moedano alla fiera dellestCerte telenovelas del calcio moderno sembrano non aver mai fine, con buona (si fa per dire) pace dei tifosi. Ci risiamo, nonostante fosse ancora fresco l’odore di vernice con cui tinteggiarono il Neapolis Mugnano di Moxedano, portandone il titolo a Torre del Greco e trasformando la compagine corallina in un posticcio Torre Neapolis. Al contempo, il titolo che fu della Turris veniva trasferito in quel di Nola e, seppur certe manovre sono sempre avvolte in una coltre fumosa (per cui non sono dati sapere dettagli o chiarimenti di natura economica), pare abbastanza lapalissiano che il valzer di tali titoli sportivi non avvenga certo per filantropia o pro bono.
Secondo le norme federali, il cambio di denominazione non può avvenire in maniera radicale prima dei due anni, così l’anno successivo, cioè quello appena concluso, la Turris ha riconquistato la sua denominazione storica ma è stata costretta, in ossequio alle regole, ad affiancarla al “Neapolis” pre-esistente.
Nel 2013/14 la Turris Neapolis, però, ha ancora una volta steccato l’obiettivo di vincere il campionato di Serie D, così il feeling tra la piazza e il nuovo patron Moxedano è andato pian piano, quanto definitivamente, incrinandosi, tanto che il paventato accordo per tornare a sfruttare – nella stagione 2014/15 – nome e marchio storico della “Turris 1944”, detenuti dall’ex presidente Gaglione, non ha mai visto la sua attuazione. Moxedano infatti ha preso baracca e burattini e ha tolto il disturbo: i più avevano accostato tale manovra diversiva ad un tentativo di approcciare con la Cavese, sodalizio storico anch’esso in forte crisi societaria. Il tentativo di andarsi a rifare una verginità calcistica in terra metelliana è poi sfumato.
Chi per limiti di età o per gap informativo non conoscesse Mario Moxedano, dovrebbe solo sapere che il suo nome ha praticamente girato ovunque in Campania, dal massimo sodalizio regionale nell’epoca immediatamente post Ferlaino al Savoia, sempre in circostanze economiche poco chiare e serene. Vedere solo avvicinarsi un uomo del genere al proprio club, dovrebbe bastare per prenderne le dovute cautele e distanze, ma in tempi di crisi perenne pare che la memoria storica faccia difetto a tanti: il tifoso calcistico è un sognatore spesso ottusamente stupido, ai limiti dell’autolesionismo, che, nella speranza di volare, finisce per farsi sfilare persino le mutande dopo aver provveduto da sé a invasellinarsi il deretano.
Così Mario Moxedano è tornato nella sua Mugnano per ridare lustro al sodalizio che già una volta trasformò in Neapolis Frattese, che poi ritrasformò in Neapolis Mugnano, che poi trasformò ancora in Turris Neapolis, che poi trasformò di nuovo in Neapolis Mugnano che alla Fiera dell’Est dalla Sangiuseppese il suo primo titolo comprò.
La Turris, fortunatamente (?), si è appena salvata grazie ad un altro simile giochetto per certi versi accostabile a quello delle tre carte: alcuni imprenditori, con il coinvolgimento del patron della Puteolana, Marino, hanno deciso di spostarsi, armi e bagagli, a Torre del Greco, decretando al contempo la morte del calcio nella città di Pozzuoli. Il banco alla fine vince sempre, il tifoso è l’unico a rimetterci in ogni caso. Fa piacere che una piazza calda come quella corallina sia quantomeno in D, è davvero il minimo che merita, ma il modo in cui tutto ciò avviene, a scapito dei tifosi della Puteolana, ha davvero del disgustoso e non vorrei mai essere al posto di uno di quei tifosi, perché la scelta tra morire e vivere in questo ininterrotto merdoso mercimonio di titoli non sarebbe affatto semplice.
Con uno sforzo di comprensione, si può arrivare a capire l’umana debolezza del tifoso che per sentimentalismo vero continua a dare fiducia ad un amore più e più volte tradito. Si può, al contrario, capire anche quanti, stomacati da questo calcio di puttane e papponi, decidono di dire basta e di svuotare sempre più i numeri, i consensi e la passione di quello che una volta era universalmente riconosciuto come “il calcio più bello del mondo”. Però proprio non si capisce come in certe regioni quali la Campania e il Lazio le autorità calcistiche federali continuino a permettere questo scempio veramente vergognoso. Per quanto tempo ancora credono di rimenare per aria la balla che la gente non segue più il calcio per colpa della violenza?

Matteo Falcone.