È una giornata abbastanza importante quest’oggi al PalaTiziano. Dopo il comunicato di sospensione dell’attività per i Roma 1960, che preannunciava una riorganizzazione della tifoseria capitolina, si aspettavano novità importanti dalla gara interna con Sassari. Data che doveva rappresentare un vero e proprio anno zero per la Curva Ancilotto.

Arrivo con netto anticipo rispetto all’incontro, così ho tempo di tastare a pieno l’ambiente. Giocare contro una delle regine del campionato ha richiamato al palazzetto un buon numero di spettatori, tra cui molti sardi residenti a Roma che, ovviamente, si identificano nella Dinamo.

Dopo aver ritirato l’accredito entro e noto subito il nuovo striscione, quello delle Brigate Virtus Roma. Fatto a mano, molto bene, e con i colori che da sempre accompagnano la tradizione cestistica romana, scritta rossa con bordi gialli e sfondo blu. Anche nel settore ospiti c’è uno striscione, ed è quello del Commando.

Fughiamo subito i dubbi: i ragazzi che seguono ovunque la Dinamo Sassari, meritano senz’altro un plauso per le difficoltà logistiche oggettive; diciamo che dal punto di vista dell’atteggiamento forse si avvicinano più ad un club che ad un gruppo ultras, però quest’oggi non sfigureranno. Non saranno canturini o fortitudini, però fanno il loro. Inoltre devo dire che hanno fatto passi in avanti rispetto a tre anni fa, quando rimisi piede sugli spalti di Viale Tiziano. Allora dalla Sardegna non presenziarono striscioni. Lo scorso anno invece, a Santo Stefano se non erro, era presente lo striscione del Commando con una decina di ragazzi dietro che, però, abbozzarono giusto qualche coro a partita vinta.

Ovviamente gli occhi sono puntati tutti sulla curva di casa. Gli ultras della Virtus hanno tappezzato il palazzetto di volantini che invitano la tifoseria a tornare unita, con il solo obiettivo di sostenere la squadra. Senza divisioni e senza invidie. Messaggio sicuramente più che condivisibile, in ogni ambito del tifo ed al di là di colori e appartenenze di curva. Del resto quest’oggi i numeri di ci sono, così come la prestazione. Molto compatti, cori a rispondere ben eseguiti e tifo costante anche con gli avversari in avanti di oltre venti punti.

In campo Sassari trita gli avversari nel primo tempo, con una serie incredibile di triple che fanno volare la squadra di Meo Sacchetti. Ma il quintetto di Dalmonte non getta la spugna e negli ultimi due quarti tira fuori gli artigli rimontando quella che attualmente, assieme all’Olimpia Milano, è la squadra più forte d’Italia. Un recupero che però non si porta mai a compimento, restando sempre a -1 o -2. Tante le occasioni sbagliate ed alla fine gli ospiti riescono a riprendere in mano il bandolo della matassa facendo loro l’incontro.

Ci sono applausi da ambo le parti, con gli ultras capitolini che riconoscono il grande impegno profuso dai propri ragazzi. C’è tanto entusiasmo dal punto di vista ultras, assieme alla consapevolezza che questa è forse l’ultima chiamata utile per far tornare a brillare una curva che comunque è incastonata nella storia degli ultras della pallacanestro italiana.

Il futuro saprà dare risposte. Per il momento la certezza è che occorrerà mantenere l’entusiasmo odierno anche nei momenti più bui. E su questo non c’è dubbio che il cambio di mentalità più grande lo deve fare il pubblico non ultras di Roma. Creare un’identità, un’aggregazione attorno alla palla a spicchi per cxrescere e maturare. È questa secondo me l’unica ricetta vincente.

Simone Meloni.