Millecinquecento. Sono i tifosi viola che hanno acquistato il biglietto per assistere al match del Matusa. Un dato significativo se si pensa ai numeri con cui generalmente viaggia la tifoseria gigliata. Da romantico e innamorato di questo sport e dei suoi templi, voglio ancora illudermi che ad aver attirato i supporter della Fiorentina sia stata la novità di uno stadio mai visto prima. Un qualcosa che permette di uscire dalla monotonia di campi e spalti visti e rivisti centinaia di volte. Inoltre, è innegabile, frequentare il Comunale di Via Mola Vecchia anche per una sola volta e non rimanerne affascinati, soprattutto quando si è abituati a stadi ormai poveri di tutto il loro sapore calcistico, come quelli siti nelle grandi città è quantomeno difficile.

Calcisticamente è una sfida fondamentale per i ciociari. La sconfitta di Carpi ha lasciato ferite profonde, che gli uomini di Stellone vogliono immediatamente disinfettare con una bella prestazione contro una squadra ben più quotata. Per l’occasione il mio biglietto indica i Distinti, un settore dello stadio che tanto ha fatto discutere a Frosinone. È intervenuto addirittura l’Osservatorio a chiederne un maggiore monitoraggio, per evitare comportamenti irriguardosi nei confronti dei guardalinee e dei giocatori avversari. Insomma, in pieno rispetto di quel moralismo e di quel politically correct di cui il nostro calcio si fa grande portatore.

In realtà i Distinti, da queste parti, sono parte integrante dello spettacolo e di quel fortino che in tre anni ha aiutato, e non poco, il club di Stirpe a passare dalla Lega Pro alla massima categoria. Basta vedere la foga con cui la gente inveisce per ogni singola decisione arbitrale, o il tifoso che prima della gara sale sulle recinzioni per coordinare il tifo, in aiuto alla Curva Nord. Per la cronaca, dopo neanche cinque minuti sotto di lui si formerà un capannello di steward che, minacciandolo di multa e diffida, lo faranno scendere. Lo ripeto, nella Serie A italiana non c’è spazio per il folklore. E come potrebbe essere? Una categoria così grigia, amorfa e priva di sentimenti merita stadi con coreografie preconfezionate e personaggi attenti a ogni comportamento fuori dalle righe o non fare uso improprio della parola.

Finito il riscaldamento le tifoserie si dispongono ai propri posti. La Nord lascia intendere che mostrerà una coreografia, mentre nel settore ospiti sventolano i classici, e molto belli, bandieroni della Curva Fiesole. All’ingresso delle squadre in campo, il cuore pulsante del tifo ciociaro cala un bandierone con il nome della città, già utilizzato qualche anno fa in occasione della finale playoff di Lega Pro contro il Lecce, circondato da cartoncini. I lanciacori spronano i presenti a caricare l’ambiente e il risultato è sicuramente più che buono.

Le tifoserie si pizzicano immediatamente, chiamando nella mischia i veronesi, anche grazie a una bandiera scaligera presente in mezzo ai viola. Buona la prestazione della Nord, con i tanti vessilli incessantemente agitati e un tifo che si è mantenuto su ottimi livelli per tutti i 90′. Il ritmo della gara aiuta sicuramente sugli spalti. Infatti, a scapito delle dichiarazioni di Paulo Sousa, che a fine gara sosterrà come i suoi uomini siano stati impossibilitati a giocare al calcio a causa dell’eccessivo agonismo degli avversari, la contesa è di quelle che infiammano gli amanti di un certo tipo di calcio. Tantissimi i colpi proibiti e le provocazioni, basti pensare al focolaio di rissa che si accende sul finire di primo tempo nei pressi del tunnel degli spogliatoi. Non segnerà nessuno, nonostante pali e traverse colpite da ambo i lati, ma resta la bellezza di un confronto aperto, senza fronzoli. Distante anni luce da gesti alla Messi o alla CR7. Che si fottessero, loro e i capelli ingelatinati.

Per quanto riguarda gli ospiti si può tranquillamente asserire che, tra le grandi tifoserie, siano stati i migliori visti al Matusa quest’anno. Parecchio colore e tifo costante e abbastanza intenso sono i loro marchi di fabbrica, unica pecca il pubblico non ultras giunto nel Lazio e ampiamente distaccato dai tifosi organizzati, che dà un’immagine visiva non pienamente fedele al buon potenziale espresso dai toscani.

Come detto finisce 0-0. Un risultato che non accontenta nessuno, ma che fa ugualmente scrosciare applausi dalle gradinate. A dimostrazione di come basti davvero poco per accalappiarsi le simpatie e il consenso del pubblico. Basta giocare a calcio.

Simone Meloni.