L’ultima volta che vidi all’opera i Campobassani era la stagione 2004-2005. Si trattava di una gara di Coppa Italia Serie D che i Molisani disputarono a Cecchina, piccola frazione di Albano Laziale, sita nei Castelli Romani. Erano una sessantina, molto belli a vedersi. Parliamo di un decennio fa, con tutto ciò che questo comporta. Il Campobasso, nel frattempo, è fallito svariate volte, ritrovandosi quest’anno dall’Eccellenza. Dopo un paio di stagioni che avevano visto la Nord rossoblu in contestazione, anche gli ultras sembrano essere ripartiti e così, sfruttando questi ottavi di finale della Coppa Italia di Eccellenza, decido di raggiungere Avezzano per assistere alla gara. Stimolato anche dalla tifoseria di casa, vista in un paio di occasioni quest’anno e sempre in discreta forma.
Come di consueto, per raggiungere la Marsica durante la settimana, il mezzo migliore è il treno. Con gli orari che combaciano ed una maggiore tranquillità nel muoversi evitando di rimanere impantanati nell’eterna incompiuta A24. Con il consueto ritardo che contraddistingue la stragrande maggioranza dei treni che viaggiano sulla Roma-Pescara, il mio convoglio parte dalla Stazione Tiburtina poco dopo le 11. Una bella giornata di sole accompagna il mio viaggio, illuminando le campagne che succedono la Capitale, prima, e Tivoli poi. Ho già parlato di questa ferrovia “andina”, costruita ormai quasi 150 anni fa, che conserva tutto il suo fascino traversando la dorsale appenninica ed offrendo scorci mozzafiato di un paesaggio, vuoi per la sua durezza o vuoi per la sua poca ospitalità, ancora poco contaminato dall’uomo. Eppure ne rimango sorpreso ogni qual volta mi ritrovo a percorrerla, probabile conseguenza della quotidiana vita metropolitana.
In un paio d’ore sono ad Avezzano, dove, come sempre, avverto un certo cambiamento di temperatura, non pentendomi affatto di aver indossato la giacca più pesante che solo qualche ora prima mi accaldava terribilmente. Fuori dalla stazione una miriade di studenti si muove all’impazzata per tornare a casa, mentre io m’incammino tranquillamente verso lo stadio. Ormai, essendo la terza volta quest’anno che mi trovo da queste parti, conosco a memoria il percorso. Passo davanti al duomo, poi davanti al castello ed infine eccomi nei pressi del settore ospiti. Ci sono già alcuni tifosi molisani che stanno bevendo e scherzando tra loro. La cosa mi fa ovviamente piacere, visto il mio timore di trovare una rappresentanza ridotta all’osso a causa della poca importanza del match per loro: il Campobasso è saldamente primo nel proprio girone e, a meno di crolli improbabili, conquisterà la promozione in Serie D con netto anticipo, a prescindere dalla conquista di questa coppa che rappresenta una porta d’accesso secondaria alla stessa Serie D.
Girando l’angolo noto che anche i tifosi abruzzesi sono raggruppati dinanzi la propria curva, in procinto di sistemare bandiere e stendardi prima di entrare. Raggiungo l’ingresso accrediti e, dopo aver verificato la presenza del mio nome sulla lista dei fotografi, l’addetto stampa mi consegna la pettorina accompagnandomi sul terreno di gioco. Manca meno di mezz’ora all’inizio della partita ed il pubblico continua ad affluire in buon numero, considerato il mercoledì lavorativo.
Nel settore ospiti per ora sono poco più di 35 i ragazzi che si compattano sotto le pezze di Ultras e NZCL; le fila campobassane verranno poi ingrossate dall’arrivo degli Smoked Heads dopo pochi minuti dal fischio d’inizio. In totale sono una cinquantina gli ultras rossoblu, un numero davvero buono per tutte le ragioni elencate in precedenza. Buona anche la presenza dei padroni di casa, sono un centinaio gli ultras avezzanesi presenti in Curva Nord che si mettono in mostra sin da subito con il continuo sventolio di bandiere e bandieroni. Da segnalare, tra loro, la presenza dei Fermani con tanto di striscione “Nucleo” al centro della balaustra.
Le squadre fanno il loro ingresso in campo e le due tifoserie offrono un buono spettacolo pirotecnico. I padroni di casa espongono lo striscione “anDiamo”, colorando il proprio settore con torce e fumogeni verdi, mentre i Campobassani accolgono l’ingresso delle squadre con un paio di torce e battimani secchi. I primi minuti sono tutti di marca biancoverde, la Nord si scalda con manate e cori davvero ben eseguiti.
