Il 4 maggio 1975 è una data che la Benevento calcistica ricorda molto bene. La Strega – neopromossa in Serie C – ospita un Bari in piena lotta per la promozione. Al seguito dei pugliesi giungono circa 3.000 tifosi ad occupare le gradinate del vecchio stadio Meomartini. Se dalle prime ore del mattino si hanno le prime avvisaglie di una giornata all’insegna della violenza, il culmine si raggiunge al 55′ del match, quando il beneventano Zica pareggia l’iniziale gol di Sigarini provocando la rabbiosa reazione dei tifosi pugliesi e, di conseguenza, pesantissimi scontri che portano alla sospensione del match e si protrarranno fino a notte fonda. Questa è la genesi di una rivalità, o per meglio dire di un livore primordiale, considerati i tanti anni in cui i due club non si affronteranno.

A 42 anni di distanza le squadre si ritrovano in Serie B. Tante cose sono cambiate da quegli anni, cominciando dalle modalità di accesso negli stadi e dalla società attorno, sicuramente più morigerata e meno incline a sfogare le proprie tensioni negli stadi di calcio. Benevento-Bari resta comunque una sfida ricca di fascino, al quale va aggiunto l’ottimo momento delle due squadre: i giallorossi, assieme alla Spal, sono la matricola guastafeste del torneo e contendono inaspettatamente le prime posizioni ad avversarie più quotate, mentre i pugliesi dopo un avvio disastroso hanno lentamente ripreso la retta via sotto la guida Colantuono ed ora sperano di insidiare le posizioni di vertice. La vicinanza tra le due città è l’ultimo ingrediente per rendere appetibile questo anticipo del venerdì sera.

Decido di raggiungere il Sannio in treno. Un viaggio che come sempre si consuma lento e piacevole sugli anziani regionali messi a disposizione da Trenitalia. Il cielo non mi riserva buone sorprese: sull’Italia del Centro Sud si è abbattuta una perturbazione alquanto fitta e già in tutto il percorso i goccioloni di pioggia non fanno che infrangersi sui vetri del convoglio.

Basta uscire dalla stazione di Benevento per assaporare il clima partita. In tanti girano con la sciarpa al collo, mentre un capannello di ragazzi è appollaiato in un bar consumando pinte e scandendo cori per i giallorossi e contro gli avversari di turno. Mentre faccio la fila per comprare un pezzo di pizza osservo i commenti della gente, divertita dai cori. “Si tenessero la voce però, che serve di più dentro lo stadio” dice un signore. “Ho vissuto per tanti anni a Bari, calcisticamente non li sopporto e oggi tutta la città deve rendere il Santa Colomba una polveriera” lo segue una signora sulla cinquantina. Il clima è quello giusto.

Superato il fiume Calore, attraversando Ponte Vanvitelli, raggiungo Remo ed altri ragazzi giunti dalla Germania e dall’Austria per un “tour partitellaro” nello Stivale. Buttata giù qualche birra e familiarizzato con la compagnia germanofona si è fatta ora di avviarci verso lo stadio.

La pioggia sembra aver interrotto momentaneamente la propria discesa e ai prefiltraggi le file scorrono tutto sommato ordinate e abbastanza veloci. Mancano una ventina di minuti al fischio d’inizio e lo stadio registra davvero un bel colpo d’occhio. Il Santa Colomba è un impianto di tutto rispetto: trasuda vecchio calcio dalle sue gradinate ancora senza seggiolini e numerate “a vernice”, oltre ad essere un impianto grande e adatto a una Serie A dove spesso si vedono stadi letteralmente “inventati”, con impalcature e tubi innocenti a farla da padroni.

La Curva Sud è logicamente già piena e il soffice suono del tamburo rimanda di tanto in tanto al tifo che sarà. Gli ultras dello Stregone stanno preparando la coreografia da esibire a inizio gara, mentre sul versante ospite i baresi entrano a scaglioni sistemandosi nella parte superiore e lasciando i ragazzi con i bandieroni al primo anello. Sicuramente una scelta molto bella per l’impatto visivo.

