Dopo un’intera stagione spesa in giro per l’Austria per seguire tante partite di alto livello di tifo, non vedo l’ora di assistere anche alla finale della SFV-Cup, una coppa regionale della federazione di Salisburgo, più o meno comparabile alla Coppa di Serie C. Questo trofeo ideato nel 1926, ha conosciuto diverse sospensioni nel corso della sua esistenza, per i più svariati motivi. Il lasso di tempo più lungo senza la competizione, circa 50 anni, fu dopo la Seconda Guerra Mondiale, fino a essere nuovamente e finalmente rilanciata dal 2004, con l’incentivo aggiuntivo della qualificazione al primo turno dell’ÖFB-Cup, la coppa nazionale maggiore, riservato al vincitore.
L’Austria Salisburgo che avevo già visto nell’emozionante partita di Graz pochi mesi fa, ha insieme alla sua fedele tifoseria tutte le motivazioni sufficienti per raggiungere la sua sesta coppa, già vinta dalla “vecchia” Austria nel 1937 e nel 1959 e poi di nuovo, dopo la rifondazione, per ben tre volte di seguito dal 2012 al 2014. Clamorosa invece l’affermazione della squadra B dei viola in questa stessa coppa nel 2005.
Dopo un viaggio terribile (code ovunque per l’inizio delle vacanze, un incidente stradale con conseguente chiusura dell’autostrada, deviazioni e traffico bloccato: alla fine mi ci vorranno 4 ore per un tragitto di meno di 200 km) arrivo con poco meno di mezz’ora in anticipo sul fischio d’inizio a Eugendorf, piccolo villaggio vicino alla città di Salisburgo, scelto dalla federazione SFV per ospitare la finale. Le macchine sono parcheggiate per tutto il villaggio, così faccio anch’io e mi affretto all’ingresso.
La piccola struttura è pressoché gremita. Ufficialmente il numero di spettatori è indicato in 1.100 unità, ma a dire il vero ce ne sono visibilmente molti più. La tifoseria viola è sistemata nell’unica tribuna, dietro un solo striscione con la scritta “Austria Salzburg”, per tutte le partite di coppa infatti, la Curva viola ha deciso di tifare con uno stile più asciutto, quasi inglese se vogliamo, con cori più adattati a ciò che accade in campo e senza coreografie né striscioni dei gruppi. Con l’aiuto del tetto e grazie alla compattezza del settore, riescono a farsi sentire in maniera ottima: cori forti, battimani eseguiti splendidamente e qualche bandiera sempre offerta al vento. I sostenitori di Kuchl (che non hanno una tifoseria organizzata ma solo tifosi “normali” oltre ai parenti dei giocatori) sono seduti al lato opposto della tribuna.
La squadra viola gioca una partita eccellente. Anche quando gli avversari segnano un po’ sorprendentemente il primo gol, dominano in gran parte gli eventi del campo e li piegano in loro favore. Alla fine il tabellone elettronico mostra il risultato di 3-2 per il Salisburgo, che equivale all’ambito biglietto d’ingresso per il primo turno della ÖFB Cup della prossima stagione.
Al triplice fischio finale vengono poi accese tante torce per festeggiare il primo titolo ufficiale dopo la promozione al calcio professionistico nel 2015. E anche quando la squadra alza la coppa davanti al settore caldo del tifo viola, i cori di vittoria sono accompagnati da ancora altre torce e fumogeni. La sinergia fra squadra e tifoseria trova il suo punto culminante quando il trofeo viene portato sugli spalti per essere sollevato dagli ultras. Un momento simbolico altissimo ma altrettanto meritato per i sacrifici da loro fatti in tutti questi anni.
Lascio il piccolo campo sportivo completamente soddisfatto. Mentre cerco la mio auto ripenso alle tante partite in Austria a cui potrei ancora assistere in questa stagione che volge al termine: grandi derby in previsione a Graz e Vienna ma anche partite regionali, nei campionati minori con tifoserie che meritano ben altri palcoscenici, proprio come l’Austria Salisburgo oggi, il tutto poi sempre in un’atmosfera unica. Non si può far altro che sperò che l’Austria sappia mantenere questo equilibrio senza esasperare gli animi con quelle stesse politiche fortemente repressive o la stessa commercializzazione selvaggia del calcio che nel recente passato ha forse portato qualche singolo privilegiato a un livello più alto, ma con questa cannibalizzazione ha finito per abbassare la competitività di tutto il resto del calcio austriaco. E con esso mortificarne anche il suo tifo.
Jürgen De Meester