Per il “derby” di Coppa Italia con il Savona c’è il tutto esaurito al Comunale di Faraggiana, piccolo impianto posto nel comune di Albisola Marina che ospita la gare interne dell’Albissole, squadra espressione dei comuni di Albisola Marina e Albisola Superiore. Un club che ha conosciuto recentemente anche il professionismo, partecipando al campionato di Serie C 2018/2019, massimo traguardo raggiunto in ambito sportivo ma anche arma a doppio taglio per l’ippocampo, considerando che a fine stagione il club rinuncerà al professionismo per vari problemi, tra cui la mancanza di un stadio a norma (le gare interne, in C, sono state disputate tutte a Chiavari, lontana ben ottanta chilometri), perdendo l’affiliazione alla FIGC e vedendosi costretto a ripartire dalla Seconda Categoria Ligure. Quello degli impianti resta un problema annoso del nostro Paese, che sovente costringe alla distruzione di sogni sportivi o a traslocare coattivamente a diversi chilometri di distanza dalla propria “casa”, aspetto mai banale quando si parla di football e del senso di appartenenza e comunità che da sempre vi sono connessi.

Sebbene sia forse fuori luogo parlare di derby, appurata l’assenza di rivalità tra le due fazioni, i sei chilometri scarsi che dividono Albisola da Savona rappresentano senza dubbio una distanza sufficiente per descrivere la connessione sociale e quotidiana tra i due centri, con il capoluogo che ormai da diversi anni arranca nel dilettantismo regionale, faticando enormemente a riportare in alto i fasti di una piazza che negli anni quaranta ha militato ripetutamente in Serie B (sfiorando anche la promozione in massima divisione), per ripetersi sul finire degli anni sessanta e, successivamente, assestarsi quasi sempre in Serie C, dove l’ultima partecipazione risale al 2015/2016. Il fallimento del 2020 ha costretto gli striscioni a ripartire dalla Prima Categoria, dove sono rimasti impantanati fino allo scorso anno, quando finalmente è arrivato il salto di categoria. Anche per loro i problemi relativi all’impiantistica sono complessi e macchinosi, basti pensare che ormai da diversi anni il club è costretto a girovagare nei campi della provincia, mentre i lavori allo storico stadio “Valerio Bacigalupo” tardano a iniziare, in pieno costume italico.

Si giocano gli ottavi di finale della Coppa Italia Promozione, dunque, nel piccolo ma grazioso impianto albisolese, dotato di una sola tribuna e situato poco fuori dal centro abitato. La capienza ridotta e i servizi essenziali ma minuti, lasciando intendere perché qua la Serie C non avrebbe mai potuto disputarsi, sebbene per un calciofilo la sua sagoma e la sua anima siano ricche di fascino. In queste situazioni tutto è a portata d’uomo, dalla biglietteria “creata” ad hoc con un tavolino e una cassetta dove raccogliere soldi, ai dirigenti che ti accolgono cordialmente e hanno piacere nel parlarti della storia del loro club o scambiare quattro chiacchiere sul calcio in generale. Gli ultras di casa sono impegnati nell’organizzare l’accoglienza in campo alle squadre, distribuendo bandiere e impartendo indicazioni a tutti i ragazzi che alla spicciolata si sistemano sopra le pezze del tifo locale. Davanti a tutto campeggia lo striscione in dialetto “Albisola siamo noi”, mentre sulla balconata sono appese le pezze dietro cui si riconosce il tifo locale, che dopo lo scioglimento degli Züeni nel 2024 si è rigenerato sotto altre insegne, ma sempre con lo stesso spirito. Giusto per dare una dimensione: Albisola Superiore e Albisola Marina, assieme, contano circa 14.000 abitanti. Genova dista quaranta minuti e, salvo l’anno di C, i ponentini non hanno propriamente una storia calcistica fatta di successi continui e conclamati. Aspetti che rendono la creazione e la continuità di uno zoccolo duro già di suo difficoltosa. Eppure negli anni non è mai mancato il tifo organizzato, anzi, con la ripartenza dai bassifondi gli ultras sembrano essere quasi galvanizzati e anche stasera ne daranno prova.