Nel settore ospiti il cambio di marcia lo si ha con l’ingresso degli SH. A questo punto, con il contingente ospite al completo, il tifo decolla. Si capisce che i presenti sono motivati e non hanno viaggiato con il solo scopo di timbrare il cartellino. Praticamente li ritrovo come li avevo lasciati e questo, visto quello che è successo al movimento ultras ed alla loro società negli ultimi dieci anni, può solamente essere una nota di merito. Inoltre penso sia un dato oggettivo che la discesa dai campionati professionistici a quelli dilettantistici, nella maggior parte dei casi, porti solo giovamento alla componente ultras della tifoseria. Pochi divieti, più libertà di tifo e meno paranoie per compiere la normale attività di gruppo. Molte tifoserie blasonate, che vantano un passato in Serie A e B, hanno snobbato questo genere di categorie, mollando gli ormeggi e riprendendo il filo del discorso solo una volta tornati nel calcio che, a loro
dire, conta. I Campobassani hanno fatto l’esatto contrario e questo, se non altro, denota una certa coerenza ed una buona dose di umiltà nell’affrontare il discorso ultras. Posto che, nei loro panni, con una squadra di cui ormai si perde il conto dei fallimenti e delle ripartenze, in molti avrebbero potuto mollare definitivamente senza essere biasimati più di tanto. Comunque, tornando alla cronaca del tifo, la prestazione dei Molisani è degna di nota e cresce con il passare dei minuti. Battimani, cori tenuti per lungo tempo ed una sciarpata davvero molto bella, eseguita nel secondo tempo. Più qualche torcia e qualche fumogeno accesi di tanto in tanto.
Gli ultras dell’Avezzano non sfigurano affatto, anche se, con il passare dei minuti e lo svanire progressivo delle speranze di qualificarsi ai quarti, la curva calerà. Possiamo dire che nel primo tempo i biancoverdi offrono una prova molto buona, confermando quanto già di positivo avevo visto le volte precedenti. Bandiere sempre in alto, manate di tutta la curva e cori a rispondere fatti davvero molto bene. Nella seconda frazione di gioco invece peccheranno un po’ nella continuità e nell’intensità dei cori. Da segnalare, tuttavia, l’esposizione dello striscione: “Diffide e trasferte vietate, ma dal governo quando ve ne andate?”, messaggio che cade puntuale dopo l’ennesimo divieto inferto alla tifoseria avezzanese, in occasione della trasferta di Vasto.
In campo i padroni di casa tentano in tutti i modi di trovare il gol che manderebbe quanto meno le squadre ai tempi supplementari. Ma il Campobasso, quest’anno, è una corazzata sicura dei propri mezzi ed amministra l’incontro freddando i bollenti spiriti dei dirimpettai e sfiorando, nel finale, persino il gol della vittoria. Finisce 0-0 e per i Marsicani si tratta di un’eliminazione pesante come un macigno. Visto il distacco in campionato dalla prima, infatti, nell’ambiente avezzanese in molti vedevano la Coppa come la porta di servizio per il massimo campionato dilettantistico. Svanita tale opportunità, a meno di clamorosi ribaltoni in campionato, i biancoverdi dovranno disputare gli spareggi nazionali, kermesse sempre molto dura ed impegnativa.
La Nord applaude comunque i propri giocatori, mentre il Campobasso si porta tutto sotto il settore per festeggiare con i propri tifosi. Chi, come il sottoscritto, si aspettava che i rossoblu (squadra e tifosi) sottovalutassero l’impegno si sbagliava di grosso. Giocatori e tifosi saltano e cantano insieme ed è molto bello vedere come siano proprio i calciatori a lanciare un coro che gli ultras seguono con giubilo. Quando mi appresto ad uscire dallo stadio, i Campobassani sono ancora dentro che cantano e festeggiano. Resto ancora qualche minuto per godermi lo spettacolo, uscendo assieme a loro. Nessun coro di astio tra le due tifoserie, anzi, nel parcheggio ospiti alcuni rappresentanti delle curve si scambieranno vicendevoli complimenti.
Il treno di ritorno partirà alle 17:21 e, quando manca mezz’ora, decido di avviarmi verso la stazione. La giornata sta volgendo al termine ed un po’ di stanchezza si fa sentire. Stranamente il convoglio parte puntuale, non facendomi perdere molto tempo. All’arrivo classico caos dei pendolari che tornano dal lavoro. La metropolitana è un qualcosa di allucinante ma è anche l’opzione più veloce. Probabilmente non mi abituerò mai, pur essendoci nato, a questa marmaglia frenetica ed isterica che si muove disordinatamente. Il bello della giornata, poi, è appena finito ed a casa mi aspettano libri e testi universitari vari. Ma vabbe’, il dono dell’ubiquità mi premierà anche in sede d’esame, ne sono certo.
Testo e foto di Simone Meloni.