I valori Ultras come la fratellanza e l’aggregazione li si percepiscono soprattutto nei momenti difficili, ancor più di sofferenza. Alla vigilia del derby molto sentito tra Barletta e Andria, attraverso due brevissimi comunicati delle rispettive tifoserie legate da un vecchio gemellaggio, giunge purtroppo notizia della morte prematura e inaspettata di Pedro, ultras barlettano deceduto a 46 anni sul suo posto di lavoro per un improvviso malore.
La scelta delle due tifoserie è quella di non presenziare sugli spalti per elaborare e mitigare il lutto nella condivisione e nel rispetto reciproco soprattutto verso la vita spezzata di un proprio fratello di Curva. La partita non può che finire in subordine davanti a queste tragiche situazioni, vengono letteralmente a mancare le motivazioni e lo stato d’animo per un momento ludico. In ragione di questo, la tifocronaca non può che finire qui, dove il tifo si ferma per rispetto della vita e della sopraggiunta morte perché c’è davvero poco da divertirsi e da cantare, poco conseguentemente da raccontare.
Ancora una volta gli ultras hanno dimostrato di essere quello che sono, ancorati a concetti come la lealtà, la fedeltà, il disinteresse verso la partita in situazioni dove inevitabilmente la partita poco conta. Valori e scelte che fuori dallo stadio molti faticano a comprendere o che nella migliore delle ipotesi considerano contraddittori ma che attraverso il passaggio intergenerazionale e la condivisione sugli spalti diventano monito ed esempio in cui crescere le nuove generazioni che si avvicinano a questo mondo. È così che il senso di comunità permette di sopravanzare l’individualismo, è così che la vita anche sugli spalti continua e si rinnova e che un fratello di Curva rimane sempre vivo. Nel ricordo e nella tradizione del suo gruppo che sopravvive. Buon viaggio Pedro.
Foto e testo di Erredi