Non è semplice, a distanza di tre giorni da Atalanta-Apollon, mettersi a fare la cronaca del match tra gli orobici ed il Bologna. Non è facile perché in quella che per i sostenitori della Dea sarà a lungo ricordata come una “notte magica”, si è visto forse il top di quanto ci si poteva attendere, sia in campo che sugli spalti.

La “normalità” del campionato, quindi, espone al rischio di restare più o meno deluso, sia per chi scrive ma sia anche per chi assiste alla partita, perché in quel di Reggio Emilia ci si è fatti decisamente la bocca buona. Nell’ambiente neroazzurro c’è tuttavia consapevolezza che è tempo di risollevare una classifica piuttosto deficitaria e che l’entusiasmo per l’ottimo andamento europeo è quello che serve per passare dalle parole ai fatti.

Gli uomini di mister Donadoni, bergamasco di nascita e di crescita calcistica, si presentano al Brumana con ben cinque punti di vantaggio ed un seguito tifoso che, proprio per il buon posizionamento in classifica, appare un po’ al di sotto delle attese. In compenso, numerosi stendardi ed alcune grandi bandiere colorano il settore e per ben tre volte proporranno la sciarpata.

Bandieroni e due aste diffusi accolgono in curva nord l’ingresso delle squadre, mentre i Forever Atalanta hanno preparato una coreografica dedicata al 110° anniversario di fondazione della squadra. La riuscita è impeccabile, anche grazie al fatto che la Curva Morosini è ben stipata.

In campo i bergamaschi partono con il piede sull’acceleratore e tentano di sfondare a freddo, sfruttando l’onda lunga del giovedì di coppa. Il Bologna si limita a contenere ma lo fa con un certo ordine, favorito anche dal fatto che là davanti manca l’imprevedibilità del Papu Gomez .

La partita del tifo si disputa su tre fronti: Nord compatta nell’incitamento vocale, rossoblù in costante movimento di mani per accompagnare i cori, Forever rumorosi grazie anche all’utilizzo di un tamburo.

Un’incursione di Palacio al quarto d’ora, fermata in extremis da un fallo di Caldara, fa suonare il campanello d’allarme e la manovra dell’undici di Gasperini si fa più ragionata, anche se raramente impensierisce il portiere avversario Mirante.

“Tutta Bologna deve cantare” è il coro a ripetere che gli ospiti propongono prima della mezz’ora con buon vigore, seguito alcuni minuti da un “Rossoblù- Bologna alè” sulla melodia della sigla del mitico Hello Spank.

Come già accaduto nel pre-partita, non mancano i cori offensivi, figli di un’antica rivalità; non mancano nemmeno, su entrambi i fronti, cori a sostegno dei propri diffidati.

Per lunghi minuti il gioco si concentra tra la linea di centrocampo ed il limite dell’area ospite, dove la retroguardia felsinea ha costruito un argine quasi impenetrabile; quando si apre una falla, come al 35°, è solo l’imprecisione di Petagna a lasciare immutato il risultato. Per provare ad uscire dall’impasse ed anzi per rilanciare la truppa, si alza il Despacito della Nord in una delle migliori esecuzioni a cui abbia assistito. Se solo i Forever avessero sospeso per qualche minuto il loro tifo “autonomo” forse il contagio sarebbe arrivato, passando dalla Tribuna di Viale Giulio Cesare, fino alla curva sud, creando un effetto stereo di ulteriore impatto. Pur con qualche calo di decibel, il coro si prolunga per quasi dieci minuti ed accompagna le squadre fino al fischio di metà partita.

L’Atalanta rientra in campo a passo di carica e trova la Nord pronta a riprendere il sostegno vocale. Gasperini, come spesso accada, mescola un po’ i ruoli e la squadra guadagna in vivacità, portandosi con maggiore frequenza alla conclusione. Il Bologna non sta a guardare e imbastisce un paio di incursioni nell’area avversaria che, con un po’ di fortuna, potevano anche essere decisive.

La Nord sceglie cori lunghi e ritmati e si assesta su buoni livelli di tifo, mentre sembrano avere perso un po’ di smalto gli ospiti, più belli a vedersi che a sentirsi per lunga parte della ripresa.

Cornelius per Cristante e Kurtic per Petagna sono le due sostituzioni decise dalla panchina orobica, con l’intento di intensificare l’azione offensiva. Lo spirito combattivo dell’undici orobico carica il Comunale ed alla fine arriva anche la marcatura: è il 70° quando Freuler imbecca alla perfezione nel mezzo dell’area Cornelius, che non perdona.

Per i padroni di casa è tempo di gioire e, nel contempo, di saper gestire il risultato nei 20 minuti che mancano. Donadoni mette in campo Destro per un esausto Palacio, ma le velleità di rimonta si scontrano pochi minuti dopo con l’esplusione di Gonzales che, già ammonito, all’80° deve arrangiarsi per fermare lo scatenato Cornelius.

I dieci minuti finali si aprono con un veemente “Bergamasco pezzo di m***a” da parte bolognese, mentre la Nord, che poco prima aveva coinvolto l’intero stadio in un “Chi non salta è bolognese”, accompagna con il “devi sempre solo vincere” i tentativi di raddoppio. Doppio treno di mani e secondo Despacito di giornata da parte della Pisani, mentre sul fronte opposto i rossoblù alzano ancora le sciarpe intonando un “Que sera sera” che gli fa meritare un 7 finale in pagella.

Il risultato non cambia fino al triplice fischio del sig. Maresca di Napoli.

Lele Viganò.