“Te la ricordi l’Albanova?”.

Una domanda che mi sono posto spesso riguardando i vecchi album Panini di metà anni ’90, dove la società campana militava in Serie C2. Anche con discreti risultati.

Albanova non è solo la squadra di Casal di Principe. Bensì un nome che per 18 anni (dal 1928 al 1946) ha unito tre comuni (Casale, per l’appunto, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna), prima di esser dissolto per consentire agli stessi di tornare ai precedenti status sotto l’egida della provincia di Caserta.

Oggi a conservare la memoria di quel nome rimangono la squadra di calcio e la stazione ferroviaria.

Questa zona ama il calcio in maniera sfrenata, come accade nei luoghi dove il manto verde è visto come un luogo di riscatto e lo sport un momento fondamentale di aggregazione.

L’Albanova ha un ruolo ovviamente fondamentale. Dopo i fasti degli anni ’90 il club ha subito un repentino declino, sparendo malamente e legando – forse in maniera troppo generalista e stereotipica- la propria immagine a quella della criminalità organizzata locale. Che per troppi anni ha oppresso e violentato il territorio dell’Area Nord. Zona che ancora oggi è costretta a farne le spese in termini di deturpazioni, inquinamento e malattie mortali.

Ma francamente, in questa sede, non ho interesse a parlare di quello che rappresenta Casal di Principe per la “cultura di massa”. Se sono venuto fin qui è per conoscere con i miei occhi quest’area così delicata del nostro Paese e la sua squadra di calcio, rinata da qualche anno grazie a una società ambiziosa e competente. E, ovviamente, per assistere a una sfida che sugli spalti si preannuncia calda e interessante.

Dopo la bella promozione in Eccellenza ottenuta lo scorso anno, la società biancazzurra sta disputato un ottimo campionato, con il palese obiettivo di disputare i playoff. Le spese non sono state folli e – come mi spiegano i dirigenti – la voglia è quella di costruire una “macchina” operosa e duratura. Senza puntare sul “tutto e subito” che ha finito per uccidere e far sparire decine di società nel circondario campano e, più in generale, in Italia.

Oggettivamente – non lo dico per piaggeria – quella che si respira è un’aria sana. Di gente che con grande dignità ha ripreso in mano le redini del calcio cittadino, lavorando con sapienza e umiltà per ridare al territorio una squadra in grado di rappresentarlo degnamente.

Di fronte c’è il Giugliano. Un nome che non ha bisogno di presentazioni. Con 150.000 abitanti è una delle città non capoluogo più grandi d’Italia. Mentre il sodalizio gialloblu vanta diversi campionati di Serie C e, dopo ingenti investimenti, quest’anno punta alla promozione in Serie D. Malgrado un campionato che finora lo vede perennemente all’inseguimento della Frattese.

Lo stadio Angelo Scalzone – dedicato all’omonimo campione olimpionico di tiro a volo – è stato riaperto relativamente da poco tempo, dopo che l’Albanova aveva dovuto disputare le sue partite a San Cipriano. Malgrado il placet alla riapertura, la graziosa tribuna coperta rimane ancora inagibile e la capienza limitata rispetto ai 4.000 posti effettivamente presenti.

Nel settore ospiti sono attesi 200 supporter gialloblu, mentre quando mancano pochi istanti al calcio d’inizio anche il tifo organizzato di casa fa il proprio ingresso sulla gradinata.

Un bel manipolo di sessanta ragazzi si presenta compattandosi, “brandendo” la pezza Mentalità Paesana e scandendo i primi cori contro il Gladiator. La loro impostazione prende sicuramente spunto dalla Curva A del San Paolo, considerati i tanti cori secchi e le belle manate con cui si mettono in evidenza. Diversa anche la pirotecnica utilizzata, cosa che di questi tempi non guasta mai.

Trovandomeli di fronte per la prima volta devo dire che non solo sono promossi a pieni voti, ma hanno certamente un grande margine di miglioramento. Anche considerato il popoloso territorio in cui sono radicati.

Sui ragazzi di Giugliano ho già detto tanto in passato e non posso che ribadire le sensazioni: attualmente sono tra le tifoserie più in forma in Campania.

Un nucleo ultras che si muove compatto, tante nuove leve “ben istruite” e sempre impegnate a migliorarsi anziché pavoneggiarsi sui social, attaccamento viscerale alla squadra e un po’ di sana ignoranza che mi fa rivedere in loro quel vecchio piglio delle tifoserie campane. Quello che – per intenderci – ti suggeriva sempre di starne a debita distanza (sic!).

Il forte vento freddo che spira su tutto il centro-sud condiziona una partita, comunque maschia e combattuta. Il Giugliano trova il vantaggio nel primo tempo ma nella ripresa si fa rimontare da una coriacea Albanova, che alla fine la spunta per 2-1.

Il susseguirsi delle emozioni calcistiche non lascia ignari i tifosi sulle gradinate, i quali a più riprese non se le mandano a dire. Nel settore ospiti c’è grande delusione per un risultato che rischia seriamente di compromettere la bella rincorsa che aveva portato i Tigrotti a -1 dalla vetta. Una distanza portata quest’oggi a -4 a causa della vittoria ottenuta al 96′ dalla Frattese.

Quello con i nerostellati sarà un duello che si protrarrà fino al termine. Curioso il fatto che Casal di Principe rischi di essere un importante arbitro dello stesso: tra qualche settimana, infatti, la capolista sarà impegnata proprio sul prato dello Scalzone.

Dopo le ultime scaramucce in campo il deflusso dei tifosi si svolge senza intoppi. Fa festa l’Albanova, che ora vede i playoff più vicini.

Il buio sta calando e anche per me è tempo di incamminarmi verso la stazione. Mi lascio alle spalle questo lembo di quella che fu la Terra di Lavoro. Certo di rincasare con un pezzo di esperienza in più e qualcosa sicuramente da raccontare.

Simone Meloni