Mentre i ragazzi di Terracina intonano gli ultimi cori nel settore ospiti di Arce, guadagno velocemente l’uscita del “Lino de Santis” per imboccare, dopo pochi chilometri, l’Autostrada del Sole. La mia giornata calcistica non si è ancora conclusa: nel pomeriggio mi attende la sfida tra l’Acerrana e il Fasano, valida per il girone H del campionato di Serie D e tocca dunque affrettarsi.

Il tratto autostradale tra Pontecorvo e Pomigliano scorre rapidamente. Uscito dall’A1, in breve tempo raggiungo la mia meta, da cui ammiro la sagoma del Vesuvio illuminata dal sole mediterraneo. Attraverso in auto le strade silenziose di questo importantissimo centro della provincia di Napoli, di circa 57.000 abitanti. I tempi ristretti, purtroppo, non mi consentono di visitarlo approfonditamente, anche se meriterebbe un giro dettagliato per le sue strade. Acerrae, infatti, vanta origini antiche. Nel territorio comunale è possibile esplorare la necropoli di Suessola; in città, al di sotto del Castello dei Conti, giacciono i resti dell’antico teatro romano.

Anche vivendola soltanto calcisticamente, tuttavia, la giornata acerrana mi trasmette delle ottime sensazioni. Innanzitutto, vedo all’opera una società davvero ben organizzata, con dirigenti e addetti estremamente ospitali. Lo stadio, collocato in un’area abitata, mi cattura letteralmente: è piccolo ma curato nei minimi dettagli, con gli spalti a ridosso del campo. Il suo volto è completamente cambiato rispetto al famoso video in cui Diego Armando Maradona dipingeva calcio su un terreno che, allora, era in terra battuta, reso epicamente fangoso dall’abbondante pioggia in quella circostanza a suo modo storica.

Un elemento che apprezzo moltissimo, poi, è il pubblico locale. La gradinata è gremita sia di tifosi comuni che di ultras, rappresentati dai gruppi “Ultras Acerra” e “Vecchia Guardia”. Dal punto di vista visivo, i ragazzi di Acerra sventolano due bandieroni, mentre alcuni tifano a petto nudo. Prediligono un sostegno asciutto, caratterizzato da una prevalenza di cori secchi o a ripetere, con molte manate. Tifano ottimamente per tutta la gara, con un’intensità costante che si protrae anche dopo il novantesimo. Insomma, vedendoli per la prima volta, mi soddisfanno pienamente!

Dall’altro lato, riesco finalmente a fotografare lo storico striscione degli “Allentati”, uno dei gruppi più longevi del panorama nazionale. Trovo bellissimo il loro lembo di stoffa da trasferta appeso sulla balaustra, che porta la sigla di un collettivo storico del tifo italiano.

I biancazzurri iniziano a tifare ben prima del calcio d’inizio, producendo tantissime manate e realizzando una fittissima sciarpata, che poi replicheranno nel corso della partita. La loro prestazione si caratterizza per l’esaltazione dei propri colori: stendardi, bandiere e due-aste li mostrano e li elevano al cielo con fierezza. Apprezzo moltissimo questa propensione: prediligo i settori colorati, soprattutto se si utilizzano i colori della propria squadra senza cadere in altre scelte cromatiche dettate più dalla moda che dalla tradizione.

Dal punto di vista vocale, i pugliesi ricorrono soprattutto a cori prolungati, molti dei quali pescati dal repertorio classico. Insomma, i fasanesi mi lasciano l’impressione di una tifoseria vecchia scuola, colorata, con materiale ben curato e cori comunque fantasiosi per quanto consolidati: davvero ottimi!

Il divertimento non si coglie solo sugli spalti: la partita risulta scoppiettante anche in campo, dove si conclude con un bel 2-2. Questo risultato soddisfa soprattutto l’Acerrana, oggi capace di frenare una seria candidata alla promozione. Il Fasano, infatti, vanta in rosa giocatori di valore come il fantasista Loiodice, un vero fuoriclasse per la categoria, oggi autore di un ennesimo capolavoro.

Così, mentre le squadre salutano il pubblico e la luce assume i toni caldi del tramonto, volge al termine anche la mia lunga domenica calcistica, che ho trascorso interamente nel secolare Regno di Napoli.

Andrea Calabrese