Padre e figlio arrivano a passo svelto nel parcheggio dove hanno lasciato l’auto, hanno fretta di tornare a casa, soprattutto perché si sono un po’ attardati, incuriositi da ciò che stava avvenendo fuori dagli spogliatoi dello stadio Braglia.

Lì, a fine partita, una folla di tifosi vocianti si è radunata in attesa dell’uscita dei giocatori, per urlare loro nella faccia  che la pazienza ha ormai raggiunto il limite, così come si è capito chiaramente da tutti quei cori contro Caliendo, il presidente del Modena F.C., scanditi sia dentro che fuori dallo stadio.

La moglie dell’uomo, nonchè mamma del piccolo, è già la quarta o quinta volta che chiama al cellulare, seccata per il ritardo ma soprattutto preoccupata perchè, si sa, lo stadio non è proprio il posto più adatto dove portare un bambino di sette anni, con tutte quelle parolacce che gli sarà toccato sentire, per non parlare poi della paura che possa accadere qualcosa. Del resto, le sue amiche l’avevano avvertita e lei è stata molto chiara con suo marito, “se dovesse capitare qualcosa al piccolo”, gli ha detto, “sarà meglio che non torni più a casa”.

Il piccolo fa quasi fatica a mantenere la stessa andatura del suo papà che, appena girato l’angolo, si blocca all’improvviso stringendo a sé il figlio, mentre per un attimo le gambe sembrano cedergli.

La scena che gli si para davanti non ha bisogno di spiegazioni, un gruppo di ragazzi, non più giovanissimi, una quindicina circa, alcuni con sciarpe gialloblu al collo, altri con i colori biancorossi bene in vista, stanno facendo un gran baccano, si scambiano cori, alcuni hanno bottiglie di birra in mano e tutti sembrerebbero quasi sul punto di scontrarsi. Sono troppo vicini e indossano colori diversi, tra un po’ ci viene fuori un gran casino e lui è capitato proprio lì e per giunta con suo figlio.

L’uomo resta fermo, impietrito e stringe ancor più forte a sé il figlioletto, vorrebbe indietreggiare, tornare sui suoi passi per chiamare la polizia e avvertirli di ciò che sta per accadere in quel parcheggio, quando ad un tratto è il bambino a spezzare la tensione, in modo semplice e ovvio come solo i bambini sanno fare.

Al suo papà, che ora lo sta stringendo troppo forte, chiede perchè quei signori, tifosi del Modena e del Bari, si stanno abbracciando.

Eh sì, proprio così, il piccolo ha ragione, a guardarci bene, quelli venuti a contatto non se le stanno dando di santa ragione, no, anzi tutt’altro. Si stanno abbracciando, scambiandosi pacche sulle spalle e strette di mano, e quelle bottiglie di birra che alcuni di loro stringono tra le mani se le stanno passando a vicenda, offrendole gli uni agli altri e addirittura da un bagagliaio di una delle loro auto saltano fuori dei pericolosissimi panini con prosciutto, mortadella ed altri salumi.

Il giovane papà si rilassa, allenta la stretta con cui ha istintivamente cercato di proteggere suo figlio e gli accarezza i capelli.

Gli dice che no, non lo sa come mai sono lì tutti insieme, che forse si conoscono e magari sono anche amici e che poi, in fondo, non è mica vero che tutti i tifosi avversari si odiano tra loro.

Proseguono fino alla loro auto, continuando ad osservare la scena da lontano, incuriositi. “E’ ora di andare a prendere la mamma”, dice il giovane padre, “che siamo già in ritardo e chissà quanto ce la menerà, però poi le raccontiamo pure cosa abbiamo visto qui nel parcheggio, così la prossima volta che ti voglio portare con me allo stadio non comincia a rompere…

Quello che il giovane padre e suo figlio non sapranno mai, è che in quel parcheggio, sotto i loro occhi, si sono semplicemente ritrovati un po’ di vecchi amici, alcuni di Modena, facce conosciute delle Brigate Gialloblu durante il periodo che va tra la fine degli anni ’80 e lo scioglimento del gruppo, altri di Bari, per la precisione i ragazzi del gruppo Alcool, un gruppo minore della Curva Nord barese, molto attivo fino al 2000. Quello che padre e figlio non sapranno mai, è che quel gruppo di ragazzi, non più giovanissimi, sono gli stessi che 22 anni prima avevano dato vita ad una bella amicizia, tra due gruppi molto diversi tra loro ma legati da reciproca stima e rispetto.

