Dopo le categorie maggiori iniziate già da qualche settimana, nella prima domenica di settembre prende il via anche il campionato di Serie D. Un po’ come tutti, squadre o singoli, anche mi sono posto degli obiettivi stagionali: come magari rinunciare a qualche partita in più pur di cercare di vedere stadi o tifoserie nuove in partite non necessariamente belle o patinate.
Proprio la prima giornata del sempre intrigante girone H di Serie D mi sollettica con Real Acerrana-Martina in un pur vicino stadio in cui paradossalmente non ho mai messo piede in tanti anni.
Chiusa nel 2019 la stazione della Circumvesuviana, arrivo la domenica mattina presto con il classico Regionale delle Ferrovie dello Stato. All’esterno della stazione di Acerra, noto subito i murales degli ultras locali per cominciare al meglio il mio personale tour che comincia, come al solito, da un primo assaggio infrastrutturale dello stadio.
La città di Acerra, terzo comune per estensione territoriale e ottavo per popolazione, dista solo una ventina di chilometri dal capoluogo e conta circa sessantamila abitanti. La giornata è calda ma, nonostante tutto, la passeggiata è piacevole, soprattutto attraversando le strette vie cittadine adiacenti a quelle più grandi che portano al centro storico. La cosa più bella, però, è vedere tante persone in giro, pronte a tornare a casa per il pranzo domenicale: praticamente l’esatto contrario di quello che sto facendo io.
In una piazza noto anche un volantino degli ultras acerrani che invitano tutti i tifosi a gremire gli spalti dell’“Arcoleo” e ad aiutarli nell’allestimento della coreografia iniziale. Dopo pochi minuti, quasi fuori dai maggiori servizi della città, da una via laterale appare lo stadio con il fabbricato degli spogliatoi. Da un cancello, si biforcano due strade: la prima porta alla tribuna dei padroni di casa, l’altra al parcheggio ospite, ma le tifoserie avversarie vengono fatte arrivare da un’altra strada, con un ingresso separato, onde evitare qualsiasi criticità.
Nei pressi del settore dei locali, saltano subito all’occhio le strutture di recente costruzione, terminate nel 2020, anno in cui la compagine granata ha iniziato a giocare in questo impianto. In passato, la loro casa era allo stadio Comunale, in pieno centro, composto da un’unica tribuna di quasi duemilacinquecento posti poi demolito per far posto a una Villa Comunale. Almeno consola che non sia stato fatto per far spazio alla solita speculazione edilizia. Numerose le scritte nei dintorni, vergate dagli ultras acerrani, segno della loro presenza e dello spirito propositivo.
Tornando verso il settore ospiti, trovo fortunatamente anche un cancello aperto, così posso osservare più da vicino e in anteprima le tribune ancora vuote: due le strutture in ferro di questo settore, praticamente identiche e scoperte, semplici ma capienti.
Ringraziati presidente e addetti ai lavori per questo giro interno, vedo la gente che comincia a convogliare verso il botteghino piccolo ma carino che però tarda ad aprire. Guadagno ufficialmente accesso al rettangolo verde e con una visuale più ampia, mi rendo conto meglio della modernità di questo stadio, diverso rispetto agli altri non solo dell’hinterland campano ma anche oltre. L’unico neo è che potrebbe risultare un po’ piccolo, specie se la formazione granata dovesse arrivare nelle parti alte della classifica. La dimostrazione la si ha già nella gara odierna, con la tribuna quasi completamente esaurita dai tifosi del “Toro”.
La parte calda del movimento ultras acerrano prende posto quasi al centro della stessa tribuna, tra le due panchine. I gruppi Vecchia Guardia e Ultras Acerra distribuiscono anche all’interno i loro volantini per favorire la riuscita dell’annunciata coreografia. Nel settore ospiti, invece, gli ultras martinesi si compattano fin dal prepartita e si fanno subito sentire.
Quando entrano le squadre in campo, la scena è tutta per i padroni di casa: la tribuna si divide in due sezioni, alzando strisce plastificate di colore granata da un lato e bianco dall’altro, con bandiere e un paio di fumogeni bianco-granata. Uno spettacolo suggestivo e prolungato, salutato anche dalla squadra che va ad applaudire sotto di loro. I martinesi sventolano bandiere e alzano stendardi che colorano bene il loro spazio.
Nel primo tempo gli acerrani partono forte, con un buon numero di battimani e bandiere sempre al vento, tra cui spicca quella molto originale con l’effigie di Pulcinella i cui natali, secondo la tradizione, derivano proprio da questa città, che nel Castello dei Conti ospita un intero museo dedicato alla maschera.
Al ventesimo minuto, i padroni di casa espongono lo striscione in tre parti: “IL CENTENARIO SI AVVICINA, MAGLIA SUDATA E TESTA MAI CHINA! CARICA!!!”; riprendono poi a tifare con discreta intensità ed evidenziando l’influenza della vicina Napoli soprattutto nei cori lenti e lunghi. Altro particolare positivo è la sinergia tra gruppi: tifosi più anziani e giovani si integrano alla perfezione, con ottimi risultati. Se vogliamo trovare il pelo nell’uovo, si nota qualche breve pausa, ma fisiologica e dovuta al caldo: nel complesso, la loro prova è sicuramente convincente.
Nel secondo tempo i granata ripartono con battimani e bandiere al vento, ma calano dopo il gol vittoria martinese, arrivato al cinquantaquattresimo minuto. In compenso si dedicano alla pirotecnica, accendendo quattro o cinque torce in momenti diversi della partita.
Molto in forma la tifoseria pugliese ospite, già piacevolmente apprezzata in due partite di Coppa Italia della scorsa stagione, a Scafati e Guidonia. È una realtà, questa, di quelle che cantano sempre, indipendentemente dal risultato, e anche oggi si fa piacere per l’apporto alla squadra. Nel primo tempo partono forte, con tifo intenso, bandiere al vento e battimani. Il loro sostegno risulta costante e lineare, con pochissime pause. Nel secondo tempo, almeno inizialmente, sembrano perdere qualche effettivo, spostatosi laddove il Martina attacca. Questo, però, non influisce minimamente sulla loro prestazione, premiata dal gol vittoria di Zenelaj.
Al triplice fischio finale, delusione per la sconfitta fra i locali che snobbano la squadra, mentre i martinesi festeggiano in un unico abbraccio virtuale con la propria compagine.
Marco Gasparri


















































