Pullman e treno sono i mezzi che solitamente prediligo per le mie sortite calcistiche, in primis perché prenotando con un buon margine di anticipo si riesce a risparmiare parecchio e poi perché, non guidando, puoi focalizzarti e goderti meglio il viaggio e il paesaggio, o più semplicemente leggere o dormire. Questa domenica scelgo di seguire Atletico Ascoli-L’Aquila: di viaggi nella città marchigiana ne ho fatti tanti, purtroppo però dopo il Covid è diminuita la copertura di certe tratte pertanto, in quest’occasione, sono costretto a ricorrere alla macchina. Sicuramente il mezzo più comodo e veloce che risparmia levatacce, chilometri a piedi, rientri a notte fonda ma poche cose sanno farti battere il cuore come arrivare nei pressi di uno stadio dopo una lunga camminata a piedi, guidati magari dai fari dell’impianto di illuminazione, dal mormorio della folla o riconoscendo lungo il tragitto piccoli particolari di vecchi cortei visti in fototifo.
Essendo tra l’altro la prima volta nell’impianto di quest’altra compagine ascolana, mi dirigo a piedi per il solito giro esplorativo, a partire dal parcheggio ospiti con la correlata entrata loro riservata. Da una via laterale si arriva invece alla tribuna centrale, dove campeggia la datata scritta “Velodromo Comunale Don Mauro Bartolini”. Lo stadio sorge nel nuovo ma popoloso quartiere di Monticelli e oltre all’Atletico Ascoli, ci gioca anche l’omonima squadra che prende il nome del rione e milita nella Promozione marchigiana. Il più resistente terreno in erba sintetica ne permette l’impiego pure ad una terza squadra, il Piceno United, che disputa il campionato di Prima Categoria. In realtà, in passato, questo impianto aveva funzione di solo velodromo poi prestato al calcio, ha visto infine prevalere quest’ultima destinazione d’uso in via esclusiva. Dopo aver visto arrivare il pullman della squadra abruzzese griffato coi colori rossoblù, varco l’ingresso per godermi questa partita, ma soprattutto gli ospiti, che non ho più visto all’opera dalla gara in casa contro il Chisola, valevole per i play off di Eccellenza nazionale di quasi due anni fa.
Il girone F della Serie D è un raggruppamento molto particolare, comprendente squadre blasonate, ma soprattutto tifoserie storiche come ad esempio le prime in classifica, Sambenedettese e Campobasso, appaiate in vetta a quarantaquattro punti, seguite proprio dalla compagine aquilana al terzo posto, staccata di appena quattro lunghezze. Di contro l’Atletico Ascoli sta disputando tutto sommato un campionato soddisfacente e attualmente è fuori dalla zona play out, dopo aver cambiato guida tecnica in corso d’opera.
Entrando in campo ho una prospettiva completa sia della struttura che delle tifoserie: i padroni di casa prendono posto in tribuna, non molto spaziosa e completamente scoperta, ma abbastanza rialzata per permettere agli spettatori di godersi appieno lo spettacolo, mentre il settore ospiti è subito dietro una delle porte ed è composto da quattro gradini, totalmente scoperto ma abbastanza lungo e capiente. I tifosi locali, pur accorrendo in numero discreto ed occupando quasi tutta la tribuna non godono di gruppi ultras, per cui non ci saranno cori durante la gara, solo qualche urlo nei momenti cruciali, soprattutto contro l’ex sambenedettese Angiulli, tra l’altro autore del momentaneo pareggio ospite, tanto per rimarcare la rivalità tra ascolani e sambenedettesi, per un derby che manca da una vita.
Gli ultras ospiti, arrivati con mezzi propri, varcano il cancello d’entrata una ventina di minuti prima del fischio iniziale e come loro consuetudine, si sistemano in maniera compatta e simmetrica proprio dietro la porta, con gli stendardi tenuti tutti insieme, perfettamente uniti da una corda. Grosso modo saranno quasi duecento, con gli ultras al centro ed il resto dei tifosi agli angoli, un po’ troppo scollati dalla parte calda della tifoseria. Il blocco centrale è bello da vedere ed all’entrata dei giocatori in campo effettuerà una bella sbandierata, formata da quattro grossi bandieroni, perfettamente sistemati ai lati del gruppo stesso. Tra l’altro molto bello il bandierone “Ai piedi del Gran Sasso”, con l’inconfondibile profilo del noto massiccio montuoso.
Durante la partita sarà un monologo della tifoseria ospite dall’inizio alla fine, tanto che ai propri giocatori sembrerà di giocare in casa. Già nella prima frazione il tifo raggiunge picchi elevati d’intensità ed il più delle volte i cori sono accompagnati da imponenti battimani e dallo sventolio dei bandieroni. Nemmeno il gol ascolano, siglato da bomber Cabuschi dopo appena dodici minuti, scalfisce la prestazione degli aquilani che non smettono un secondo di tifare, ma anzi rilanciano, cantando pure cori in movimento a destra e sinistra. A dieci minuti dal duplice fischio, alzano le stecche di tante bandierine per poi farle sventolare all’unisono, colorando ulteriormente il settore. La squadra sembra recepire il messaggio ed a sei minuti dalla pausa arriva al pareggio, facendo esultare tutto il settore.
Nel secondo tempo la musica non cambia: gli aquilani sembrano irrefrenabili ed il tifo ripercorre gli stessi standard della prima frazione. I cori variano, da quelli storici e famosi ripresi anche dalle maggiori tifoserie italiane, a quelli più secchi e brevi, ai quali vengono alternati quelli a rispondere più lunghi. Nella parte finale di gara chiedono a gran voce la vittoria, ma sarà l’Atletico Ascoli, all’ultimo minuto di recupero, a tirare fuori il coniglio dal cilindro, segnando il gol della vittoria grazie al neo-entrato Cesario. Finisce così la contesa, con i tre preziosissimi punti ad appannaggio dei padroni di casa, che festeggiano questa importante vittoria contro una squadra sulla carta decisamente più forte.
Sul fronte ospite la delusione è tanta sia tra i giocatori che tra i sostenitori. I risultati provenienti dagli altri campi, con la larga vittoria del Campobasso nella trasferta di Senigallia ed il pareggio della Sambenedettese in casa del Fossombrone, rendono amaro il saluto della squadra ai tifosi. La vetta si allontana, sette punti di distacco dalla capolista molisana e cinque punti dai marchigiani. A dieci giornate dal termine non è un margine incolmabile ma sicuramente importante per chi sognava la promozione, a maggior ragione tenendo presente anche il valore delle rose di chi li precede in classifica.
Marco Gasparri