Ombrello e impermeabile al seguito sono il miglior viatico per questa domenica che, dal punto di vista del meteo, non promette niente di buono. Brutto tempo dalla mia partenza in treno e al mio arrivo, purtroppo, la situazione è la stessa di partenza. Ancora una volta mi ritrovo nella città della Disfida, non posso negare però, che la scelta è stata fino all’ultimo combattuta, non fosse altro per il piacere di andare a vedere altrove campi o tifoserie diverse, ma in questo periodo è davvero difficile resistere al fascino di Barletta che, soprattutto nelle partite casalinghe, dove conti alla mano sono stato presente per ben 4 partite su 6, spinto da un tifo fuor di retorica davvero di categoria superiore.

È però la prima volta che seguo una partita al “Puttilli” condizionata dal maltempo, sono perciò curioso di vedere la risposta in termini numerici e qualitativi della tifoseria biancorossa. Fortunatamente anche il cielo minacciosissimo decide di restare sospeso ad ammirare i barlettani, rompendo l’indugi e mandando giù acqua a secchiate proprio con il fischio finale. Ed anche se poi nei dieci minuti di cammino verso la stazione prenderò tutta l’acqua risparmiata nei novanta di partita, poco importa per quanto di bello mi è stato concesso di vedere e sentire.

La Curva Nord fa il suo esordio, ad inizio partita, con lo striscione TRASFERTE LIBERE, rimasto lungamente a sormontare anche lo striscione del Gruppo Erotico. Un messaggio importante che non poteva che avere la priorità dopo la limitazione sul numero dei tagliandi concessi per la trasferta di Brindisi, restrizioni che aleggiano come spettri anche in vista della prossima trasferta in quel di Altamura. Lo stato attuale di salute della tifoseria barlettana è quello di un fiume impetuoso, immagini che ogni domenica sono uno spot al calcio e un ritorno d’immagine non indifferente per la stessa lega calcistica di competenza e per tutto il sistema calcio in genere che da par suo invece cosa fa? Sta cercando in tutti i modi di castrare questo entusiasmo e di auto-castrarsi come movimento. Poi vanno su giornali e media in genere a parlare di portare la gente allo stadio quando, laddove la gente davvero ci va, fanno di tutto per non farla andare. Che ipocrisia…

Tornando al tifo vero e proprio, la Nord si presenta ancora una volta bella piena, e anche osservando la tribuna centrale è evidente come, ancora una volta, ci sia il tutto esaurito in ogni ordine di posto disponibile. Fin dalle prime battute, anche la squadra sembra girare a perfezione in questo quadro idilliaco, contribuendo a sua volta a caricare il popolo biancorosso, e di rimando a bearsi della sua spinta.

Gara in campo avvincente e aperta, susseguirsi di emozioni tanto quanto in Curva, dove l’accensione di qualche fumogeno enfatizza ulteriormente l’atmosfera. Bandiere sempre al vento, fra le quali spicca la storica “Ultras il mio credo”, alta al vento come da decenni avviene. Tantissime le manate, sempre ben coordinate dai classici tamburi, mai invadenti e suonati con grande maestria.

Spostandomi nei pressi del settore ospiti, trovo una presenza di poco inferiore alle cinquanta unità compattate a quadrate a dispetto di qualche altro presente che, sparso nel settore, resta semplicemente a guardare la partita. Ovviamente era impossibile per me sentirli dalla parte opposta, anche se ne vedevo il movimento. Avvicinandomi, invece, ho notato che anche loro hanno fatto la propria parte fino in fondo, incitando nei limiti del possibile la squadra in campo e pur consapevoli della sproporzione di numeri in campo. Ad ogni modo la loro trasferta può considerarsi più che buona, nei pochi silenzi dei locali riescono anche a ritagliarsi brevi attimi di notorietà, non si poteva davvero chiedere nulla di più a questa rappresentanza di un centro di circa 13.000 abitanti, comunque e ovunque sostenuto dal suo manipolo di fedelissimi, ai quali non possono che andare apprezzamenti a prescindere.

Al fischio finale la spunta il Barletta, una vittoria sofferta per 3 reti a 2 che, in virtù dello stop che la Cavese si è fatta imporre fra le mura amiche dal Gravina, vuol dire primo posto in classifica. Sono solo tre punti in meno alla salvezza, raggiunta la quale si potrà poi sognare anche altro, ma in una situazione ambientale come quella si quest’anno, davvero sognare non costa nulla.

Massimo D’Innocenzi