Per la 25ª giornata del girone C di Serie C, mi reco allo stadio “Partenio-Lombardi” di Avellino per assistere al match tra i lupi biancoverdi e la Turris. I pronostici sono a tutto vantaggio del lanciatissimo Avellino, ormai a ridosso della zona promozione dopo un avvio incerto. Situazione opposta invece per la Turris, sempre alle prese con una grave crisi societaria che sembra difficilmente risolvibile nel breve tempo e ogni settimana di più assume le fattezze di una condanna alla retrocessione.
Quella che però sembrava una vittoria scontata contro una formazione imbottita di giovani della Primavera si è invece rivelata tutt’altro che una passeggiata. La Turris quantomeno ha giocato al massimo delle proprie possibilità, onorando la maglia per tutta la gara, anche se alla fine è servito a poco.
Nonostante non si trattasse di una partita di cartello, lo stadio irpino offre un colpo d’occhio incredibile: si contano almeno 7.000 spettatori, una media altissima per la categoria. In questo contesto, la Curva Sud si accende subito incentivata dal fatto che, dopo neanche 20 secondi, arriva il gol che fa esplodere la festa. Vessilli biancoverdi sventolano e boati risuonano in tutti i settori. Questa è la risposta della città di Avellino, che non ha mai smesso di credere nella Serie B nemmeno quando le cose non volevano saperne di andare per il verso giusto.
Durante la partita, la Curva Sud ricorda Marco, un ragazzo (ex Desaparecidos) da sempre innamorato della squadra della sua città, come recita lo striscione a lui dedicato, venuto a mancare due anni fa. Un altro striscione viene invece esposto a supporto dei rivali di Torre del Greco: a prescindere dalla rivalità, non è ammissibile che la fede di una tifoseria venga derisa da gestioni societarie a dir poco allegre, questo il senso del messaggio a loro dedicato. Un messaggio che andrebbe recepito anche dalle istituzioni calcistiche e politiche, sempre pronte a punire e perfino accanirsi contro i tifosi, indifferenti invece quando la storia di certi sodalizi viene vilipesa e talvolta persino cancellata.
Anche il settore ospiti ovviamente applaude per questo attestato di solidarietà trasversale. Sono una ventina circa gli ultras corallini che, posizionati i loro vessilli, assistono alla partita in assoluto silenzio fino al fischio finale. In simili circostanze in cui i topi stanno già abbandonando la nave che imbarca acqua da tutte le parti, loro sono ancora là. E saranno ancora là quando sarà ora di ripartire. Non so se esiste una prova d’amore più grande. Che parte poi esattamente da quelle stesse persone additate come male assoluto del calcio da chi invece poi il calcio, nei fatti, lo violenta e lo uccide. Paradossi o strumentalizzazioni, chiamateli voi come volete.
Al termine del match è festa grande per l’Avellino. I calciatori vengono chiamati a gran voce sotto la curva dai propri sostenitori, che li applaudono e fanno sentire tutto il loro calore, ribadendo quanto credano nella promozione. L’Avellino è già un’armata da categoria superiore, ma gare come questa devono insegnare che ogni partita, fino alla fine del campionato, deve essere giocata come fosse una finale.
Pier Paolo Sacco