Sono esattamente 16.458 secondo i dati ufficiali della società, gli spettatori presenti al “San Nicola” per questo Bari-Venezia di Serie B. Numeri che considerando le condizioni climatiche pessime e un andamento della squadra non agli stessi alti livelli della scorsa stagione, possono senz’altro dirsi buoni. Per quanto va pur detto che sono distanze siderali dai picchi massimi della scorsa annata, quando la piazza pugliese è esplosa come una polveriera nel momento in cui la squadra ha saputo far da scintilla per le sue ambizioni e la sua voglia di rinascere. E se le difficoltà da un lato hanno mortificato questa vitalità clamorosa nei numeri, altisonanti al punto da mettere in imbarazzo tante piazze di serie A, allo stesso tempo sono state utili alla tifoseria organizzata per riaprire una riflessione sul delicato tema della multiproprietà.
Sempre secondo i dati ufficiali della società sono 121 gli ospiti sopraggiunti dalla lontana Venezia. Si posizionano strategicamente nella parte superiore, quella al riparo dall’acqua e in fondo ci sta: affrontare un così lungo viaggio di ritorno fradici di acqua fino alle ossa, è una scelta che di fronte ad una diversa opzione assumerebbe i tratti del masochismo. Fondamentalmente non è che i tifosi di calcio siano avversi alle innovazioni tecnologiche, odino gli stadi moderni o coperti a prescindere, nutrano una qualche parafilia verso gli stadi scalcinati, ma è solo che preferirebbero che certe scelte, certi cambiamenti che possano in qualunque misura interessarli, passassero almeno alla lontana non dico dal loro coinvolgimento, però almeno dal rispetto delle loro esigenze aggregative. Fermo restando che quando si può salvare e/o reinventare uno spazio anche sociale che è contenitore di storie e tradizioni, è sempre meglio che abbandonarlo o demolirlo ad appannaggio di un qualche mostro di cemento, senz’anima, uguale a decine di altri stadi, dove tutto è prodotto, tutti sono clienti e tutta l’umanità e persino l’animo popolare di questo gioco finisce per essere svenduto o lasciato morire se non monetizzabile.
Per quanto riguarda il tifo vero e proprio, la Curva Nord di casa offre una prova come sempre passionale e generosa, in barca alla pioggia che cade copiosa; anche i veneziani, nonostante il numero esiguo, appaiono sempre in movimento anche se è difficile poi sentirli. Da sottolineare soprattutto, la presenza ostinata e contraria del gruppo veneziano “26 giugno 1987” da sempre contrario alla tessera del tifoso, che in virtù della bislacca e tardiva (giunta solo giovedì…) decisione delle autorità di consentire questa gara solo ai suoi possessori, hanno scelto di arrivare lo stesso fino a Bari solo per esporre il loro striscione di netto rifiuto all’esterno del settore. Per poi tornarsene a casa. Sarà un gesto fuori dal tempo, che a guardarlo oggi sembra portare indietro nel tempo a quelle vecchie battaglie contro l’odiata card, ma è bello che ci sia ancora chi rimane fedele alla sua parola e alle sue idee. Anche se tutti noi no, si diceva ai tempi. Un atto di grande coerenza e anche, perché no, coraggio. Bravi.
Massimo D’Innocenzi
Foto SSC Bari