Seicentottanta i chilometri che dividono il capoluogo frentano dalla città di Varese, l’avversaria che, nella 36esima giornata di campionato (decima trasferta della stagione per il nostro gruppo), ospiterà la compagine rossonera.

Sì, la tabella di marcia parla chiaro: ci sono da affrontare complessivamente 1.340 chilometri di viaggio e con la quasi certezza di rimanere fuori dalle mura.

Non ci scoraggiamo, come si suol dire “la speranza è l’ultima a morire” e osare è il nostro imperativo. A partire il solito manipolo composto dalle 7 solite facce. Il ritrovo fissato alle ore 06:00 del sabato mattina.

Tra qualche temerario reduce dal venerdì (c’è chi ha dato inizio al noto “foraio” lancianese già dalla sera stessa, in attesa delle prime luci dell’alba) e tra qualche pervenuto in ritardo (Pessotto docet!) ci immettiamo in Autostrada alle 07:15.

Vi risparmiamo il racconto di ciò che si dice e di ciò che si fa all’interno dell’auto: lo lasciamo alla vostra immaginazione, tenendo conto delle condizioni di partenza, sapendo che i “rifornimenti” sono moltiplicati in relazione a quanto ci toccherà percorrere, cercando di cogliere il giusto spirito goliardico che ci anima.

E qui ci preme soffermarci un attimo: possibile che, non andando neanche troppo a ritroso nel tempo, condividere tutto questo con un numero più nutrito di amici al seguito rappresentava semplicemente la base? Purtroppo le varie leggi che limitano la libertà di espressione (per esempio, quella sugli striscioni e sugli altri strumenti di tifo), e quelle che limitano la libertà di movimento (tessera del tifoso e articolo 9) hanno fatto sì che una trasferta a cui in passato avrebbe probabilmente partecipato un intero pullman di Ultras, oggi sia condivisa solamente (e menomale) da sette indomite persone? Non ci stancheremo mai di ripeterlo: ridateci il pallone di una volta con annesse TRASFERTE LIBERE!

Durante il tragitto d’andata decidiamo di effettuare tre soste: la prima più che altro per goderci un buon risveglio e recuperare le energie mattutine, la seconda e la terza per mettere qualcosa sotto i denti e lasciare la propria firma “indelebile”, apostrofando i rivali di sempre e chi ci vuole male.

Terminata l’ultima delle soste previste, ci accorgiamo che effettivamente, al ritardo di partenza, abbiamo accumulato qualche altro minuto.

Ciò ci porterà a spingere un po’ di più sul pedale, consentendoci di arrivare nella città lombarda a ridosso del fischio d’inizio del match: le lancette dell’orologio indicano le 14:55. 
Immediatamente ci fiondiamo in direzione stadio e, tempo di parcheggiare, ci muoviamo a piedi, intenzionati ad arrivare ai tornelli del settore ospiti del “Franco Ossola”. 
Poco prima di raggiungerli, veniamo bloccati da un paio d’agenti e due steward. Spieghiamo loro che siamo sprovvisti di tessera del tifoso (e, di conseguenza, del tagliando d’ingresso allo stadio) e, notando negli agenti un comportamento meno rigido e fiscale di quanto abbiano destato a primo impatto, riusciamo ad ottenere un colloquio col funzionario-responsabile di turno.

Esponiamo a quest’ultimo le nostre ragioni, il perché siamo contro (a prescindere) questo sistema tessera del tifoso. Nonostante di fronte avessimo una persona in divisa, e quindi un rappresentante di quello stesso Stato che vorrebbe decretare la nostra fine a suon di diffide e colpi di manganello, ci accorgiamo che quantomeno è disposto ad ascoltarci e a mostrare un minimo di buonsenso ed elasticità.

Ci dice: “Ognuno di voi mi lasci i propri documenti e 13 Euro, adesso vedo quello che si può fare”.

Capiamo da subito che certamente non ci troviamo ad avere a che fare con persone (come la stragrande maggioranza dei suoi colleghi!) che per il semplice fatto di esserci avvicinati nei paraggi dello stadio della squadra locale, in altre trasferte, stavano quasi per appiopparci un bel provvedimento di diffida o peggio. 
Ad ogni modo, ci fidiamo, lasciamo i documenti e sborsiamo la modica cifra di 13 sacchi a testa, per l’immensa gioia delle nostre misere tasche. Tralasciando per un attimo le battute scherzose, tra di noi l’entusiasmo è tanto ma non lo diamo nell’occhio. 
Sai com’è? Non si sa mai!

