Numeri impressionanti per questo Bari che, per la gara di ritorno dei playoff di Serie B, porta allo stadio 51.261 spettatori. Cifre pazzesche per questa piazza e se i numeri dovessero mai contare qualcosa, al di là dei risultati in campo, i biancorossi dovrebbero aver garantito per diritto divino l’accesso alla massima serie. Già durante la stagione regolare e i suoi alti e bassi, il pubblico pugliese ha offerto la seconda media spettatori alle spalle proprio del Genoa promosso direttamente (24mila circa contro quasi 26mila dei liguri: Frosinone vincitore del campionato, fermo a quota 11mila), per cui quanto meno in termini di cabala, tutto sembra arridere loro, adesso tocca solo ai calciatori in campo saper capitalizzare questa spinta.
La tensione è altissima e la carica dagli spalti è di quelle possenti. I calciatori entrano in campo in uno stadio completamente colorato di biancorosso, con l’inno ripreso dai tifosi che domina e galvanizza. Nel frattempo giunge anche una sparuta rappresentanza da Bolzano. Tanti i chilometri macinati e non indifferente rispetto per chi come loro, a prescindere dai discorsi sulla quantità, preferisce sobbarcarseli e fare un minimo di aggregazione preferendola all’individualismo e al lassismo dilagante.
In campo non c’è storia, è un monologo del Bari costantemente votato all’attacco, con il SüdTirol chiuso in difesa a preservare l’1-0 dell’andata, con l’intento di ripartire in contropiede per sferrare il colpo mortale. Sullo sfondo un pubblico che spinge a sua volta, cerca, vorrebbe con tutte le forze e alla fine ottiene il goal, proprio sotto la Curva, premiata per il suo tifo decisamente sopra le righe e che alla fine, in virtù del miglior piazzamento in campionato, porta Bari in finale contro il Cagliari. L’ultimo decisivo passo verso il sogno.
Massimo D’Innocenzi