Età moderna con interessanti decorazioni architettoniche.

Geograficamente L’Aquila si trova in una conca attraversata dal fiume Aterno e circondata dalle spettacolari cime del Gran Sasso e del gruppo del Velino-Sirente. Un contributo importante all’economia aquilana è dato proprio dal turismo legato alla montagna, visto che dal capoluogo abruzzese si raggiunge facilmente la piana di Campo Imperatore, un altopiano, posto tra i 1500 e i 2000 metri di altezza, che in inverno richiama gli appassionati di sci alpino, sci di fondo e scialpinismo, in estate gli escursionisti e gli alpinisti che amano arrampicare sulle rocce del Corno Piccolo e del Corno Grande, il re dell’Appennino.

La sfida in programma allo stadio “Gran Sasso d’Italia – Italo Acconcia” richiama il pubblico delle grandi occasioni. Le gradinate dell’impianto aquilano accolgono per questa partita ben 3.600 spettatori, di cui 500 da Chieti, dove, nei giorni precedenti alla gara, sono stati polverizzati in pochissimo tempo tutti i biglietti per il settore ospiti messi a disposizione della tifoseria neroverde. Si tratta di numeri importanti, sicuramente sopra la media per la categoria, che testimoniano la voglia di grande calcio che si vive nelle due piazze.

Nella curva di casa il blocco ultras si sistema nella parte centrale, dietro gli stendardi di ottima fattura. La curva aquilana presenta un bel colpo d’occhio, reso ancora più suggestivo dal bianco del monte Ocre che la sovrasta. Gli ultras aquilani, compatti e quadrati, tifano con continuità per l’intera durata della partita, facendosi notare per le bellissime manate e per i due bandieroni sventolati senza sosta. Il tamburo dà ritmo ai loro cori, nella maggior parte dei casi tenuti lunghi e dedicati alla squadra, alla città e al movimento.

Dall’altro lato gli ultras teatini si presentano in 500 nel settore loro riservato. Dopo essere entrati tutti insieme, all’inizio della partita effettuano una splendida coreografia, fatta di tantissimi cartoncini neroverdi che creano un bellissimo effetto visivo. Tifano tenendo lo striscione e gli stendardi in mano e sventolano continuamente i due bandieroni. Nel corso della partita la loro prestazione è di ottimo livello: i cori sono spesso potenti, i battimani numerosi, il sostegno costante. Molto bella l’esultanza al gol del pareggio della loro squadra, così come la fitta sciarpata, con la quale esibiscono il loro bellissimo materiale.

In campo la partita termina con il risultato di 1 – 1: vantaggio aquilano con Banegas al 21’ della prima frazione, rete di Gatto per gli ospiti all’80’ della ripresa. Dopo il triplice fischio le squadre vanno a salutare i rispettivi sostenitori. In questa occasione, tutti i teatini danno vita a un “Tutti a destra, tutti a sinistra” molto scenografico, ultimo atto di un derby da categoria superiore.