Dopo il ritorno nel professionismo, Taranto e i suoi ultras hanno nuovamente occasione di calcare uno dei palcoscenici storici del nostro calcio, quel “Partenio” da qualche anno dedicato al ricordo dello sfortunato capitano irpino Adriano Lombardi morto nel 2007 di SLA. Per quanto tutti i vecchi nostalgici del calcio mostrino sempre una certa resistenza alle nuove denominazioni, sicuramente un esercizio di memoria storica è di gran lunga preferibile a operazioni commerciali il cui unico valore è quello del denaro.

Secondo il dato ufficiale sono 2.620 gli spettatori presenti, un dato non esaltante se non addirittura deprimente ma almeno, con i tempi che corrono, conforta vedere che lo zoccolo duro degli ultras è quello che risponde nel miglior modo possibile, a fronte del resto del pubblico la cui disaffezione è ormai totale. Sui tarantini, in assenza di dati ufficiali, la stima si potrebbe approssimare fra le 250 e le 300 unità.

Il tifo è di buona fattura su ambo i fronti, belli e compatti i padroni di casa che formano un ottimo quadrato al centro del primo anello dietro il loro unico striscione, facendosi sentire con cori sempre belli e anche costanti nel tempo. Più altalenante il sostegno dei pugliesi che si fanno preferire nel secondo tempo dal punto di vista canoro, sia in termini di potenza che di continuità. Si fanno anche notare dal punto di vista dell’impatto visivo ricorrendo a più riprese ad un po’ di vecchia sana pirotecnica. Per quanto la truppa rossoblu si compatti in maniera positiva, meno positivo è il colpo d’occhio cromatico puramente riconducibile agli striscioni, che restituiscono un senso di disordine rimandando inevitabilmente il pensiero al vuoto lasciato dal Gruppo Zuffa. Non per infilare le dita in una ferita fresca o fare classifiche di merito soggettive, ma solo per dire che servirà ancora del tempo affinché le nuove dinamiche trovino il loro punto di equilibrio.

In campo l’Avellino vince 2-1 agganciando con questi tre punti proprio i pugliesi e rilanciando le proprie quotazioni nella battaglia per i playoff.

Foto di Davide Gallo
Testo a cura della redazione