Nella gara interna contro il Cittadella, Bari ricorda Samuele, tifoso del Foggia venuto a mancare proprio qualche giorno prima della partita in questione. Un minuto di silenzio osservato dalla Curva Nord, a dire il vero passato inosservato da tutti, mentre i calciatori in campo avevano già cominciato a darsi battaglia, ignari del silenzio e delle bandiere ammainate in segno di rispetto per questa tragedia. Non tanto meglio ha fatto la Lega Calcio, che ancora una volta ha perso l’occasione di mostrare un briciolo di rispetto verso i tifosi in generale, specificatamente verso uno di quei quattro tifosi foggiani scomparsi proprio per seguire una partita di calcio, per foraggiare con la loro presenza e il loro denaro lo stesso sistema che poi li ignora. Negli anni si sono susseguiti minuti di raccoglimento per i motivi o le persone più improponibili, che poco o nulla avevano a che fare con il mondo del calcio, dalla madre di Berlusconi al presidente della Federgolf passando per tragedie di mera cronaca locale che però, spinte dall’onda mediatica, sono state ricordate dall’Alpi a Sicilia, come si suol dire. Everything but the ultras, insomma. Tutto tranne gli ultras. Brutti, sporchi e cattivi sempre. La morte rende tutti giovani e belli, agli ultras invece non tocca nemmeno uno straccio di pietas in punto di morte, nemmeno quando effettivamente giovani e belli lo erano davvero, come Samuel, Michele, Gaetano e ora anche Samuele. 13, 17, 21 e 15 anni.

A fronte di un mondo del calcio vergognosamente assente, fa da contraltare un mondo ultras che al funerale dei primi primi tre ragazzi scomparsi, è arrivato allo “Zaccheria” in massa da tutta Italia, al di là di qualsiasi steccato ideologico o campanilistico, per non parlare degli innumerevoli striscioni di solidarietà per le famiglie e per gli ultras foggiani che si sono visti ovunque, sia per i tre ragazzi morti sul colpo che ora per lo sfortunato Samuele che, dai tifosi baresi, dopo il minuto di raccoglimento viene immediatamente ricordato con il coro: “Samuele sempre presente”.

Secondo i dati ufficiali della società, sono 14.109 gli spettatori, di cui 34 arrivati dalla lontana Cittadella. In ragione di una classifica deficitaria, non è da disprezzare la loro presenza al “San Nicola”, e nemmeno nel resto dello Stivale dove, da anni, non fanno mancare la loro piccola macchia di granata. Considerando che provengono da una cittadina molto piccola, non deve essere affatto facile per loro confermare presenze e proporre aggregazione. Questa è la vera forza e differenza del mondo ultras italiano, che ovunque, in pochi o in tanti, nelle categorie professionistiche come in quelle amatoriali propone sempre qualcosa di interessante, per cui va riconosciuto il giusto merito anche a loro.

Al di là dell’onore dal punto di vista ideologico, bisogna sottolineare che non sfigurano affatto nemmeno dal punto di vista pratico: tifano letteralmente per tutti i novanta minuti senza fermarsi, anche sotto di tre gol, incuranti che in uno stadio così grande, con quei numeri di fronte, fosse quasi impossibile farsi sentire. Bandieroni sempre al vento, tamburo che batte incessantemente mentre, per gli amanti del dettaglio, apprezzabili anche fattura e stile degli striscioni “Rabaltai” e “Nuove Leve”.

Poco da aggiungere sui dirimpettai baresi che, dopo il bel gesto a partita iniziata, offrono il loro solito tifo possente e molto passionale, che riesce a spingere la squadra a conquistare tre punti ottenuti con estrema fatica.

Testo Massimo D’Innocenzi
Foto Tess Lapedota, Radio Selene Passione Bari