Quando mancano una decina di minuti al fischio d’inizio diverse bombe carta esplose all’esterno dello stadio annunciano l’arrivo degli ultras savonesi, i quali si posizionano nel lato della tribuna opposto a quello occupato dagli albisolesi, compattandosi dietro allo striscione unico per i diffidati, che da qualche mese “sintetizza” le due anime del tifo savonese ancora in attività: Pessimi Elementi e Vecchi Ultras. La scelta si è resa quasi “obbligatoria” dopo l’ennesima ventata repressiva che ha portato a una pioggia di daspo, qualche mese fa, in casa biancoblu. Malgrado questo il tifo organizzato del Vecchio Delfino non si è tirato indietro e sin dall’esordio di questa stagione, oltre ad aver annunciato la scelta di uno striscione unico per i ragazzi colpiti dai provvedimenti, ha sottolineato l’importanza di esserci e seguire ovunque le sorti della propria squadra, con la richiesta/speranza di tornare quanto prima sugli spalti del proprio stadio cittadino.

Le due squadre fanno il loro ingresso in campo e l’angolo occupato dai supporter ceramisti si illumina con diversi flash e qualche torcia, dando il la a cori, battimani e bandiere. Nel buio della sera, chiaramente, lo spettacolo ha la sua riuscita pressoché perfetta. Anche su fronte ospite vengono accese diverse torce e il tifo comincia a salire potente e compatto. Le premesse per una grande serata ci sono tutte e non verranno disattese grazie a due tifoserie che si sfidano a suon di voce, bandiere e cori che spesso coinvolgono l’intera tribuna. Davvero un gran bello spettacolo, che conferma ancora una volta – qualora ce ne fosse bisogno – quanto l’essenza popolare di questo sport sia ormai riscontrabile solo ed esclusivamente a questi livelli, non certo nei circhi preconfezionati, aridi e freddi della Serie A o, peggio ancora, delle grandi coppe continentali. Anche il campo regala emozioni e momenti tragicomici: se l’Albissole s’imporrà per 3-2, infatti, a tenere banco è anche la sospensione di circa mezz’ora a causa dello spegnimento di alcune torri faro causato da un fulmine. Momento che favorisce simpatici siparietti tra calciatori e arbitri, i quali si scambiano battute e chiacchiere quasi fossimo al bar, il che restituisce appieno l’idea di calcio a portata di tutti che ancora si respira in queste situazioni.

Come detto, in campo sono i padroni di casa a imporsi, raggiungendo i quarti della competizione ed eliminando i dirimpettai. Tuttavia, dopo il triplice fischio, applausi e cori sono anche per gli sconfitti, con i tifosi savonesi che incitano i giocatori, ricordandogli l’importanza di una stagione che tutti sperano riesca a dare qualche soddisfazione a una piazza che da troppo tempo mastica amaro e ingoia delusioni. Ovviamente il tripudio è tutto di marca albisolese, con ultras e calciatori che cantano e festeggiano insieme per diversi minuti. Uno dei primi freddi autunnali è pesantemente sceso sul terreno di gioco, con gli spalti che lentamente si stanno svuotando. La serata sta volgendo al termine e le scene sono quelle classiche del calcio di provincia: giocatori che si apprestano a vivere una tranquilla serata in qualche locale, altri che sono attesi dai genitori per far pronto rientro a casa e altri ancora che restano a scambiare quattro chiacchiere con i dirigenti. Se c’è ancora speranza di prendere ossigeno attorno a un pallone, è soltanto grazie a queste serate. Che giocoforza, in un contesto spesso folle di emulazione del professionismo, sono sono sempre meno!

Marco Meloni