Alle 21 le formazioni fanno capolino dagli spogliatoi con la Sud che esibisce la propria scenografia: nulla di troppo elaborato e proprio per questo dalla buona riuscita. I cartoncini rifrangenti fanno da cornice alla scritta “Benevento” e vengono ultimati dallo striscione “Conquistiamo questa vittoria”, con tutto lo stadio che inizialmente segue i cori lanciati dal settore popolare. Di contro, lo dico subito, ritengo che il grande limite della tifoseria sannita sia la vistosa frammentazione in diversi gruppi sparsi in tutto lo stadio. Ovviamente non sta a me giudicare le scelte (anche perché non ne conosco i motivi), ma è indubbio che questa divisione non giovi alla riuscita complessiva del tifo.

Per quanto riguarda gli ultras del Bari dovranno passare alcuni minuti prima che tutto il settore sia al completo e i ragazzi seduti in balaustra riescano ad organizzare al meglio una bella coreografia, fatta da cartoncini e dallo striscione “Siamo l’armata biancorossa”. Nell’era del grigiore perpetuo va sottolineato come assistere a due coreografie in una sola partita sia un vero e proprio evento. Non mancano neanche torce, fumogeni e il tamburo tra i Galletti, ma questi saranno una costante della serata, tanto da rimandare la mente e i ricordi indietro di qualche anno.

Se l’accoglienza delle tifoserie è di quelle con i fiocchi diversamente non si può dire della sfida in campo. Un susseguirsi di gol ed emozioni che per novanta minuti tiene sulle spine il pubblico presente. All’iniziale vantaggio casalingo di Lopez, infatti, rispondono Galano, Salzano e Floro Flores. Gara finita? Manco per niente: prima dell’intervallo Cissè la riapre e poco dopo l’inizio della ripresa Ceravolo ritrova il pareggio per i campani. Ma i colpi di scena non sono finiti e pochi minuti dopo è ancora Galano a siglare il definitivo 3-4, che sommato allo 0-4 dell’andata in favore del Benevento rende questa sfida una delle più spettacolari del torneo.

Chiaramente il tourbillon di emozioni ha un effetto propulsivo sul pubblico che in più di un’occasione partecipa coralmente ai cori della curva e inveisce sentitamente contro le decisioni arbitrali.

Dicevamo della Curva Sud: la prestazione è sicuramente buona, sebbene il tifo si concentri quasi sempre nella parte centrale, riuscendo in diverse occasioni a coordinarsi con i ragazzi che occupano il primo anello. C’è entusiasmo tra la tifoseria giallorossa e questo è un fattore determinante per fare del Santa Colomba uno stadio partecipativo e appassionato.

Sui baresi mi sono spesso dilungato, in questi anni, sottolineando la loro grande potenzialità canora e folkloristica spesso inespressa o non totalmente esauriente. Ecco, va detto che invece serate come queste fanno vedere di che pasta siano fatti i supporter biancorossi. Oltre al bel muro, compatto e massiccio, che formano nel proprio settore, si distinguono con i soliti cavalli di battaglia: le manate, i cori a rispondere, il tanto colore, la pirotecnica e una maniera tutta “barese” di fare il tifo. Pressoché ineccepibili, c’è poco da dire. Novanta minuti di tifo incessante e ottimo a livello qualitativo. Le bandiere e gli stendardi sistemati con ordine e l’impressione che ogni gesto e ogni coro parta dalle persone giuste al momento giusto. Evidentemente le teste che si occupano di coordinare la tifoseria organizzata biancorossa sono pensanti. E questa, in un movimento ultras sempre più approssimativo e arruffato, è davvero una nota di merito.

Un elogio vorrei anche riservarlo a tutto il pubblico presente che, nonostante una pioggia battente e incessante, ha continuato a vedere la partita, tifare e animarsi senza battere ciglio. Pochissimi gli ombrelli aperti o le persone che tentavano di ripararsi sotto ai boccaporti. Scene ben differenti da alcuni stadi di Serie A dove ormai l’imborghesito pubblico delle grandi città sarebbe più consono a tribune con seggiolini in pelle di daino e riscaldamento annesso.

Finisce con gli applausi da ambo le parti. E del resto non avrebbe potuto essere diversamente. Lo spettacolo visto in campo e sugli spalti elegge, ancora una volta, la Serie B a vera e propria “prima categoria professionista” per partecipazione e vicinanza al pubblico.

Il dopo partita è tutto per i baresi che, in attesa di uscire e fare ritorno nella propria città, dileggiano gli avversari con cori di scherno esultando per una fondamentale vittoria che li proietta in piena zona playoff.

Anche questo è Sud.

Simone Meloni.