Atalanta-Milan non doveva essere solo una partita di calcio, seppure importante perché in profumo di zona Champions. Il match serale, infatti, nelle intenzioni dei sostenitori bergamaschi doveva essere il secondo tempo di una giornata cominciata oltre tre ore prima e che prevedeva una manifestazione per le vie della città.

Annunciata la settimana prima sulla fanzine di Atalanta-Spal, l’iniziativa voleva nuovamente portare all’attenzione la vicenda di Claudio “il Bocia” al quale, nonostante nuove assoluzioni, è ancora impedita l’entrata allo stadio. Dopo gli striscioni, dopo i cori, dopo la raccolta di firme, dopo una precedente manifestazione in autunno  in occasione della gara con la Samp, la Nord chiede alla sua gente un altro segno tangibile di vicinanza e solidarietà.

“NON BASTA ESSERE D’ACCORDO. NON BASTA DIRE È VERO. ORA SERVE LA PRESENZA CONVINTA E SINCERA DI TUTTI” è l’appello lanciato, ma quel concentramento che dal palazzetto dello sport cittadino doveva trasformarsi in un corteo in centro viene annullato con pochi giorni di anticipo. Motivo? Dalle parti di via Noli, dove ha sede la Questura, la risposta è stata, per dirla alla Alessandro Manzoni, che “non s’ha da fare” e, non potendo aggiungere esplicitamente quel “né ora né mai” con cui i bravi di don Rodrigo ammonirono Don Abbondio, hanno offerto  l’alternativa di manifestare alle ore 16.00 lontano dal centro.

Proposta rimandata al mittente, come si può leggere su “Sostieni la Curva”: “… è un’opzione che non abbiamo minimamente preso in considerazione (…) abbiamo delle cose da dire alla città ed ai bergamaschi e lo diremo prendendoci il centro”.

Appuntamento rimandato, quindi, e attenzione rivolta alle mere vicende calcistiche.

Le formazioni condotte da Gasperini e Gattuso sono divise in classifica da un solo punto e la sfida delle 20:30 mette in palio il momentaneo quarto posto, piazzamento utile per i preliminari di Champions League. Roba mai vista a Bergamo ed a cui nemmeno la Milano rossonera è troppo avvezza negli ultimi anni.

Nell’epoca dei social media, è possibile seguire quasi in diretta la trasferta dei sostenitori milanisti, partiti in treno dalla Stazione Centrale e destinati a salire sulle navette arancioni per raggiungere il Brumana. Per quanto mi riguarda entro prima del loro arrivo ma non devo essermi perso nulla di significativo.

Sulla “nouvelle vague” della curva rossonera il dibattito è apertissimo ed ognuno può avere la propria idea. Se ci atteniamo al commento del solo tifo, come già visto lo scorso anno su questi stessi gradoni, tutto si può dire tranne che non ci sappiano fare.  L’attenzione è quasi maniacale: tutti compatti nella parte alta del settore, tre lanciacori disposti lungo tutta la balconata, rullante percosso da mani capaci, bandieroni e due aste a dare colore. Il piccolo striscione “BOCIA LIBERO” , esposto nel pre-partita su sottofondo di cori offensivi, va citato per dovere di cronaca ma, a dirla tutta, fa strano che a sorreggerlo siano le stesse mani che hanno applaudito il Ministro degli Interni all’Arena di Milano.

Lo stadio si riempie con ordine ed alla fine arriverà a sfiorare le 21.000 presenze, record stagionale se la memoria non fa difetto. La Nord ha preparato una coreografia in ricordo di Chicco Pisani e della fidanzata Alessandra, morti 22 anni fa in un incidente automobilistico, una tragica fine che li accomuna a tanti altri “ragazzi qualunque” della curva (e non solo) che hanno lasciato anzitempo la vita terrena.

Lo striscione “ORGOGLIOSI DI PORTARE IL TUO NOME, CHICCO E ALE SEMPRE NEL CUORE” si fa lentamente strada a ridosso del fischio d’inizio, circondato dai classici fogli argentati e, in ultimo, da un bandierone che li ritrae in un momento felice.

La Morosini  srotola il grande scudetto vintage, mentre gli ospiti, dopo la sciarpata nel pre-gara, propongono bandiere e stendardi, con contorno di qualche torcia sparsa buttata a terra.

Il match vede un’Atalanta che controlla il gioco ma che, fatto salvo per qualche occasione da calcio d’angolo, fatica ad affacciarsi dalle parti di Donnarumma. La Nord è partita con la quarta ingranata e già nei primi minuti si cimenta nel “Despacito”, che prima contagia il rettilineo e poi la zona Forever. Degno contraltare il “Forza Milan-Milan Campione” a ripetere sul fronte casciavit, che precede di poco due conclusioni di Kessie che potevano anche meritare miglior sorte.

Si arriva alla mezz’ora quando i padroni di casa sbloccano  il risultato: Ilicic penetra in area di rigore, mette a sedere un difensore e poi offre su un piatto d’argento a Freuler un rigore in movimento che non può fallire. Il sostegno orobico sale di intensità e, per mettere un po’ di pepe alla serata, propone alcuni cori dedicati ai rivali bresciani. La Sud formato trasferta accusa qualche defezione vocale ma, quando ormai si contavano i secondi per il fischio di fine tempo, Piatek sorprende tutti con un gran tiro che lascia di sasso un Berisha fuori posizione. Esplode il contingente rossonero, che si dedica anche per alcuni minuti dell’intervallo al coro creato a misura del “Pistolero”.

Si torna in campo con la Nord che chiama “tutto lo stadio” a dare il proprio contributo in decibel ma, un po’ come per gli undici in campo, la serata non sembra destinata a restare negli annali delle cronache. I rossoneri propongono  il loro “Despacito” (che fa rima con “bandito”) mentre gli uomini di Gattuso si preparano a ribaltare il risultato. Siamo al 55° quando Calhanoglu approfitta di un rinvio corto della difesa orobica e dal vertice sinistro dell’area fa partire un missile che non lascia scampo. Passano dieci minuti e sugli sviluppi di un calcio d’angolo Piatek si infila e insacca di testa.

Il “PAM-PAM-PAM-PAM, PIATEK ALÈ” si prende la scena nell’immediatezza del vantaggio e quando, al 68°, il giovane polacco viene sostituito da Cutrone.

Sul finire di partita la Nord alza la voce a sprazzi ma la reazione della squadra è piuttosto flebile e Donnarumma non deve andare oltre l’ordinaria amministrazione. Inutile dire che il settore ospite non ci sta più dentro ed i cori si susseguono senza soluzione di continuità. Per il notevole impatto visivo, con i presenti che “pogano” e battono le mani compatti, il “Dicon che siamo tutti deliquenti…” sui ritmi sudamericani.

Lele Viganò