Fianco a fianco sui gradoni, spalla a spalla per affrontare il mondo, quel mondo che oramai non ci vuole più e che tenta in tutti i modi di eliminarci, psicologicamente e fisicamente. Pioggia battente, sole torrido, caldo asfissiante, freddo pungente, noi saremo sempre al nostro posto, in quello stadio che per molti è più che una seconda casa, quella Tribuna A chiesa laica della nostra religione pagana, sentimento che va oltre il mero tifo per una squadra di calcio, supera anche l’ideale di difesa della città, sublima nella cosa più importante: la fratellanza, vera, pura, senza voler nulla in cambio, senza limiti e preclusioni. Anni Ottanta è stato questo finora, e molto più di questo come dimostrano le magnifiche giornate passate dentro e fuori il Marulla negli ultimi 3 anni, le tante iniziative fatte in città, nella Provincia, vero cuore pulsante del tifo rossoblù, ed in giro per l’Italia.Eppure il rancore e la rabbia che cova verso chi questo gruppo lo sta portando avanti non è spiegabile e comprensibile, quantomeno nell’alveo della tifoseria organizzata cosentina. Dopo Matera abbiamo fatto un netto passo indietro, facendoci carico delle nostre responsabilità e ragionando sugli errori fatti. La disponibilità di A80 verso il confronto, la discussione, anche accesa, la mediazione, c’è e c’è sempre stata, sempre nel reciproco rispetto delle pur diverse idee e visioni del vivere ultrà. Se questo è ciò che viene messo sul tavolo, se i rancori personali saranno accantonati, se la visione è quella del bene comune, tutti troveranno sempre negli Anni Ottanta un gruppo disposto ad ascoltare e valutare ogni tipo di possibilità, per una nuova Primavera del tifo a Cosenza, con lealtà e sincerità. Diversamente se ci troveremo davanti un muro di gomma, se le richieste saranno a senso unico, se il rancore prenderà il sopravvento sul bene comune, non vi sarà alcuna possibilità di confronto, con alcuno. Gli episodi avvenuti fuori casa hanno mostrato il lato più brutto degli Ultrà Cosenza, allontanando la tifoseria dallo stadio, sia in casa che in trasferta. Tutti noi facciamo una pessima figura agli occhi della città, che non comprende i motivi di tale astio. Senza voler fare inutile vittimismo, completamente estraneo al nostro modo di essere ed agire, non si può non notare come impedire in un settore ospiti, ad altre persone della stessa città, di appendere uno striscione, oltretutto di solidarietà ad un fratello privato della libertà, è un atto autoritario che non appartiene alla storia ed alla cultura degli Ultrà Cosenza; Non si possono accettare diktat e richieste di autorizzazioni da parte di chicchessia e pensare di risolvere le differenze di mentalità e modo di vivere ultrà tra gruppi con la violenza. Tutto ciò sta creando solo disinteresse ed allontanamento dei giovani e dei meno giovani dal tifo, oltre al fatto che il tutto sta avendo una rilevanza nazionale, creando una nomea negativa sulla storia GLORIOSA degli ultrà Cosenza. La disaffezione è sotto gli occhi di tutto, in casa e fuori, molti sostenitori preferiscono le squallide pay TV all’odore dei gradoni, per evitare di assistere a scene poco edificanti come quelle viste a Matera ed ad Andria. Il progetto nato in Tribuna A andrà avanti, perché non possiamo consentire che logiche lontane dalla tradizione e storia del tifo rossoblù prendano il sopravvento.
Continueremo il nostro cammino, come già tracciato in questi ultimi, splendidi, 3 anni, accogliendo sempre a braccia aperte chi come noi ama il Cosenza ed ama questa vita.
Invitiamo domenica tutta la tifoseria a tornare allo stadio ed incitare questi ragazzi che stanno finalmente onorando al meglio la maglia rossoblù, sperando che tali episodi, per comune interesse, finalmente finiscano.
In ginocchio Mai