Ci sono cose che il tempo non cambia. Tra queste, nel suo genere, lo striscione da trasferta degli Ultras Granata che, fatte salve alcune brevi o brevissime parentesi, ripropone ancora oggi le fattezze di quello che già quarant’anni fa i sostenitori del Toro portavano in giro per l’Italia. Bergamo non fa eccezione ed anzi proprio qui salì alla ribalta delle cronache dell’epoca per via di quei celebri incidenti che rappresentano una pietra miliare del movimento ultras del Belpaese.

Proprio in virtù di quel giorno burrascoso, ma anche per il ripetersi di altri incontri ravvicinati tra le opposte fazioni, la sfida tra orobici e piemontesi difficilmente si rivela banale, ed in ogni caso merita di essere sempre seguita.

Questo mercoledì sera non regalerà nessun fuori programma ma il fascino di questa rivalità, così antica e così sentita, resta immutato.

Gli ospiti raggiungono il Brumana suddivisi in due gruppi principali: il primo a bordo di due pullman privati ed il secondo con alcuni bus arancioni. Assisto all’arrivo senza turbolenze dei primi e non ho notizie di episodi eclatanti all’arrivo dell’altro scaglione.

Dentro lo stadio non mancano, sin da subito, i cori offensivi: degli autentici evergreen che sopravvivono al passare degli anni, anzi dei decenni, e che si sono tramandati almeno tre generazioni ultras.

Così, quando la Curva Nord propone un “chi non salta è un granata” sulla melodia di “Bella Ciao”, la partecipazione è massiccia e trova seguito anche nei Forever Atalanta ed in qualche nostalgico che ora bazzica tribuna o distinti.

Il colpo d’occhio del settore ospite è di tutto rispetto: buon numero (anche considerato il giorno lavorativo), belle bandiere in costante movimento e, all’avvicinarsi del fischio d’inizio, un po’ di bandierine granata ad aggiungere non solo colore ma a fare capire che, in caso di bisogno, le aste sono pronte…

Anche la curva bergamasca predilige per l’occasione un’alzata di due aste con i grossi bandieroni a fare da contorno. “Bergamo”, “Prima durante e dopo”, “Mai Sola”, “Insieme da sempre. Insieme per sempre” e “Finché vivrò”: se a queste citazioni aggiungiamo lo stendardo “Spaka so tot” si può tranquillamente affermare che la filosofia degli ultras neroazzurri è riassunta in modo completo. Appeso in alto alla Nord non manca il “SIAMO TUTTI CON CLAUDIO” a testimonianza che la battaglia per chiedere una “giustizia giusta” è in pieno svolgimento.

Entrano in campo le formazioni, i padroni di casa accendono un po’ di torce per terra ed alzano al cielo un “Vinci per noi magica Atalanta” che si protrarrà per quasi cinque minuti. Sul fronte opposto, i granata dimostrano molta compattezza e continuità, offrendo suggestioni vagamente sudamericane. Forse è proprio la scelta di insistere con cori prolungati e ritmati che li penalizza un po’ quanto a decibel, ma che il fiato non manchi lo si capisce bene quando propongono le grandi hit del loro repertorio: “Forza vecchio cuore granata” e “La-gente-vuol-sapere” arrivano nitidi fino alla Tribuna stampa Nord.

Lo spettacolo in campo non è entusiasmante: la Dea ha bisogno di vincere e comanda il gioco ma, salvo poche fiammate, non preoccupa Sirigu. Una parte del merito va agli uomini di Mazzarri, che si prodigano in un pressing forse non feroce ma efficace, questo sì, nel disturbare la manovra orobica. Il ruolo di guastafeste piace anche ai supporters granata che a metà tempo pungolano i dirimpettai con un “Bergamasco pezzo di m****” ad alto volume.

La Nord insiste nell’incitamento ma poi ricambia affettuosamente il pensiero con il classico dei classici: “E noi dell’Atalanta te lo gridiamo in coro…”

Si va all’intervallo a reti bianche, la ripresa vede un’Atalanta che parte più determinata. Gasperini mette in campo anche Ilicic (osannato dal pubblico) ma non basta il suo rientro per cambiare gli equilibri e sbloccare la partita.

Col passare dei minuti, il sostegno della curva bergamasca scende di intensità e registra qualche pausa di troppo. Stabili invece sugli standard del primo tempo gli ospiti, che continuano a sventolare bandierine e bandieroni (quello che ritrae il leggendario Valentino Mazzola batte ogni record), a saltare ed a proporre battimani.

Il risultato resta immutato, la divisione della posta soddisfa di più il Toro mentre i neroazzurri devono rinviare la conquista dei tre punti. Gioco e risultati sono al di sotto delle aspettative e, sfumato il sogno europeo, occorre risalire in fretta la china se si vuole evitare un campionato anonimo.

Lele Viganò