Tremila circa i presenti totali di questa gara fra Alessandria e Casertana. È composta da 130 anime la rappresentanza campana in quel di Alessandria, una trasferta difficile da un punto di vista puramente calcistico, con la corazzata grigia che, costruita per asfaltare il suo girone e avendolo perso per un assurdo calo mentale finale, sta cercando di riconquistare la strada per il paradiso attraverso questo tortuoso percorso dei playoff. Buona la prima in Campania, dove ha raccolto un buon pareggio dopo essere stato lungamente in vantaggio. Al “Moccagatta” oggi, dunque, è una sorta di match-ball che l’Alessandria può e deve assolutamente sfruttare per colmare di nuovo le distanze e il gap di fiducia con il proprio pubblico.

Presenza variegata quella ospite, con il contingente ultras irrobustito da 4 avellinesi di Milano, 2 messinesi del Nord con la pezza “Gioventù Messina – Milano” e soprattutto 21 tedeschi da Mainz, che si sono sobbarcati anche loro più di 700 km per essere in questa trasferta al fianco dei propri gemellati. Una prova d’amicizia davvero notevole.

L’approccio mentale o calcistico casertano, se vogliamo, è quasi diametralmente opposto a quello degli avversari: qualsiasi cosa succeda è stata comunque un’annata entusiasmante e affrontare questa gara senza aver nulla da perdere, restituisce paradossalmente una posizione quasi di forza, tanto per chi scende in campo che per chi calca i gradoni. Facilmente immaginabile l’esultanza smodata e la sensazione che possa davvero essere un anno magico quando, al 27′, Ciotola porta in vantaggio i rossoblu campani. Ma è una gioia effimera e che dura giusto il lasso di due minuti, allorquando l’Alessandria pareggia e rimette tutto daccapo in discussione. Al 45′ giunge poi il goal del sorpasso piemontese e lì si capisce che non c’è più partita, che gli eventi hanno ripreso a seguire il loro naturale decorso e che la bella favola è ormai giunta al capolinea. Al triplice fischio finale, il risultato si fisserà poi sul 3-1 a favore dei grigi.

In ragione dello stato mentale di cui sopra, niente di ciò che andava accadendo in campo è mai riuscito ad affievolire il tifo degli ospiti, anzi ogni colpo inferto alla porta difesa da Ginestra sembrava pungolare nell’orgoglio il contingente ultras che, ad ogni colpo, ha reagito con ulteriori dosi di cori, di battimani e di partecipazione. Una sconfitta che non ha i connotati della resa, un’uscita di scena con il più ampio onore delle armi, che assume i tratti dell’impresa eroica se consideriamo il solo versante ultras: una trasferta infinita e logorante, un bel numero nonostante un finale ampiamente prevedibile, un tifo generoso e poi carico d’orgoglio quando la contesa in campo è ormai pregiudicata. Encomiabili, poco altro da dire.

Già detto e ripetuto, tutta la gara s’è giocata su una situazione mentale ed emozionale molto particolare. Alessandria, al contrario, la vive da prospettive inverse rispetto a Caserta, crogiolandosi in un misto di sconforto e stizza per questa annata maledetta, con tutte le ripercussioni del caso a livello ambientale e nel rapporto fra tifoseria e squadra, se non compromesso quantomeno e seriamente incrinato. In ragione di ciò, i primi momenti e i primi cori di tifo grigio sono davvero rabbiosi: “Noi siamo l’Alessandria”, “Fuori le palle” e via di questo passo, ma con l’incedere del tempo vanno man mano spegnendosi. Doccia gelata sullo 0-1, uno scatto e nuovi cori sull’1-1 ma nel secondo tempo prevale il silenzio, torna a prevalere il risentimento verso il recente e assurdo passato in cui la loro compagine ha vanificato la possibilità di un felice presente.

Foto di Giuseppe Scialla.