Un’amicizia non facile, che all’epoca sorprese e fece discutere.

Del resto, non era facile capire come mai gli ultras modenesi delle Brigate Gialloblu, curva storicamente di estrema sinistra e all’epoca gemellata coi veneziani-mestrini dell’Unione, potesse stringere amicizia con gli Alcool Bari, un piccolo gruppo, seppure molto conosciuto, di una curva, quella barese, tendenzialmente destrorsa e che per giunta in quel periodo era arrivata a scontrarsi proprio con gli ultras unionisti. Ma tant’è che quella volta il rispetto a l’amicizia ebbero il sopravvento e alla fine anche gli ultras lagunari l’accettarono di buon grado, così come fecero anche il resto dei gruppi della Nord di Bari che, se non altro, quella amicizia la rispettarono sempre.

E a distanza di 22 anni, alcuni dei protagonisti di quei giorni e di quello strano legame sono di nuovo qui, anche se nel frattempo si sono aggiunte mogli da accontentare, figli da badare, mutui da pagare e responsabilità di vario genere, ancora una volta qui a celebrare e ricordare tutti i momenti vissuti insieme durante un’epoca in cui il calcio e gli ultras erano ancora qualcosa che si poteva vivere con semplicità e spensieratezza.

Il ricordo di quella vecchia amicizia, a quanto pare, è arrivato intatto fino ai giorni nostri e, seppur sbiadito, aiuta a far sì che tra le due tifoserie quest’oggi il clima sia disteso tanto prima quanto dopo la gara.

I sostenitori dell’F.C. Bari 1908 giunti in Emilia sono quasi un migliaio, la maggior parte arrivata dal capoluogo pugliese e dalla sua provincia, in treno e con auto private; un’altra buona fetta, invece, è costituita dai baresi residenti al Nord e non solo, se è vero che c’è stato anche chi è arrivato fin qui da Roma.

In mattinata e nelle ore precedenti l’inizio della partita, si sono viste non poche sciarpe biancorosse a passeggio nella centralissima Via Emilia, incrociarsi con altrettante sciarpe gialloblu, senza che ci fossero problemi di sorta tra le due tifoserie.

Di conseguenza, all’interno del Braglia, il settore ospiti si presenta quasi completamente pieno, con un tifo buono, anche se non eccezionale, ed i loro cori fanno costantemente da sottofondo allo svolgimento della gara.

Belle soprattutto le due sciarpate con cui i gruppi della curva nord barese colorano di biancorosso la loro fetta di stadio.

La curva di casa si presenta anche quest’oggi con la suddivisione in due gruppi che la caratterizza ormai dall’inizio della stagione.

Da una parte, sopra il balconcino centrale, il gruppo guidato dalle Vecchie Brigate, dall’altra, a ridosso del terreno di gioco, il gruppo degli 059, che raccoglie fuoriusciti e reduci di tutti quegli altri gruppi che si sono succeduti a Modena nel corso degli anni.

Malgrado la scelta di convivere da “separati in casa”, riescono comunque a tifare assieme per larghi tratti, con cori che giungono forti e chiari al centro della tribuna.

Molti i cori offensivi che i padroni di casa rivolgono al presidente Caliendo, durante tutto l’arco della gara, sintomo di una insofferenza che è ormai sfociata in aperta contestazione, visti anche gli ultimi deludenti risultati dell’undici gialloblu guidato da “mister” Novellino.

E contestazione aperta sarà anche a fine gara, con centinaia di sostenitori modenesi assiepati all’esterno degli spogliatoi e l’allenatore gialloblu che, come da copione, paga con la sua panchina il prezzo dell’ennesima sconfitta, che fa sprofondare il Modena F.C. in piena zona play-out.

Giangiuseppe Gassi.
Foto di Giangiuseppe Gassi e Francesco Passarelli.