Torno allo stadio “Paternio-Lombardi” per un incontro entusiasmante, non solo dal punto di vista sportivo ma anche per l’atmosfera che si respira tra le tifoserie. In campo si affrontano Avellino e Cavese, due delle curve campane più importanti per appartenenza, presenza, tifo e spettacolo.
Entrambe le tifoserie si dimostrano attente alle questioni sociali e attive in iniziative benefiche, pronte a tendere una mano non solo al proprio popolo. In occasione di questa partita, infatti, la “Curva Sud” di Avellino raccoglie fondi per “Casa Immacolata”, una casa di cura alle porte di Roma gestita da Suor Antonia, di origini avellinesi, che si dedica da sempre ad aiutare i più bisognosi. All’ingresso dello stadio, alle donazioni spontanee dei tifosi dei lupi, si uniscono anche i tifosi della Cavese che contribuiscono con una generosa somma, dimostrando quanto gli ideali ultras possano andare oltre le rivalità.
Al mio ingresso in campo, la curva di casa si riempie lentamente, mentre i tifosi avversari occupano già una buona parte del settore loro riservato. Al fischio d’inizio, le tifoserie sono schierate e pronte: dal versante biancoverde si alza un coro unanime, le bandiere sventolano alte e i fumogeni colorano il cielo. Gli ospiti, con un colpo d’occhio notevole, si mostrano agguerriti, sia per la gioia di essere in trasferta come poche altre volte è successo quest’anno, sia per dimostrare l’unità e l’orgoglio del popolo blufoncé, soprattutto a pochi giorni da una diffida dalle motivazioni discutibili che ha colpito un esponente di spicco della propria tifoseria. Un’assenza pesante, che non compromette la loro prestazione, ma che fa riflettere su come le leggi contro gli ultras abbiano compromesso la loro presenza e il loro ruolo, a discapito di una cultura di tifo che, per molti, rappresenta un’importante forma di espressione e appartenenza. È un triste paradosso che, mentre si cerca di combattere la violenza e il disordine, si finisce per penalizzare chi vive il calcio con passione e rispetto, trasformando il tifo in un terreno di scontro tra autorità e sostenitori battagliando e strumentalizzando cavilli.
Dopo un inizio arrembante, i lupi allentano la pressione verso la fine del primo tempo, adottando toni più pacati, per poi scatenarsi nuovamente nel secondo tempo, complici i due gol che porteranno alla vittoria finale, nonostante i vari attacchi e una sola rete della Cavese. Sono diversi anni che gli irpini lottano per scalare la classifica e tornare in cadetteria, non hanno mai perso la lucidità sostenendo la squadra nonostante gli alti e bassi. Fra le note di cronaca, la curva ricorda “Barbalupo” Carmine Pascale, il compianto barbiere di Monteforte Irpino, venuto a mancare la vigilia di Natale e sempre vicino alle sorti dell’Avellino, onorato con affetto dai tifosi, anche attraverso una foto esposta in curva.
I tifosi ospiti mantengono per tutti i minuti di gioco toni notevoli. Ricordano con uno striscione Raffaele “Raflò” Siani, un tifoso di curva e amico della tifoseria, ben conosciuto in città, venuto a mancare anche lui recentemente.
A fine partita, la squadra dell’Avellino, vittoriosa, si abbraccia sotto la curva cantando insieme al proprio pubblico. Gli ospiti salutano la squadra in campo con una sciarpata, e nonostante l’amara sconfitta, continuano a cantare con un breve assolo di tamburo a ritmo di samba.
Nel lasciare il campo, rifletto su quanto sia stato bello lo spettacolo celebrato sugli spalti questa sera, dove il rispetto, l’unità e la passione hanno sicuramente riscaldato la fredda serata.
Testo di Imma Borrelli
Foto di Imma Borrelli e Pier Paolo Sacco