Il funzionario-responsabile ci dà un po’ di distanza, per 5 minuti scompare dal nostro raggio; nel frattempo, tutto ad un tratto, all’interno del settore riservato alla tifoseria frentana si avverte un vero e proprio boato: è il goal firmato da Carlo Mammarella su calcio di punizione (ma va ?!?).

Il Lanciano è in vantaggio e mentre, abbracciati, si manifesta la nostra esultanza, ecco che osserviamo tornare il funzionario verso di noi. In mano ha i biglietti… incredibile! Tuttavia restiamo ancora con i piedi per terra. 
Dopo averci raccomandato di non esporre all’interno della Curva nessun tipo di drappo, ci consegna biglietti e documenti e ci lascia entrare.

Al 20esimo minuto del primo tempo di gioco varchiamo i tornelli (poggiando gli accendini in un apposito contenitore… maledetti!) e siamo dentro. Sì, avete capito bene, siamo dentro e per di più la nostra Virtus sta conducendo la partita (segno tangibile che le visite effettuate le scorse settimane, durante gli allenamenti, non sono state del tutto vane).

Bene così, anche qui lasciamo alla vostra immaginazione la goduria provata in questi momenti. All’interno del settore ospiti, i lancianesi presenti non sono tantissimi, ma sotto un sole tipicamente estivo, cerchiamo di compattarci al fine di sostenere con la giusta determinazione i rossoneri in campo.

Come avviene dall’inizio del girone di ritorno, il primo coro lo dedichiamo ai nostri fratelli che, purtroppo, a causa delle attuali e infami leggi repressive, sono costretti a rimanere a casa. DIFFIDATI SEMPRE PRESENTI!

Poi partiamo con cori “chiamati” a sostegno della squadra e un paio di manate. Neanche il tempo di metterci all’opera, che finisce subito la prima frazione.

Una rinfrescatina d’obbligo e intervallo in relax, poi si riprende. Posizioniamo sulla rete metallica, più o meno al centro della Curva e di fianco agli altri striscioni, la felpa “Frentani Non tesserati” (beh, in qualche modo la presenza andava pur rimarcata!). 
Proseguiamo con cori “chiamati” di buona intensità, con alcuni cori cantati in dialetto e con altri contro la repressione. Spesso li alterniamo a dei battimani. 
Sugli spalti, per lo zoccolo duro, farsi sentire in 20 unità non è affatto facile, eppure la nostra voce, forte (in relazione al numero) e carica di entusiasmo, ci dicono sia arrivata.

Intanto, in campo, giunge il triplice fischio e il Lanciano, seppur a denti stretti e non disputando una partita particolarmente brillante sotto il punto di vista del gioco, riesce a conquistare a Varese 3 punti importantissimi in chiave Play-Off.  Avanti così, ragazzi!

Con i padroni di casa nulla da segnalare: indifferenza Ultras.

Terminato l’incontro, ci incamminiamo verso la macchina e ci rimettiamo in viaggio: altri 680 chilometri ci attendono prima di tornare a casa.

E se il morale è dei migliori, non possiamo dire altrettanto riguardo ai nostri portafogli. 
Infatti, al tragitto di ritorno (lungo il quale effettueremo cinque fermate), saremo costretti a dividere tutto con tutti e a racimolare gli ultimi spicci per far quadrare i conti. 
Ci teniamo a riportarlo perché anche questi aspetti, apparentemente “minori”, per come la vediamo noi sono in realtà parte integrante di chi sceglie di vivere Ultras. Ed è giusto che sia così.

Di questi tempi poi, diciamocelo chiaramente, affrontare una trasferta non proprio dietro l’angolo di casa, da non tesserati (e men che meno da “accompagnati”) e consapevoli dei rischi a cui si va incontro, ha senza ombra di dubbio il suo costo… anche di natura economica.

E così, stanchi, sporchi ma felici, in nottata (verso le 02:00) rientriamo a Lanciano da vincitori. Già, perché ai giorni d’oggi, aver avuto modo di poter difendere liberamente l’identità e i simboli di una piazza dal settore ospiti di un impianto sportivo, la riteniamo a tutti gli effetti una vittoria. La vittoria di chi ci crede ancora, di chi non si piega, la vittoria di chi possiede ancora la forza, la volontà e il carattere per viaggiare alla “vecchia maniera”, senza ricorrere alla sottoscrizione di inutili strumenti di compromesso (quali tessere del tifoso, Club Away, “1+1”, “1+2”, varie ed eventuali puttanate simili).

SULLA STRADA DETTATA DALLA COERENZA
PROSEGUE LA NOSTRA BATTAGLIA IN GIRO PER L’ITALIA!


Senza se e senza ma
La Lanciano non tesserata