Per il bene del calcio vorrebbero mettere la polvere sotto il tappetto, pensare che sia stato solo un isolato errore di qualche sprovveduto che il tempo, miglior medicina in questi casi, cancellerà come per incanto. Eppure lo stesso buonismo non viene usato con coloro che accendono una torcia oppure alzano uno striscione non autorizzato. E non è una questione di rimarcare il “due pesi e due misure” ma più che altro evidenziare come l’opinione pubblica penda dalle labbra dei soliti “santoni” per minimizzare certe trame oscure intorno al mondo pallonaro ed evidenziare chi magari commette reati di secondo piano.

Calciopoli è stato il top dello schifo e del marcio nel mondo del pallone nostrano, questo per diversi motivi: in primis la portata delle operazioni, visto che sono stati evidenziati svariati casi e non uno isolato e circoscritto. In seconda battuta è venuta fuori una rete di nomi di giocatori, dirigenti e squadre da far impallidire anche il più sognatore dei tifosi: non si parla più di squadrette di terza categoria ma del top del calcio italiano. A seguire, le indagini hanno prodotto sentenze che per lo più si sono dimostrate piuttosto tenui, arrivando perfino ad ipotizzare un rientro nel mondo pallonaro di alcuni individui che hanno ricevuto una condanna.  Si badi bene che Calciopoli non è stata che la punta dell’iceberg perché anche in passato non sono mancati scandali di notevole importanza, basti pensare che lo scandalo del calcioscommesse è roba da anni ’80 quando anche il Milan e giocatori del calibro di Pablito Rossi vennero indagati. Da quel periodo in poi è stato un susseguirsi di trame oscure, di scandali, di atteggiamenti poco chiari dei soliti noti ed oggi viviamo il calcio non più come uno sport ma essenzialmente come un’industria che genera profitti e perciò a rischio di infiltrazione da parte di agenti esterni. 

Sembra un piangersi addosso, ma in tutto questo schifo i primi danneggiati sono i tifosi, coloro che pagano un biglietto, entrano in uno stadio pensando di godersi uno spettacolo sportivo ed invece devono assistere spesso ad una partita falsa. I danneggiati sono i tifosi che si spostano in trasferta per seguire la propria squadra, sono quelli che pagano un abbonamento, sono quelli che alimentano il carrozzone del calcio. Eppure sulla graticola chi ci finisce? Chi viene additato come “il padrone del calcio”? Chi viene privato della possibilità di comprare un biglietto? E poi parlano di discriminazione territoriale…

Arezzo non dimentica ed in questa partita, complice anche una dirigenza del Monza dove figura un certo Adriano Galliani, riporta a galla una vicenda ormai vecchia di una decina d’anni che in tanti vorrebbero dimenticare. Per il bene del calcio s’intende, così il “riportiamo le famiglie allo stadio” risuona chiaro, limpido e genuino come le campane in festa la domenica mattina.

Era l’estate del 2007, per il calcio italiano un’estate non calda ma caldissima, torrida, il pallone era andato in ferie ma i protagonisti erano le toghe, i vertici della Federazione, i soliti ed immancabili personaggi loschi e le classifiche non venivano decise sul terreno di gioco ma tramite verdetti e ricorsi. Si giocava nelle aule dei tribunali e non negli stadi, il pubblico non erano tifosi ed ultras ma indagati e testimoni.

In quell’estate l’Arezzo veniva condannato alla penalizzazione di sei punti e alla conseguente retrocessione in serie C tra l’incredulità di una società e la rabbia di una tifoseria. Senza penalizzazione l’Arezzo avrebbe chiuso il campionato all’undicesimo posto in classifica, salvandosi senza patemi e mantenendo la categoria.

A distanza di anni gli ultras aretini non dimenticano e fuori l’impianto un paio di striscioni prendono di mira Galliani ed altre figure ambigue. Uno in particolare è emblematico: “Penalizzati e retrocessi ingiustamente… ma i veri responsabili hanno pagato poco o niente…”. Anche dentro lo stadio, la Curva Sud ha parole di fuoco verso Galliani, personaggio che in passato ha fatto il bello e cattivo tempo.

Tanto per non farsi mancare nulla in fatto di repressione e continuando sul solco che “gli ultras sono il male assoluto di questo calcio”, la coreografia preparata dagli ultras amaranto non viene fatta passare dalla questura, evidentemente un po’ di sano colore non è ben accetto negli stadi italiani, così poi ci domandiamo come mai in alcune piazze gli impianti sportivi sono cattedrali nel deserto.

Dentro lo stadio la Curva Sud si presenta con un buon numero di persone mentre da Monza arrivano circa sessanta ultras tutti compatti che si danno un bel daffare per sostenere la squadra. Squadra che sul terreno di gioco mette subito in chiaro le cose: il primo tempo termina con il Monza avanti di quattro reti ed in pratica la partita finisce così. Sugli spalti ovvio l’entusiasmo degli ospiti ma anche i padroni di casa dimostrano tutta la loro grinta tirando la carretta fino al novantesimo ed imbastendo pure una sciarpata.

Qualche coro offensivo tra le parti fa il seguito a quelli contro Adriano Galliani, sicuramente il personaggio più bersagliato della serata. 

Foto di Sauro Subbiani.