Per entrare allo Stadio Comunale Tonino D’Angelo di Altamura, bisogna prendere il biglietto da un lato del campo ed entrare dall’altro lato. I circa cento metri che separano il botteghino ed il cancello d’ingresso lasciano intendere che qui ci si trova in una di quelle calde piazze minori che ci sono soprattutto al Sud. C’è una marea di murales lungo l’intera strada, tanti di pregevole fattura. E c’è gente, tanta gente. L’ennesima volta, per me che non sono né del Sud e nemmeno italiano, che non c’è nulla di più affascinante dei Derby del calcio minore.

Perché oggi si parla appunto di Derby: la città è tappezzata di manifesti che invitano la gente ad assistere al “Derby della Murgia”. Il ruolo dell’ospite spetta alla squadra e alla tifoseria di Gravina di Puglia, una città che dista una decina di chilometri da Altamura. Ci troviamo in mezzo alla Murgia Pugliese, una zona conosciuta per la sua natura e l’Olio di Oliva. Purtroppo a Gravina il movimento Ultras sembra quasi sparito dopo lo scioglimento dei “Noi Ultras”, cosa che raffredda abbastanza le aspettative. Nel settore ospiti infatti, ci sono circa 200 persone che di tanto in tanto incitano i loro ragazzi, ma non tifano in modo organizzato. A parte una ventina di ragazzi che ogni tanto intonano un coro accompagnato da un battimani.

Dall’altra parte la storia è molto diversa. Vidi gli Altamurani una sola volta, in una Finale di Coppa Puglia giocatasi – appunto – a Gravina. Al seguito dell’Altamura vi erano circa 500 tifosi che videro la loro squadra battere l’Unione Bisceglie. Correva l’anno 2017 e gli altamurani mi lasciarono una bella impressione soprattutto per il tanto colore che diffondevano allo Stadio e per la loro spontaneità anche nel modo di tifare. Certo, erano belli organizzati, ma di tanto in tanto, essendo una finale e di conseguenza l’occasione di richiamo per il grande pubblico, a volte un coro partiva dall’altra parte del Settore e solo dopo un po’ riuscivano a cantarlo tutti.

Oggi sono circa duemila gli spettatori al D’Angelo. La partita si gioca sotto i fari con il calcio d’inizio fissato per le sette di sera, cosa che conferisce ulteriore atmosfera a questo derby. In campo però, di questa atmosfera se ne vede poca. La partita stenta a decollare e mancano belle azioni, sia sul piano del gioco che sul piano della lotta. Alla fine vince un Gravina corsaro, che segna l’unico gol della partita e vince non demeritando. Ora, mentre metto giù queste righe, il Gravina è terzo in classifica mentre l’Altamura è penultimo ed aspetta ancora la prima vittoria in questo campionato.

I tifosi dell’Altamura però ci sono. Quando si entra allo stadio e si passa verso il bar, si notano i muri imbrattatissimi di tantissime scritte per l’Altamura, ma anche dedicati ai rivali del Matera e del Fasano. Si vedono tanti ragazzi, anche giovani, portare in giro con orgoglio i colori biancorossi, il tutto mentre in TV si gioca un altro derby molto più importante, quello di Roma. Il bar viene preso d’assalto, la birra costa 1,50 € e la gente si tratta bene, senza lesinare in spese perché è domenica sera. Non è un caso se già dall’intervallo la birra non c’è già più. Un indizio che aiuta a capire che questa alta presenza di spettatori qui non è sempre la norma.

La curva è gremita abbastanza bene, anche se personalmente trovo sia un peccato che non si tratti di una vera e propria curva nel senso strutturale del termine, infatti, i tifosi più caldi dell’Altamura occupano una parte della Tribuna Coperta e non stanno dietro la porta. Comunque entrano in partita con una coreografia di bandierine rosse e bianche, chiedendo su uno striscione ai giocatori “Rabbia e coraggio per questi colori” senza sapere, in quel momento, che verranno poi delusi dai ragazzi in campo. Danno successivamente vita ad un tifo ben orchestrato e ben fatto: i cori rimbombano sotto la tettoia e si vede benissimo che la tifoseria ultimamente si è ricompattata, riunendo i gruppi sotto una sola direttrice (almeno per quel che riguarda il tifo propriamente detto). Sono in tanti a partecipare al tifo e spesso riescono a coinvolgere l’intero settore dietro i vari striscioni, da quello vecchio degli “Irriducibili” a quello che dice “Noi Altamurani a mani nude” fino a “Lioness of Apulia”.

Verso la fine della partita, anche complice l’andamento della stessa, calano un po’ di intensità, ma cantano comunque fino alla (per loro deludente) fine. Io però lascio lo stadio contento per quello che ho avuto la fortuna di vedere. Rimane il fatto che la passione che trasuda il calcio minore, è ormai più autentica e vivace di quella della Serie A: un po’ di quel calcio sano, di quel gioco popolare, in Serie D o più giù si trova ancora.

Testo di Remo Zollinger.
Foto di Remo Zollinger e Federico Longo.

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