AGGIORNAMENTO: per ottimizzare la funzionalità del sito, piuttosto che pubblicare una seconda notizia con le sole fototifo, abbiamo deciso che – dopo la pubblicazione in rivista – ripubblicheremo la cronaca stessa, ma implementata dell’intera galleria fotografica che troverete a fine articolo.
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Cardito. È ormai tempo di verdetti in tutte le categorie, e le gioie vissute da determinate piazze non fanno altro che far venire l’acquolina in bocca ad altre, incatenate in campionati spesso anonimi o degradanti in attesa del proprio momento. “Mai una gioia” è lo slogan in voga, utilizzato spesso da tifoserie le quali qualche sassolino dalla scarpa vorrebbero toglierselo, ma, di fatto, non possono fare altro che assistere alle gioie altrui, di città limitrofe più fortunate. Sembrerebbe questo il caso di Afragola, piazza rovente ritornata nel panorama calcistico, la quale cerca di risalire la china nonostante i milleuno problemi di una neonata società che fa calcio in una realtà storicamente difficile.
C’eravamo di fatto lasciati a quell’Afragolese-San Nicola, partita nella quale il popolo rossoblu diede libero sfogo ad una contestazione contro tutto e tutti, palesando uno stato di frustrazione dovuto alla posizione deficitaria in classifica e, soprattutto, inerente ai lavori fermi allo Stadio Moccia, pedina fondamentale per il ritorno nel cosiddetto calcio che conta. Ma qualcosa, da quella giornata, è cambiato, e la squadra afragolese, aspramente spronata dai propri supporter, è riuscita ad essere bella, concreta ed anche continua, inanellando cinque vittorie consecutive, totalizzando 18 reti e subendone 5. Oltre per l’abnegazione e per la mole di gioco della squadra, c’è soddisfazione per le famose quattro torri al Moccia, distese da tempo negli angoli della pista atletica circondante il terreno di gioco, pronte ad illuminare quanto prima l’impianto che un tempo veniva affollato da diecimila tifosi; un segnale lampante che i lavori di adeguamento dello stadio non sono affatto cessati.
Risvolti e vicissitudini positive non potevano essere migliori per riavvicinare i tifosi alla squadra, nelle due settimane più importanti della stagione precedenti il big match tra Afragolese ed Oratorio Don Guanella. Arrivati a cinque giornate dalla fine, sono 46 i punti conquistati dal Don Guanella, miracolo sportivo del quartiere Scampia, altra compagine alla quale, oltre al valore meramente sportivo, va attribuita una grande valenza sociale. Quattro sono i punti in più dell’Afragolese la quale, però, ha a sua disposizione 15 potenziali punti nelle prossime cinque gare, a differenza degli avversari di giornata che dovranno osservare un turno di riposo, riducendo a 12 il proprio potenziale bottino disponibile nelle ultime quattro partite. Grande occasione dunque, o meglio unica, per l’Afragolese che, vincendo questa partita, potrebbe a quel punto essere artefice del proprio destino.
Un campionato così difficile ed appassionante regala un incontro ad alta quota da brividi, pane per i denti di chi per tutta la stagione ha provato a svegliare e risvegliare la passione di tanti Afragolesi, ancora diffidenti per la bassa categoria.
Arrivati a Domenica mattina, raggiungiamo il Vittorio Papa di Cardito, predestinato teatro delle battaglie afragolesi, e notiamo subito la risposta della gente all’invito degli “Ultras Angelo Palladino”, i quali, nei giorni antecedenti al match, hanno tappezzato la città di striscioni che invitavano a raggiungere lo stadio. Arriviamo con almeno quaranta minuti d’anticipo dinanzi alla porta carraia dell’impianto, ma già possiamo gustare in anteprima qualche coro che si sparge nell’aria uggiosa che di certo non aiuta lo spettacolo.
Gentilmente fatti accomodare negli spogliatoio dai membri della società, notiamo subito la presenza di molte autorevoli firme, pronte come noi a sporcarsi i piedi nel campo reso un pantano dalla tanta pioggia caduta nelle prime ore del giorno. Facciamo ingresso in campo con i calciatori pronti a riscaldarsi, e subito con lo sguardo cerchiamo la tribuna, che presenta un colpo d’occhio già meritevole, con gli Ultras Afragolese che, oltre al solito striscione con la dicitura del gruppo e agli altrettanto soliti drappi (“Noi oltre tutto”, “80021” e “No all’Art. 9”), affiggono alla balaustra uno striscione enorme con su scritto “Noi siamo Afragola”.
Numerosi cori vengono spesi fin da subito, e le bandiere lambiscono il vento. Partite come queste fanno rispolverare la sciarpa a chi ormai l’aveva riposta nell’armadio ed il fenomeno si mostra ai nostri occhi già durante il riscaldamento, con i colori, forti, rossoblu che risaltano agli occhi anche a causa della mancanza del sole dietro la tribuna stessa.
Il tempo di fare qualche scatto, evitando quelle che più che pozzanghere sembrano sabbie mobili, e subito si fa sul serio: ore 11:00, palla al centro ed il Papa diventa un catino.
