Alessandria, 6 Novembre 2021, ore 14.00. La gente popola gli spalti del Moccagatta sbrinata da un tiepido sole, comunque troppo caldo per essere alessandrino. Il clima primaverile in una terra di nebbia non è però la prima casualità: si disputa Alessandria – Ternana e le fere, in trasferta contro la compagine grigia, non ci hanno mai giocato. Questo, anzi, si può definire a tutti gli effetti un match senza tradizione: ci fu un solo precedente, nel lontano settembre 1974, valido come turno di Coppa Italia, in cui ternani e alessandrini hanno avuto modo di specchiarsi sul campo del Liberati. Il 2021 spezza la trama di questa mancata coincidenza, eppure i biglietti non vanno sold out. Nonostante la capienza limitata al 75% e i prezzi nei settori popolari nemmeno eccessivi, il Moccagatta non è pieno e gli spettatori sono poco più di 2.000. Il motivo, probabilmente, va ricercato nella posizione di scacco in cui il tifo alessandrino si è trovato: incastrato tra gli strascichi entusiasti della storica promozione in B avvenuta a Giugno (dopo quasi mezzo secolo) e il timore, vista la classifica, di rimanerci troppo poco. Un limbo da cui si alzano, provocatori, alcuni cori contro la dirigenza, che coinvolgono anche altri settori dello stadio. La Gradinata Nord ci tiene a palesare la propria preoccupazione invitando DS e presidente ad acquistare innesti appena possibile: “questa squadra va rinforzata!”. Bandiere, tamburi e megafoni, invece, scandiscono da buoni metronomi l’appoggio nei confronti di giocatori e allenatore.

Altra storia invece gli umbri, che in Piemonte arrivano abbastanza numerosi, in circa 150. Dopo la vittoria del campionato di Lega Pro in largo anticipo, con una corazzata ben strutturata e un discreto inizio in serie B, l’entusiasmo ha giustamente il sopravvento. I gol della Ternana, segnati entrambi nei primi 45 minuti, vengono però festeggiati da fuori: in sud gli ultras entrano tardi e si posizionano sul lato sinistro del settore ospiti solo nell’intervallo. Durante il secondo tempo recuperano tutto il supporto non fornito nel primo, senza smettere mai di cantare.

Per quanto il Moccagatta non sia tra gli impianti più all’avanguardia del campionato, si può comunque considerare una delle sedi storiche dell’antico calcio italiano. Una delle sue pecche più grandi rimane il dilemma della “torretta” in Sud. Da sempre tutelata in quanto patrimonio storico dalle varie amministrazioni comunali e da qualche anno dichiarata inagibile, si è pensato potesse tornare a essere punto di riferimento dei tifosi foresti, grazie ai lavori di adeguamento per la serie cadetta. Purtroppo, invece, l’iconico “settorino” sopraelevato è stato barbaramente messo al servizio delle riprese televisive e dedicato esclusivamente alle videocamere delle pay tv. Pertanto, i tifosi ospiti sono obbligati a posizionarsi ai lati, da cui non sono garantiti né una buona prospettiva sul campo, né uno spazio dignitoso per appendere pezze e striscioni. I vessilli vincolati in basso, alla rete del campo, e per giunta limitati dai banner pubblicitari, contribuiscono a sventrare, quasi annientandola, quell’aurea di romanticismo e suggestione che acquisiva la torretta stipata a tappo, con gli striscioni appesi sulla balconata alta. È sempre un dispiacere veder banalizzare il valore simbolico e storico di luogo in virtù di necessità commerciali. A chiunque, esperto logistico e non, verrebbe in mente almeno un’altra soluzione, per restituire a quei gradoni lassù – ma soprattutto per rispettare – il tifo di chi si fa centinaia e centinaia di chilometri al seguito della propria squadra.

Beatrice Bruno