Clima tipicamente festivo, incentivato dal lungo periodo natalizio non ancora conclusosi. Si gioca oltretutto alle 15 di domenica 29 dicembre. Un evento sempre più raro ma ogni qual volta il fato combina la domenica con l’orario pomeridiano, immancabilmente i più nostalgici o talvolta anche le curve, finiscono per rievocare i tempi andati come fosse un riflesso condizionato; quei giorni in cui il calcio era (o in realtà, sembrava…) meraviglioso, fatto di bandiere e pochi mercenari, dove tutto era diverso. Anche i tifosi. Le curve, le tribune. Lo stadio nel suo complesso veniva vissuto con tutt’altro spirito e tantissimo entusiasmo. A differenza dei giorni nostri in cui si procede quasi per inerzia o per restare attaccati alla speranza che un giorno tutto possa cambiare o in qualche modo ritornare.
Tutte le partite nello stesso giorno, il calcio d’inizio che d’inverno veniva anticipato alle 14.30 per guadagnare un po’ di luce, per poi tornare a giocare alle 15 con l’avvento dell’ora legale. Dei posticipi e degli anticipi non si conosceva nemmeno il significato, impensabile il calcio al sabato, figurarsi al lunedì. Domenica era sempre domenica e nemmeno quella odierna, coincisa con il 29 dicembre, aveva ragione d’essere, in tempi in cui la pausa natalizia oggi propizia per recuperare i tantissimi impegni di calendari sempre più fitti, rimandava ogni altro discorso calcistico direttamente a gennaio.
L’amata domenica alle 15, quando si andavano spegnendo le voci degli stadi, i suoni delle radioline, cedendo il passo al lesto rientro a casa entro le 18.15 per assaporare i goal dai campi di Serie A su “90° minuto” a cui poi seguivano tutte le altre categorie sulle varie tv nazionali e poi locali. Fino a sera inoltrata, quando ci si attaccava a ogni ultima immagine della domenica appena trascorsa, sperando che la giornata non finisse mai. Rassegnandosi infine a sognarne un’altra alle porte, fantasticando su cosa avrebbe potuto portare prima e dopo quei fatidici novanta minuti.
Anche gli ultras e le curve italiane in toto, dopo anni di lotte, hanno dovuto cedere allo strapotere delle televisioni e degli interessi economici correlati. Quello che un tempo era un categorico “No al sabato” ha finito per lasciare tristemente il campo all’incomprensibilmente esaltato “Tanto già lo so che l’anno prossimo gioco di sabato…” di chi guadagna una promozione in cadetteria. Bando ai ricordi, per la partita del “San Nicola” fra il Bari e lo Spezia sono esattamente 16.147 gli spettatori presenti, 196 gli ospiti. Buona la presenza spezzina non solo in termini numerici ma anche qualitativi. Non è mai facile farsi sentire in questo stadio, senza un corposo seguito, eppure gli spezzini riescono a mettersi in mostra per un buon tifo, oltre che per il materiale molto bello e per le bandiere sempre al vento.
I bianconeri si posizionano nella balaustra inferiore del settore e offrono anche qualche bella manata, a completamento della loro prova. Sul campo però è il Bari ad imporsi, facendo da detonatore alla prestazione decisamente positiva della Curva Nord di casa, caratterizzata da qualità e sostanza.
Testo di Massimo D’Innocenzi
Foto di Tess Lapedota, Passione Bari Radio Selene