Inizia la coreografia degli Ultras la quale, come spesso accade, rievoca tempi ormai trascorsi di un calcio in continua evoluzione (o involuzione, a voi la scelta). Una serie di rotoli di carta bianca viene lanciata in campo, a dire il vero in maniera non tanto sincronizzata, giusto qualche istante prima della classica fumogenata rossoblu e grigia.
Nell’aria diventata irrespirabile, si alza il coro degli ultras nascosti nel fumo: “massacriamoli!” è l’urlo di battaglia che rimbomba per Cardito e, molto probabilmente, per Caivano.
Quando il fumo si disperde nell’aria, ecco che riappaiono le sagome dei tifosi i quali, nel frattempo, hanno aperto un altro striscione con su scritto “Benvenuti all’inferno”, trovata geniale se si pensa che il messaggio è riferito agli avversari dell’Oratorio Don Guanella.
Nel grigiore dei fumogeni la partita ha inizio, e finalmente possiamo dare una stima sui tifosi, presenti in almeno 1.200 unità, con il settore ospiti aperto ai casalinghi nella seconda frazione di gioco, scongiurato l’ipotesi di un tifo organizzato anche per i ragazzi di Scampia.
I toni del tifo Afragolese, aiutato dall’ottimo numero, sono impressionanti. La scaletta riproposta è la solita, ma non mancherà occasione di udire qualche coro a ripetere innovativo e particolare. I battimani risulteranno essere l’unico accompagnamento ai cori, con il tamburo lasciato a casa come spesso ormai accade.
Il Don Guanella, sceso in campo con una maglia gialloverde crociata, ha due risultati a disposizione, ed oltre ad esprimere un buon calcio cerca di metterla sui nervi, suscitando a più riprese le reazioni degli undici rossoblu, spesso intolleranti alle continue perdite di tempo che, dopo i primi venti minuti, accadono con sistematicità. Proprio da una perdita di tempo scaturisce l’espulsione di un teso Boemio, capitano afragolese, che mal digerisce le provocazioni degli esperti avversari.
Attimi turbolenti si vivono al momento dell’espulsione, con qualche giocatore ospite che risponde a tono agli ultras letteralmente appesi alla balaustra. Tutto rientra ed il duplice fischio decreta la fine dei primi quarantacinque, con gli Afragolesi che vedono ormai lontana la vittoria.
Il secondo tempo, sulla falsa riga del primo, mostra una partita che definire maschia è poco, ma, nonostante ciò, dagli spalti il tifo continua ad essere incessante e bello a vedersi, con i cinque bandieroni sempre sventolanti e con un paio di sciarpate le quali sembrano quasi innalzare un muro nel settore.
Il colpo di scena arriva quasi ad inizio ripresa, con un rigore assegnato e concretizzato dall’Afragolese che fa esplodere letteralmente lo stadio, poco fiducioso dopo l’espulsione. Dal goal in poi un’altra decina di torce vengono accese ad intermittenza e, come succede di solito, il vantaggio fa tornare la voce anche a chi non ne aveva più, rendendo i cori davvero assordanti.
In campo i ventuno giocatori continuano a darsele ed a pagarne le conseguenze sono, oltre al Mister Iazzetta per le fila rossoblu, due giocatori dello Scampia, Sbrescia e Riccio. Il triplice fischio è una liberazione vera e propria, e viene accolto come un goal.
L’Afragolese, quando ormai sembrava aver fallito la partita, e a questo punto con essa il campionato, riesce a segnare ed a legittimare una gara disputata egregiamente anche dalla stessa capolista.
Al termine della partita c’è ancora il tempo di qualche screzio tra gli ultras e qualche pedina avversaria, presa letteralmente di mira in seguito ad uno dei tanti contrasti di gioco.
Alla fine resta la festa, meritata e goduta, dei sostenitori locali che non mancano occasione di ricordare a tutti che l’attuale categoria non gli appartiene, con cori ripetuti costantemente.
Arrivati a questo punto della stagione, resta per l’Afragolese la consapevolezza d’avere il futuro nelle proprie mani, e proprio Sabato prossimo, contro la gemellata Boys Caivanese, l’incessante rincorsa al primato potrebbe finalmente concretizzarsi dopo un’attesa lunga venticinque giornate, proprio nella partita che vedrà riproporre il derby della fratellanza con i Boys ’01.
Lasciamo lo stadio passando per gli spogliatoi. Il clima freddo lascia spazio alla festa dei padroni di casa e alle recriminazioni degli ospiti, mentre all’esterno il fiume di gente abbandona lentamente lo stadio con i bandieroni chiusi, i quali connotano nella folla gli appartenenti al folto gruppo organizzato.
Se da anni “mai una gioia” è stata goduta da questo pubblico, oggi un tassello importante è stato piazzato per tal fine. Sarà bello vedere le ripercussioni che una partita al cardiopalma come questa avrà sul movimento ultras afragolese, sempre più in crescita, in una realtà, che a detta di tutti, ha ancora fame di calcio.
Testo e foto di Andrea Visconti.