Mi è capitato spesso, negli anni, di scrivere piccoli racconti o appunti durante trasferte o partite “neutre”. Ancor prima delle tifocronache avevo questo “vizietto”. Visto il periodo ne approfitto per pubblicarne alcuni. Ovviamente il metro di scrittura utilizzato è poco informale, trattandosi di cose scritte perlopiù per avere un ricordo personale.
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Riesco a rimediare un biglietto per il “famigerato” Juventus Stadium aggirando il divieto e l’obbligo di tessera del tifoso. Parto dalla Stazione Termini come si faceva una volta. Solo che non ci sono le solite facce, l’atmosfera è quella di tutti i giorni con pendolari che sbarcano nella Capitale ed il treno è, ovviamente, in ritardo. Avvisto solamente tre “pischelletti” con sciarpa e cappello della Roma che si stanno recando sotto la Mole. Il viaggio corre rilassato sino a Genova dove cambio con il regionale per Torino arrivando a destinazione intorno alle 15. Ah dimenticavo: Trenitalia, grazie per il passaggio!
Dopo un giro della città intorno alle 18,30 decido di incamminarmi verso lo stadio. Prendo la metro fino a Massaua e da lì un autobus. Incredibile il traffico che attanaglia il capoluogo sabaudo a quell’ora, tanto è vero che il tempo di percorrenza sarà di circa un’ora! Alla mia discesa subito si staglia la forma della nuova casa bianconera. Opto per un giro iniziale intorno allo stadio. L’impianto è circondato da una sorta di cinta nella quale sono posti i più disparati negozi (niente di più e niente di meno di quanto troveremmo in Via del Corso) nei quali i supporter si affollano manco non avessero mai visto tali forme di modernità.
Quando decido di entrare sono le 19:30 e subito mi accorgo che non sarà facile impresa. Le indicazioni scarseggiano e nessuno (compresi i solerti steward) sa indicarmi dove si trovi l’ingresso contrassegnato sul mio tagliando! Mi accorgo così quanto sia sbagliata la disposizione logica di questo “capolavoro” di arte moderna: lo stadio possiede infatti poche aree di accesso davanti alle quali, ovviamente, si affolla una fila chilometrica che neanche all’Olimpico ho mai visto. Ci hanno tanto rotto i coglioni sui principi esterofili utilizzati per costruire quest’impianto ma una cosa del genere in Inghilterra ed in Germania sarebbe INCONCEPIBILE! Tuttavia dopo una mezz’oretta (sic!) riesco a trovare l’ingresso. Arrivo quasi subito al filtraggio che supero senza problemi. I controlli successivi sono una formalità (non mi hanno perquisito, neanche con il metal detector, mi hanno solo chiesto se avevo bottigliette) e l’entrata è veloce attraverso i tornelli.
Salgo le scalette e ho davanti a me il tanto decantato stadio della Juventus. Bello, niente da dire, sicuramente superiore al nostro standard, tuttavia non impeccabile. Accanto a me il settore ospiti accoglie un centinaio di tifosi mentre nella parte bassa della tribuna dove mi trovo, contigua agli ospiti, si è raggruppata una ventina di sostenitori giallorossi senza tessera (probabilmente provenienti da altre regioni e/o comunque aventi residenze differenti da quella nel Lazio) decido di mettermi tra di loro e mi accorgo come in quella parte dello stadio il campo…SI VEDA MALE!
Davanti a me infatti c’è una trave (in stile Perugia o Vicenza), alla mia destra il vetro che divide i settori impedisce di vedere bene l’area di gioco e infine nelle ultime file non si vedono le linee di gioco a causa dei soliti cartelloni pubblicitari. Insomma, l’Inghilterra e la Germania sono lontane anni luce!
A inizio partita l’intero stadio si esibisce in una bella sbandierata (peccato per i colori e soprattutto per le bandierine regalate dalla società) mentre la curva di casa offre una sorta di coreografia raffigurante un tricolore con l’effige di Torino al centro. Da segnalare la divisione della curva juventina: nella parte superiore ci sono i Drughi mentre in quella inferiore Tradizione e Viking.
Mentre la partita si svolge ci sono parecchi problemi tra noi (che vogliamo stare in piedi), gli steward (che, in maniera molto impreparata, vorrebbero farci sedere) ed il pubblico di casa (che vorrebbe vedere bene la partita, cosa impedita da noi!). Alla fine, dopo un conciliabolo tra steward, digos, Prefetto, Questore e Casa Savoia ci dicono che nel secondo tempo saremo spostati nel settore ospiti. La maggior parte accetta mentre io resto al mio posto.
Passo il secondo tempo vicino ad un signore veneto di cui le uniche parole che capirò saranno quelle indirizzate a Nostro Signore. La prestazione della curva di casa è abbastanza sottotono. Gli unici cori che rimbombano sono quelli per i giocatori, per Giovanni Agnelli (mah) oltre al classico “Chi non salta giallorosso è”.
In campo non c’è storia ed il 3-0 ci va forse addirittura di lusso.
All’uscita perdo un’altra mezz’ora alla ricerca del mezzo di ritorno ed alla fine prendo il tram che va diretto fino a Porta Nuova. peccato passi una volta ogni morta di Papa e sia ovviamente stracolmo!
Stanco e con la testa che scoppia la mattina sono finalmente a Roma.
Simone Meloni