AGGIORNAMENTO: per ottimizzare la funzionalità del sito, piuttosto che pubblicare una seconda notizia con le sole fototifo, abbiamo deciso che – dopo la pubblicazione in rivista – ripubblicheremo la cronaca stessa, ma implementata dell’intera galleria fotografica che troverete a fine articolo.

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La Pasquetta è una delle poche giornate che unisce tutti gli Italiani. Quel Lunedi è famoso ovunque, in giro per lo Stivale, per le grandi quantità di alcol e cibo che gli abitanti della penisola amano consumare in compagnia. Anche chi, come me, non ama questa ricorrenza, non può fare a meno di “santificare” la festa. Poi, paese che vai, usanza che trovi. Ed ecco che qui in Romania la Pasquetta non esiste. Ammetto che, venendo a sapere ciò, in un primo momento mi sono rallegrato: finalmente un popolo che capisce che non c’è bisogno di aspettare il giorno dopo Pasqua per poter fare qualcosa che si può fare ogni giorno. Poi, però, ho pensato “bisognerà pur far qualcosa per rendere speciale e diversa questa giornata, invece di abbioccarmi sul letto, aspettando di smaltire le pesantezze della Domenica”. Ed ecco la mia decisione: vado in trasferta a Timisoara, dove di scena vi è l’“U” Cluj.

Il giorno in cui ho deciso di recarmi a Timisoara per la partita, con un mio amico, addirittura parlavamo di andare in autostop (qui in Romania è diffusissimo e sono davvero in tanti a viaggiare così); poi, fra il dover essere attivo fin dalle prime luci del giorno, e l’insicurezza del compagno di viaggio, ho optato per una comoda e divertente trasferta in macchina con altri amici.

Come già detto, nonostante siano solo 350 chilometri (e potrebbe essere dunque una trasferta semplice, dalle nostre parti fattibile in tre ore), la situazione delle strade rumene la rende un po’ più complessa. Da Cluj a Timisoara ci sono soli 50 chilometri di autostrada, per il resto si viaggia fra le foreste della Transilvania, attraversando le tante colline della regione e qualche rilievo poco più alto.

Partita in programma alle 18:30, partenza puntuale da Cluj alle ore 11. Il viaggio scorre bene, non nascondo che mi mancava un sacco partire in trasferta; non avrà per me lo stesso fascino della Domenica sulle strade Italiane, al seguito della mia squadra, ma è un viaggio molto piacevole, che scorre fra i piccoli paesi della campagna rumena e le birre comprate a due alla volta per evitare l’eccessivo riscaldamento della bevanda.

Durante il viaggio d’andata, come se non bastasse il pessimo stato delle strade, troviamo anche un pezzo a senso alternato. E, nella coda chilometrica formatasi, riusciamo a vedere il pullman organizzato dai gruppi della “Peluza Sepcile Rosii”, partito addirittura alle nove e mezza del mattino; insieme al pullman ci sono anche un altro paio di macchine appartenenti ad altri supporters dell’Universitatea.

Dopo tante birre e soste, necessarie per scaricare le precedenti, finalmente arriviamo in città, addirittura due ore prima della partita. Visto che non mi aspettavo di avere due ore piene fino al calcio d’inizio, mi allontano un attimo per scattare due foto al centro storico della città, molto carino, e, tra l’altro, anch’esso con ottimi numeri a livelli di “fauna”.

Timisoara storicamente è famosa per essere la città nella quale è scoppiata la Rivoluzione Romena del 1989, tutto in seguito ad un mandato di cattura della Securitate nei confronti di un prete Greco-Ortodosso, difeso in seguito da tutta la città. Timisoara, sempre per rimanere in tema di alcolici, è famosa anche per essere la sede della Timisoreana, una delle birre più bevute in Romania.

Tornando alla partita, questo fu anche il primo match che fotografai in Romania ad Ottobre. Come dissi in quella circostanza, mi rammarica il fatto che questa partita, a livello ultras, fino a tre stagioni fa sarebbe stata speciale. Ma la squadra che oggi ospita l’“U” Cluj non viene seguita dagli ultras locali. Spiego anche brevemente il perchè. In seguito al fallimento del 2012, il Timisoara che attualmente milita nella massima divisione nazionale, all’epoca fece una sorta di fusione con l’Acs Recas, paesino distante circa 30/40 chilometri (noto da queste parti per il vino); il club, pur avendo acquistato il palmares del vecchio Timisoara, non gioca con i colori sociali storici. Gli ultras non accettarono quest’ennesimo schifo figlio del calcio moderno, e fondarono loro stessi una squadra che è ripartita dall’ultimo livello del calcio nazionale, la quinta serie. Gli ultras dunque gestiscono e sostengono (compatti e numerosi aggiungerei) l’ASU Politehnica Timisoara, attualmente in quarta serie e in corsa per la promozione in terza. In ogni caso, i rapporti fra Timisoreni e Sepcile Rosii sono sempre stati di rispetto.

