La vicinanza geografica e la poca disponibilità di tempo mi portano a scegliere il Quinto Ricci di Aprilia come campo dove scattare in occasione di questo turno infrasettimanale. Da inizio stagione ho visto svariate volte gli avellinesi all’opera e so di andare abbastanza sul sicuro. Sia per la presenza che per il tifo.

Arrivo nella città pontina che manca un’ora al fischio d’inizio. Con tutta calma ritiro l’accredito, consegno il documento all’arbitro, mi faccio dare la pettorina e mi posiziono sul terreno di gioco. Sono operazioni che ormai svolgo talmente da tanti anni che mi sembrano quasi scontate. Eppure mettere piede sul manto verde mi procura sempre un’inconscia gioia, così come entrare nella pancia degli spogliatoi e vedere i calciatori intenti a rientrare dal riscaldamento per effettuare il riconoscimento e dar via, da lì a poco, al match.

Sono rituali che ormai accompagnano la mia esistenza e senza cui, francamente, mi sentirei un  po’ perduto.

La bella tribuna di casa oggi registra un’ottima affluenza di pubblico, tra cui tuttavia non figurano gli ultras apriliani. Il motivo è presto detto: il tifo organizzato locale non ha digerito l’apposizione del suffisso “Racing” dopo lo storico nome della propria società, sospendendo così ogni tipo di attività. Un copione ormai tristemente consolidato in ogni piazza in cui ha fatto irruzione il patron Pezone (ricordiamo, su tutte, Fondi).

Una scelta che di certo non posso biasimare e sui ci sarebbe da approfondire l’ennesimo discorso sulla mercificazione di questo sport e sull’utilizzo a proprio uso e consumo di marchi spesse volte storici (e nel caso dell’Aprilia, come del Fondi, parliamo di un club che comunque vanta la sua buona tradizione), che di certo non avrebbero bisogno di nomi e nomignoli antecedenti o seguenti per esser riconosciuti dai calciofili. Ma qua, mi si permetta, finché non ci sarà una regolamentazione sana e rigida, ognuno potrà sentirsi libero di fare e disporre a proprio piacimento.

Ergo: la fumogenata e qualche battimano che vedete nelle foto, sono soltanto frutto di qualche volenteroso ragazzetto delle giovanili. Ma di tifo e ultras davvero non si può parlare. Fa tuttavia riflettere come l’utilizzo massivo della pirotecnica diventi improvvisamente innocuo e tollerato se a rendersene protagonisti non sono gli ultras.

Spostandoci sull’altro versante, quello irpino, il capitolo da aprire sullo sfacelo del nostro pallone sarebbe così ampio e dettagliato da richiedere un vero e proprio dossier. Il doppio salto a ritroso – dalla Serie B ai dilettanti – è una caduta fragorosa, che giocoforza si attesta ancora sanguinolenta nei cuori degli sportivi campani. Sebbene non abbiano desistito dal seguire i propri colori e sebbene anche oggi, di mercoledì alle 14:30, facciano la loro più che dignitosa presenza in Agro Pontino.

Presenze e prestazioni canore che di certo non marciano di pari passo con l’aspetto calcistico. Come detto mi ritrovo al cospetto dell’Avellino ancora una volta quest’anno, ed esattamente come nelle altre partite viste la squadra è ancora priva di un gioco e incredibilmente affaticata e spaesata nell’affrontare avversari tutt’altro che di primo rango. Con questo ruolino di marcia (anche oggi sconfitta per 2-1) sarà molto difficile nutrire velleità di promozione per i Lupi. Del resto disfatte e pareggi non fanno altro che foraggiare la corsa al primato delle dirette concorrenti, non a caso già distanziate da una cospicua somma di punti.

La cosa non passa inosservata si supporter biancoverdi che a partita finita esprimono tutto il proprio disappunto contestando giocatori e, soprattutto, la dirigenza. Questo dopo la solita, ottima, performance sugli spalti. Caratterizzata da tanta passione e un’ottima continuità. Doti che gli ultras avellinesi continuano ad evidenziare malgrado tutto.

C’è ancora tutto un girone di ritorno, ma chi si aspettava una stagione tranquilla e in discesa per gli irpini si sbagliava di grosso. A livello di curva, inoltre, la Sud avellinese sta per affrontare un importante banco di prova: le numerose trasferte sarde che l’attendono. Il che rappresenterà senza dubbio uno stimolo, ma anche un ingente impegno temporale ed economico. I prossimi mesi sapranno dare risposte concrete sul futuro dell’universo biancoverde.

Simone Meloni