Viviamo per partite come questa. Le sogniamo, le attendiamo, le immaginiamo.

Erano anni che volevo venire al “Moccagatta” e non poteva esserci occasione migliore per poter saldare questo mio conto personale.

Il derby piemontese tra grigi e nerostellati, per chi vive il mondo ultras e non solo, non ha bisogno di particolari presentazioni.

Una rivalità lunga più di un secolo.

Due piazze tanto diverse quanto entrambe affascinanti, legate negli ultimi anni da un destino beffardo che le ha relegate in Promozione.

Eredità di due sciagurate presidenze che hanno portato al fallimento due anni fa la società casalese e lo scorso quella alessandrina.

Inutile dilungarsi su queste vicende e sulle vane promesse della Figc: basta guardare le classifiche della serie C attuale per capire che non c’è nessuna volontà di porre rimedio a tali situazioni.

Capita quindi, come nel caso delle due piemontesi di dover ripartire da categorie ingloriose. Eppure, cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, possiamo constatare che talvolta certe disgrazie sportive riportano un insperato entusiasmo.

E ne sono la prova i più di 4.000 spettatori presenti allo stadio per questo derby (di cui 613 casalesi).

Da parte mia ho sempre avuto un’attrazione particolare verso l’impianto alessandrino: ricordo l’appuntamento immancabile del lunedì pomeriggio con la mitica trasmissione “C siamo”, dove rivolgevo sempre uno sguardo particolare alle partite casalinghe dei grigi.

Motivo della mia attenzione, oltre alle gesta dei calciatori, era quel settore ospiti caratterizzato da quella torretta particolare e la curva dei padroni di casa, con gli ultras praticamente a ridosso del campo.

Il “Mocca” negli anni è cambiato tanto: la curva è stata rialzata e i gradoni sono stati un po’ allontanati dalla recinzione (seppur la vicinanza con il campo sia ancora ottima). La torretta non viene quasi mai utilizzata, con i tifosi ospiti che si piazzano solitamente nella parte sinistra del settore.

Ma soprattutto è stato abbattuto il mitico Parterre: per chi se lo ricorda era un settore a ridosso delle panchine, capace di far sentire la propria voce, ma soprattutto specializzato nello “stuzzicare” i giocatori avversari, con il chiaro obiettivo di innervosirli.

Per definire ciò che era questo settore, mi permetto di usare due parole, nella convinzione che nessuno di coloro che ne hanno fatto parte si offenderà: goliardico e ignorante.

Il suo abbattimento è stato fatto per far spazio ad un’ampia area per le panchine e a una “pitch view” ai lati che permetta un’esperienza confortevole ai tifosi.

Il calcio cambia e non possiamo farci niente.

Cambia l’attesa dell’incontro, con il prepartita in mano a dj di cui non giudico l’operato, ci mancherebbe, ma che sono assolutamente fuori contesto.

Cambia il ruolo dello speaker, sempre più assillante nel tentativo di emulare situazioni spesso non consone né alla categoria né alla piazza in questione.

E allora tocca accontentarsi di quel che passa il convento.

Di un derby che fortunatamente non è finito sotto la lente d’ingrandimento dell’ONMS, con la Questura che si è limitata ad imporre il biglietto nominativo, col tagliando da acquistare entro la giornata di venerdì per i casalesi e di sabato per gli alessandrini.

Tutto deve svolgersi nella massima sicurezza, sia mai che un padre di famiglia cambi idea dopo il pranzo domenicale e abbia desiderio di andare allo stadio col figlio…

Eppure, al di là delle polemiche, se i biglietti hanno un giusto prezzo, se le partite vengono giocate a orari consoni, se le limitazioni sono “lievi” gli stadi si riempiono ancora.

E la cornice del “Moccagatta” è la miglior risposta a chi vuol imporre un prodotto da consumarsi sul divano.

Venendo alla parte che più ci interessa, ovvero gli spalti, la curva locale si presenta praticamente gremita in ogni ordine di posto.

Un colpo d’occhio notevole, aiutato dalla presenza dei gemellati del Genoa (numerosi i drappi dei rossoblu) e del Tolone.

Ottima anche la presenza degli ospiti, con la parte calda che si piazzerà sul lato sinistro del settore.

Come detto, a causa della musica assordante, il prepartita non è stato caratterizzato da cori, con le tifoserie che si sono limitate a salutare e incitare i rispettivi beniamini una volta terminato il riscaldamento, quando le due squadre si sono avvicinate sotto i propri settori per prendere un’ulteriore dose di carica agonistica.

L’ingresso in campo non è caratterizzato da particolari coreografie, qualche rotolo di carta e un paio di torce per i padroni di casa, diverse bandierine nerostellate per gli ospiti.

Chi si fa più notare in questo frangente sono i “Mandrogni”, assiduo gruppo del rettilineo, con un bel telo in onore dei diffidati del gruppo.

L’atmosfera però è incandescente: la Nord infatti parte col piede sull’acceleratore, con cori potenti che coinvolgono quasi tutto il settore. Spiccano i bandieroni nella parte centrale della gradinata. Saranno diversi i battimani, con un tifo costante accompagnato dai tamburi e qualche bella sciarpata. Anche nel secondo tempo il loro tifo sarà buono, seppur leggermente in calo rispetto al primo, soprattutto ai lati del settore.

Durante la partita, specie nei momenti più tesi, accenderanno qualche torcia insieme a dei “bomboni”, il tutto senza mai mettere minimamente in pericolo nessuno, ma che susciteranno il fastidio del direttore di gara, che si rivolgerà più volte allo speaker per far cessare tali azioni.

Ottima anche la prova dei casalesi, leggermente inferiori nel primo tempo di fronte ai boati dei grigi, ma costanti sulla distanza, con un tifo che nella ripresa ha toccato veramente dei picchi, con cori prolungati che coinvolgeranno tutto il settore. Belli anche i bandieroni e anche loro faranno sfoggio di molti battimani e qualche sciarpata. Il tutto anche qui accompagnato da un tamburo.

Da segnalare insieme a loro la presenza della “Fossa” della Feralpi Salò.

Diversi gli striscioni di sfottò, soprattutto da parte dei padroni di casa.

Una piccola nota invece sulla partita: se uno 0 a 0 farà storcere il naso ai nuovi opinionisti tuttologi, è stato rinfrancante, almeno ai miei occhi, vedere i classici rinvii dal fondo dei portieri (soprattutto quelli dell’estremo difensore ospite sotto la Nord, accompagnati dalla curva dietro…) e i difensori spazzare senza esitazioni i palloni in fallo laterale quando era necessario.

Alla fine si è tornati alla regola aurea di certe partite: primo, non prenderle.

Piacevole anche vedere le squadre coi completi classici, senza colori inventati che niente hanno a che vedere con le tradizioni dei rispettivi club.

Al fischio finale poi, le due squadre si sono raccolte di nuovo sotto i rispettivi settori per prendere gli applausi e saltellare insieme ai propri tifosi.

Insomma è stato derby vero, ricordandoci che in fondo basta poco per uno spettacolo meraviglioso: due squadre che ce la mettono tutta, due tifoserie organizzate che si danno da fare, pronte ad incitare per novanta minuti, con quella dose di “veleno” necessario per affrontare queste partite.

Se togliamo soprattutto quest’ultimo fattore rimane solo uno show, neanche bello, e di cui non sentiamo minimamente il bisogno.

Buono solo per qualche storia sui social in cerca di attenzioni.

M.B.