Finalmente arriva l’ora dell’entrata sul terreno di gioco. Molto curiosa la forma del “Paltinisanu” di Timisoara, con lo stadio praticamente situato in una fossa. All’interno totalmente viola, con la scritta “Timisoara” in bianco su una delle due tribune, lo stadio non è coperto, a parte una piccolissima zona nelle due tribune. Uno stadio “old school”, mi verrebbe da dire, anche se per il tifo è pessimo, causa curve lontano dal campo e senza copertura. Vi dirò che, nonostante ciò, a me l’impianto è piaciuto molto, peccato solo non averlo visto pieno, soprattutto nella curva dei locali.

Lo stadio, come appena scritto, non è pieno, anche se a dire il vero, guardando le tribune, mi sarei aspettato di peggio: si deve sempre considerare che la Liga I Rumena ha una delle peggiori medie spettatori in Europa. Nella curva, dove una volta vi erano gli attuali sostenitori dell’Asu, sono presenti circa una quindicina di ragazzi con un tamburo e con qualche due aste, uguali a quello attaccato in mezzo ai due striscioni “Commando Poli” e “Poli Timisoara”; per tutta la partita li vedrò sporadicamente tentare qualche coro con mani alzate, fra i quali il “Timisoara, Timisoara” che, magari, arrivava a sentirsi anche dall’altra parte del campo, ma (giudizio personalissimo) poca, pochissima roba, soprattutto se si fa una comparazione con quelli che sono i “veri” ultras di Timisoara.

Passiamo agli ospiti, circa un’ottantina nel loro settore. In balaustra sono appese le pezze “Mads”, “Potaissa”, “Ultras ’19”, “Bodea”, “Vecchia Guardia” e “Students”. Sempre in alto, spiccano le bandiere Mads e Students. Al fischio d’inizio, come è loro solito, esordiscono con l’inno accompagnato da una sciarpata seguita da tutto il settore.

Dopo soli due minuti di gioco, i locali, che in classifica prima della partita avevano un punto di vantaggio sugli ospiti, si portano in vantaggio: 1-0 e palla al centro. Nonostante ciò, gli ospiti sono bravi inizialmente a non interrompersi, nonostante il gol preso a freddo. Oltre al solito repertorio e al famoso coro che viene cantato da tutta la curva (“Primul pas pe stadion”), ottimo nel momento in cui ci sono i cali d’intensita, oggi ne viene cantato uno nuovo, presumibilmente nato sul pullman nei momenti di ubriacatura collettiva; il coro recita “Siamo nel Banato (dove è situata Timisoara, una delle quattro micro regioni della Transilvania) e che possiamo farci, quando si tratta di colori non esistono le feste”. Inutile dire che, naturalmente, tutto ciò in Romeno fa rima.

Primo tempo su buoni livelli per gli ospiti, soprattutto molto compatti, anche se a livello d’intensità ci sono stati momenti piuttosto bassi; ma c’è da dire anche che io li ho visti all’opera sempre e soltanto in settori coperti.

Il secondo tempo, invece, dal punto di vista del tifo, per gli ospiti inizia piuttosto male: forse si sarà fatta sentire la pausa, ma l’acustica non è per nulla delle migliori. Fortunatamente il numero 30 ospite riavviva la partita, sia in campo che sugli spalti, quando al decimo della ripresa pareggia le marcature: 1 a 1 e tutto da rifare per i locali.

Dal momento del pareggio, per cinque, dieci minuti gli ospiti sono tornati a cantare agli stessi livelli del primo tempo: manate ben fatte, cori secchi che si sentivano più forti e naturalmente il solito “Primul pas pe stadion”, fatto anche dalle famiglie sedute più defilate nel settore ospiti. Poi un nuovo calo, durato per circa quindici-venti minuti, probabilmente dovuto anche al fatto che sul terreno di gioco la partita non fosse poi cosi entusiasmante, anzi, credevo che si sarebbe avviata verso la spartizione della posta in palio. Ma, a circa cinque minuti dalla fine, da una quasi innocua palla al centro dell’area di rigore dei locali, il numero 8 ospite colpisce di testa, mandando il pallone all’angolino alto e il settore ospiti in delirio. Rimonta clamorosa. Squadra a festeggiare sotto la curva riservata ai suoi sostenitori, che, inutile a dirsi, dal gol alla fine tornano a cantare come si deve.

Ultima sciarpata, ultimo “primul pas” e poi il triplice fischio. È il delirio sotto il settore ospiti, con tutta la squadra a festeggiare insieme agli ultras che, per l’occasione, sono scesi nella parte bassa del settore. Scambio di cori tra curva e squadra, e poi tutti a casa.

L’entusiasmo per questa vittoria in uno scontro diretto era cosi alto che, andando a riconsegnare l’accredito in sala stampa, dagli spogliatoi sentivo ancora la squadra cantare.

A fine partita, prima di tornare a casa, avrò il piacere di bere una birra con i ragazzi dell’Asu, che saluto e ai quali auguro il raggiungimento degli obiettivi prefissati: il calcio appartiene ai tifosi!

Il ritorno alla fine sarà più lungo del previsto e riusciremo ad arrivare a Cluj solo alle 4 del mattino, ma quanto mi mancavano le sensazioni che sa dare la strada.

Alessandro Piccioni.