Fatta la mia solita cernita di valutazioni settimanali, parto con il consueto Regionale delle 12:08 alla volta di Barletta. Borsa a tracolla, macchina fotografica al seguito e immancabile blocco degli appunti per i momenti salienti. Le domeniche, quelle alternative. Che poi, in fin dei conti, alternative a cosa? Cosa c’è di più bello che viaggiare e scoprire nuove realtà ultras?
Il treno si presenta zeppo di persone che, a differenza mia, preferiscono le consuete passeggiate dicembrine prenatalizie, i dilemmi su quali regali fare, pranzi più o meno piacevoli alle porte, bambini che corrono all’impazzata tra i vagoni. Alla fine, insomma, loro potrebbero giudicare strana o folle la mia scelta alternativa, ma non più strana o folle di quanto io giudichi la loro. Si tratta sempre di prospettive da cui si guardano le cose.
Mi avvicino a questo Barletta-Matera con il solito immenso piacere che si può provare ogni volta che si mette piede in questo stadio e in questa città, comoda anche dal punto di vista logistico, compresi i tempi brevissimi di spostamento stadio/stazione. Il bel tempo lasciato a Bari, si trasforma in un diluvio alle porte di Trani, facendomi maledire le previsioni meteo del giorno prima ma che poi, per fortuna, si riveleranno profetiche al mio arrivo, dove trovo persino un tiepido sole a stemperare il freddo di giornata.
La mia più grande curiosità odierna è tutta per la presenza ultras materana, intrigato dal loro ritorno massiccio sulle scene degli ultimi tempi. Per questo stesso motivo ed avendo già più volte visto all’opera e da vicino la Nord, decido di piazzarmi inizialmente nei pressi del settore ospiti. Il loro gruppone arriva a ridosso della partita, entrano senza formalismi o appariscenze, in gruppo, in maniera ordinata e silenziosa e si compattano velocemente, offrendo un colpo d’occhio che non lascia indifferenti. Formano un bel quadrato dal retrogusto tipicamente inglese: niente pezze, niente bandiere, solo manate su manate, sempre belle a vedersi e cori secchi e decisi. Talvolta i cori si susseguono lungamente, altre volte rimangono in silenzio ma nel complesso la loro prova è sicuramente bella. Resta l’incognita del futuro, sul quale spesso la loro squadra non ha saputo offrire garanzie o certezze: la certezza, allo stato attuale sono proprio loro, e sarebbe bello se attorno, questa volta, venisse costruito e programmato un domani più stabile.
Nel frattempo la Curva Nord barlettana offre il consueto muro che quasi non fa più notizia per come ci ha ormai abituati a vederlo nella sua imponenza e costanza. Presenti con loro anche gli amici di Andria, si rendono autori di un tifo sempre bello, colorato e massiccio. Lo stampo è quello tipicamente italiano, fatto di tante manate, bandiere sventolanti, cori ritmati e secchi, ripetuti e prolungati, tutti guidati dal tamburo che ne scandisce i ritmi in maniera davvero egregia. Una prova complessivamente e ancora una volta ben sopra le righe.
La partita ricca di pathos sugli spalti si riverbera e si alimenta a vicenda con una partita altrettanto vivace in campo. Squadre che andranno entrambe sotto i rispettivi settori a scambiare saluti e applausi con le proprie tifoserie autrici, tanto quanto gli atleti, di un bellissimo confronto. È Serie D questa, ma lo è solo sulla carta.
Massimo D’Innocenzi

































