Sono stagioni un po’ tribolate ad Avellino. Da quando s’è esaurita l’onda lunga dell’entusiasmo per la lunga e trionfale cavalcata degli irpini dalla D alla B, qualche crepa ha minato il rapporto fra la piazza e la proprietà, rapporto che non è più così idilliaco come un tempo. Nel frattempo hanno concorso le solite immancabili problematiche interne, alcune delle quali presistenti, nate attorno al fallimento della vecchia US, poi il salato conto da pagare in termini di diffide. Insomma, il “Partenio – Lombardi” non è più un catino ribollente di presenze, per quanto il tifo continui ugualmente ad essere appassionato e sempre presente. Le stime ufficiali parlano di 646 spettatori paganti ai quali va aggiunta la quota abbonati, ma si arriva a fatica alle 4.000 presenze totali… e il paradosso è che la Curva Sud sembra invece non risentire della generale disaffezione del pubblico medio, mostrandosi ben piena e sempre schierata a difesa della maglia che amano.

Degna di nota è anche la presenza cremonese, tifoseria provinciale, che non ha mai viaggiato su cifre altisonanti e per la quale, non potendo contare su schiere di studenti e lavoratori fuorisede come avviene alle tifoserie del sud, porta ad Avellino una rappresentanza davvero di tutto rispetto. A rovinare questa trasferta però, ci ha pensato il servizio d’ordine che – dopo aver sottoposto i grigiorossi alle solite minuziose perquisizioni – è ritornato alla carica presso i tifosi cremonesi pretendendo che rimuovessero il già esposto striscione “Assenti presenti”. La motivazione, come sempre, si avvita attorno ad improbabili e idioti permessi non richiesti, ad una presunta apologia dei diffidati quando – in senso lato – la pezza in questione ricorda anche quegli assenti che non potranno mai più tornare sui gradoni, quei fratelli di stadio che la vita ha strappato troppo presto all’affetto dei propri amici. Certo, senza ipocrisia il messaggio è rivolto anche a chi è costretto ad andare a firmare in quanto sottoposto a Daspo, ma leggerci dell’apologia del reato contestato è davvero strumentale, oltre che malafede: da sempre, con quel messaggio, si esprime solidarietà ed affetto a compagni di stadio, sic et simpliciter. Oltrettutto il reato contestato, quando si parla di Daspo, è un reato del tutto ipotetico, non di certo una condanna in ultimo grado di giudizio: un paradosso tipico di questa sanzione amministrativa per la quale prima paghi la pena e poi in seconda battuta si vede e si discute in tribunale se sei davvero colpevole o innocente. Ma questo ai solerti e puntigliosi tutori dell’ordine, della giustizia e della disciplina pare non interessare in alcun modo.

Per la cronaca, i tifosi cremonesi hanno abbandonato lo stadio di fronte a tali richieste mentre il campo ha restituito uno scialbo 0-0, utile soprattutto agli ospiti che restano agganciati al treno dei playoff.

Foto di Pier Paolo Sacco.