La lunga stagione 2024-2025 volge al termine, ma è proprio nel mese di maggio che bisogna raddoppiare gli sforzi. È questo, infatti, il momento in cui le squadre e le tifoserie festeggiano una promozione o una vittoria, oppure si disperano per una sconfitta o una retrocessione. Anche noi, appassionati di “cuoio e gradinate”, parallelamente, non possiamo esimerci dal seguire più partite possibili, soprattutto ora che l’importanza degli incontri cresce e porta con sé confronti inediti o rivalità accese.

In questo fine settimana, la mia lista di partite da seguire comincia al sabato, con la finale di Coppa Italia Dilettanti, torneo che contrappone le vincitrici della Coppa Italia di Eccellenza nelle rispettive regioni e che, in questo caso specifico, contrappone Barletta e Rovato Vertovese nello scenario dello stadio “Gaetano Bonolis” di Teramo.

Curiosamente, ogni volta che il Barletta e la sua numerosissima tifoseria raggiungono una finale, organizzazione della Lega e autorità preposte all’ordine pubblico vanno puntualmente in confusione. Anche questa volta, come già successo tre anni fa per la finale contro il Salsomaggiore, la sede tradizionalmente designata, e cioè il “Gino Bozzi” di Firenze, viene sostituita dal più capiente stadio di Teramo, così come nella precedente occasione toccò al “Centro Italia-Manlio Scopigno” di Rieti. Polemica in casa Rovato Vertovese per questa scelta, che per prossimità geografica avvantaggia Barletta, ma il gran numero di tifosi biancorossi, stimati in quasi il doppio rispetto alla finale del 2022, ha reso obbligatoria l’alternativa. A meno che anche a queste latitudini non si voglia vietare o scaglionare il seguito di tifo, ma qui per fortuna il botteghino comanda ancora sulle televisioni e non sono ancora arrivati all’idea estrema di buttar via anche il bambino con tutta l’acqua sporca.

Una particolarità: questa è la prima finale della Coppa Italia Dilettanti che non assegna una promozione, visto che entrambe le finaliste sono già salite in Serie D, così come le semifinaliste Sansepolcro e Giulianova, vincitrici dei rispettivi campionati.

Arrivo nei pressi dello stadio con largo anticipo, incrociando un pullman e alcune auto di tifosi lombardi. Più imponente la presenza dei tifosi barlettani, che arrivano con pullman, minivan e auto, alimentando già nel parcheggio un’atmosfera di festa a suon di cori e fumogeni.

Entrato allo stadio, mi rendo conto ancora meglio della portata della presenza barlettana, tifoseria d’Eccellenza solo sulla carta, perché i numeri sono di categorie di gran lunga superiori. I gruppi pugliesi occupano completamente la curva ospiti, quasi tutta la gradinata scoperta e una buona parte della tribuna coperta loro riservata. Dall’altro lato, un centinaio di tifosi lombardi prende posto nell’altra porzione di tribuna: appendono alcuni striscioni e, con l’aiuto di qualche ragazzo delle scuole calcio, provano a sostenere la squadra usando un megafono.

La Rovato Vertovese è una squadra nata nel 2024 dalla fusione tra Rovato (20.000 abitanti, provincia di Brescia) e Vertova (4.000 abitanti, provincia di Bergamo). Alle 15:30, orario d’inizio della gara, la curva pugliese lancia la propria coreografia: tantissime bandierine plastificate rosse e bianche, equamente distribuite, sventolano a creare un effetto visivo ordinato ma d’impatto. In balconata compare lo striscione “LA MIA VITA È SEMPRE ACCANTO A TE!”, tratto dal medesimo coro che accompagna l’ingresso delle squadre in campo.

Anche la gradinata partecipa, sventolando le stesse bandierine, mentre nella curva si alzano bandieroni dei vari gruppi e si accendono torce e fumogeni bianchi e rossi. Un petardo esplode in campo, quasi a voler dare la giusta carica. Anche la gradinata accende un paio di torce, contribuendo all’atmosfera. Sulla tribuna opposta, i ragazzi lombardi cercano di incitare i loro giocatori, ma il megafono sovrasta le loro voci.

La curva biancorossa appare in pieno fermento: bandiere ovunque, tra cui quella in primo piano dei fratelli andriesi e una con la coccarda tricolore che ricorda il precedente exploit in Coppa Italia nel 2022. Una volta rimosso lo striscione iniziale, appare anche una pezza della CURVA NORD ANDRIA e altri simboli o stendardi della realtà ultras barlettana. Il tifo è continuo e di ottima intensità: i lanciacori, ben distribuiti lungo la vetrata, fanno arrivare i cori anche nelle zone più laterali, trasformando lo stadio in un catino bollente. In campo è Bernaola al 40° ad insaccare da distanza ravvicinata, trasformando l’entusiasmo in esplosione di gioia. Tutto il settore biancorosso esulta, e persino la tribuna coperta – solitamente più silenziosa – si alza in piedi. Si va al riposo sull’1-0 per il Barletta.

Nel secondo tempo, la curva pugliese riprende immediatamente a tifare con forza e compattezza. Dopo pochi minuti, viene esposto lo striscione “CIAO CHECCO PICCOLO ANGELO!”, firmato dal GRUPPO EROTICO. Al 60’, la curva propone una sciarpata non troppo fitta, ma d’effetto. Proprio nel momento di massimo slancio del Barletta però, la Rovato Vertovese trova il pareggio con Adenyo. Il manipolo di ultras lombardi esulta, e i giocatori corrono sotto il loro settore per condividere il momento.

Nonostante il colpo, i tifosi biancorossi non si arrendono. Continuano a incitare la squadra con battimani e cori, esponendo anche uno striscione di vicinanza a “Zio Carlo”. In campo però l’inerzia è cambiata: otto minuti dopo il pareggio, è ancora la Rovato Vertovese a colpire, stavolta con Cartella. I circa cento tifosi al seguito si alzano in piedi ad applaudirlo con entusiasmo. I barlettani accusano il colpo ma non smettono di sostenere la squadra.

Alla mezz’ora, cori degli ofantini per chi non è potuto esserci con annesso striscione dedicato ai diffidati. Ma a cinque minuti dalla fine, sotto una leggera pioggia, ancora Cartella – con la sua doppietta – chiude definitivamente la gara: 1-3.

I sogni dei tantissimi tifosi barlettani, accorsi in massa per questa finale, si infrangono. Replicare la vittoria di tre anni fa contro il Salsomaggiore rimane purtroppo un sogno. I sostenitori della Rovato Vertovese, già festanti per la promozione in Serie D, celebrano anche questo trofeo, accendendo tre torce e un fumogeno blu, mentre la squadra esulta sotto il loro settore. La Coppa Italia è loro, e il nome della società entra nell’albo d’oro.

I biancorossi pugliesi, seppur delusi, applaudono la squadra. La delusione è evidente sui volti, e mentre gran parte di loro lascia lo stadio, la Rovato Vertovese alza al cielo il trofeo e si concede le foto di rito. Lascio anche io lo stadio con la speranza di poter vivere una domenica ricca di passione, emozioni, colori, sacrifici, gioie e delusioni contrapposte. Proprio come questo sabato, intenso e vissuto fino all’ultimo istante, grazie soprattutto alla solita grande prova degli ultras barlettani.

Marco Gasparri