La vittoria perduta. Questo può essere, in sintesi, il canovaccio in quel di Novara in questo 2016. L’avversario di oggi è l’Avellino dell’indimenticabile Attilio Tesser, artefice del salto dalla C alla A degli azzurri.

La partita di oggi è però speciale in quanto sono accompagnato dagli amici Sebastien e Florence che sono in viaggio alla scoperta del tifo italiano. Dopo una veloce visita nel centro storico di Novara e un piatto di risotto per il quale Seba va matto, ci avviamo verso lo stadio dove andremo a ritirare l’accredito e il biglietto per Florence. Recuperati i tagliandi per l’accesso lascio l’amico Florence ai miei vecchi compagni della Curva Nord e mi dirigo con Sebastien all’ingresso della tribuna stampa dove, dopo una “efficace” perquisizione, proseguiamo verso i nostri posti.

Appena posizionati intuisco subito che la curva ospite sarà piena, infatti sono circa 500 i supporters, tra ultras e non, che hanno deciso di seguire i lupi in terra piemontese. Spostando l’attenzione al lato opposto, in direzione curva Nord, sono poco meno di 200 gli ultras novaresi pronti a spingere i propri colori verso la vittoria. In balaustra non c’è più la pezza del gruppo Curva Nord, scioltosi, ma sono presenti gli striscioni degli altri gruppi della Nord: Sezione, Vecchio Stampo, Zoo, Zucloi. Al centro uno striscione con la scritta “Impazzisco per te”.

L’ingresso dei ventidue viene salutato dalle rispettive curve con un tripudio di colori, dato dalle diverse bandiere sventolate al centro dei settori. Dopo il fischio dell’arbitro comincia lo spettacolo. Gli avellinesi ingranano subito, dopo il saluto a un piccolo Lupo affetto da una grave malattia, iniziano a spingere sull’acceleratore inneggiando i propri colori. La risposta novarese non si fa attendere e con diversi cori a ripetere fanno sentire la propria presenza ai giocatori in campo.

La gara in campo prende subito la piega sperata, infatti il Novara mette al sicuro il risultato chiudendo la prima frazione sul 4-0, sbagliando anche un calcio di rigore. La gioia per questi gol in rapida successione si sposta sugli spalti della Nord, che sfodera un’ottima prestazione a livello di tifo e colore. Gli ospiti, dopo aver incassato i colpi, tornano a tifare ancor più forte, mostrando un attaccamento alla maglia così viscerale, da mettere il risultato inevitabilmente in secondo piano.

Il secondo tempo scorre via veloce, accompagnato dai cori novaresi di sfottò verso i rivali vercellesi che spingono tutto lo stadio a seguire la curva, mentre gli avellinesi sfoderano uno dei loro pezzi forti: la sciarpata, che coinvolge tutti, anche chi è a lato interessato solo alla partita; un vero spettacolo che emoziona quanti, come me, hanno sempre un occhio di riguardo per le curve.

La rete della bandiera dei Lupi fa calare il sipario sulla gara ma non sul tifo, che accompagna il fischio finale del direttore di gara con cui si sancisce la fine della partita e la vittoria ritrovata per il Novara.

Terminata la gara entrambe le squadre vanno a salutare i propri tifosi, scusandosi da una parte per la sconfitta, esultando invece dall’altra per l’importante vittoria conquistata.

Buona la prova dei novaresi, nonostante i numeri non siano alti questi ragazzi ci mettono l’anima per la propria compagine, sia in casa che in trasferta. Forse qualcuno potrebbe alzarsi dal seggiolino e incitare la squadra, ma non è compito mio fare la morale, specie a chi da quell’orecchio non ci sente.

Gli avellinesi non sono una novità: come quasi tutte le squadre del sud hanno un buon seguito di tifosi ovunque vadano, anche grazie alla presenza nelle città del Nord di tifosi biancoverdi emigrati.

Un’ultima nota va fatta ai miei vecchi compagni di tifo che hanno accolto Florence in gradinata, facendogli passare un bel pomeriggio contornato anche dalla vittoria. Infine una nota di colore: al 45′ ho perso Sebastien che ha deciso di provare l’ingresso in curva, ma purtroppo non ci è riuscito: d’altronde vai a spiegarglielo che siamo in Italia e qua di burocrazia mista a mancanza di buonsenso ci stanno ammazzando.

Testo di Alessio Farinelli.