foggiani@messina13-14L’abbiamo vista la faccia di rappresentanza dell’ex-addetto stampa di Casillo e la sofferenza autentica di Chiara Carpano. In sala stampa, commentare la chiusura della nostra curva per “discriminazione territoriale”. “La società non è contenta”, hanno detto. Un rimprovero che sa di scuola. Come se dovessimo sentirci in colpa per aver tradito chi si è speso tanto per noi, in sostanza. E nuovamente rovinato la festa alla brava gente. Ma non siamo scolaretti. Noi siamo Ultras del Foggia. Da prima degli addetti stampa, dei responsabili dei rapporti con la tifoseria, dei presidenti e dei giocatori. Da prima che quella curva fosse intitolata a Franco Mancini, nome che onoriamo e onoreremo. Ma eravamo gli Ultras della Nord anche quando la curva non era intitolata a nessuno. E la signora Carpano, che pure comprendiamo, non deve confondere gli ambiti: se non ritiene gli Ultras degni della memoria di Franco, il problema non è il nostro.

Siamo stufi di fare la parte dei guastafeste. Siamo ancora lucidi. Non abbiamo bisogno di badanti. Né di moralizzatori, di educatori o di tutori. Siamo responsabili delle nostre azioni. I cori conto i rivali storici fanno parte del gioco. Da che calcio è calcio. E non saranno certo le regole dettate da quattro burocrati questurini psicopatici a modificare il nostro modo di stare in curva e al campo. Che era il modo dei nostri padri. Dei nostri nonni. Chi non salta è un Barese!

Non chiediamo di essere compresi. Chiediamo il rispetto dei ruoli. Non intendiamo insegnare nulla. Ma nessuno provi ad insegnarci come si sta sui gradoni. Se il Foggia calcio non ritiene di battersi contro leggi assurde e decisioni inique, non saremo certo noi a suggerirglielo. Ma così come ha taciuto in passato, seguiti a tacere. Perché noi non abbiamo intenzione di subire sermoni da nessuno.

Che il nostro amore per questa maglia e questa città sono fuori discussione.

Curva Nord “Franco Mancini” – Foggia – 6/11/2013