Tra i classici dei classici del panorama ultras nostrano un posto di primo piano spetta ad Atalanta-Toro: un’aspra rivalità nata sul finire degli anni Settanta, anche per via dell’amicizia che legava ai tempi atalantini e juventini, e che si è rinnovata campionato dopo campionato, partita dopo partita. La natura “ruvida” delle due tifoserie, inoltre, ha fatto sì che in più occasioni, a Bergamo come a Torino (soprattutto ai tempi del vecchio Comunale), si arrivasse a scontri di livello e, da quanto mi risulta, comunque sempre leali.

Per quel che ho avuto modo di vedere personalmente in (ahimè) ormai vent’anni abbondanti di girovagare per stadi, non si raggiunge la doppia cifra volendo contare le tifoserie che a Bergamo hanno provato davvero ad “alzare la cresta”, cercando senza infingimenti il contatto con i padroni di casa. I granata sono tra questi, ed in almeno un paio di occasioni, mentre tra gli altri segnalo, anche perché ricorre in questi giorni il 26° anniversario, i BBB della Dinamo Zagabria.

Lecito dunque attendersi che i sostenitori neroazzurri siano sempre pronti ad accogliere i rivali piemontesi, pur sapendo che le possibilità di avvicinamento non sono più quelle di un tempo e che le conseguenze potrebbero essere pesanti in termini di DASPO od affini. Quando raggiungo il Brumana manca un’ora e mezza alla partita e sotto la curva ospite sono già parcheggiati 5 bus arancioni, mi diranno poi arrivati senza colpo ferire. Ad ogni buon conto, il gruppo di coloro che non hanno certo fretta di entrare in Nord è numericamente e qualitativamente di tutto rispetto.

Prendo posto quando manca una manciata di minuti dal fischio iniziale, agli ingressi si raccolgono fondi a favore delle popolazioni colpite dal recente sisma, dopo che già nelle settimane precedenti il popolo neroazzurro si era mobilitato in tal senso, mettendo insieme la non trascurabile somma di 14.000 euro. Sia in Nord che in Sud saranno esposti striscioni di solidarietà.

L’impatto offerto dai granata è considerevole: tenuto conto che, per propria conformazione, il settore ospiti tende ad essere un po’ dispersivo, credo che a livello numerico sia una delle loro migliori presenze. Se ci fosse ancora stata la vecchia “gabbia”, giusto per capirci, sarebbero assai stipati. Il loro must della giornata saranno manate e battimani, ripetuti ad accompagnare pressoché ogni coro. A noi questo ci piace.

La curva di casa si colora nella parte centrale con un buon numero di bandiere di media grandezza, creando un impatto che sa molto di anni Sessanta, quando questi erano i praticamente unici arnesi del tifo. Sarà forse per la particolare luce emanata da un cielo soleggiato ma che a tratti rilascerà una leggera quanto benefica pioggierella, ma i colori neroazzurri sembrano risaltare in modo particolarmente vivace. Anche questo ci piace.

L’avvio di gara è caratterizzato dalla calda accoglienza che la Nord riserva al portiere Hart, giusto per fargli capire che anche le “terraces” di casa nostra non scherzano affatto, e dallo striscione “componibile” di parte granata a ricordare la finale del campionato primavera giocata mesi addietro tra le giovanili delle due Società. Per chi non lo sapesse vi fu seguito ultras e fu anche l’occasione, per quel che mi hanno detto, di un incontro ravvicinato del terzo tipo, pur abbastanza veloce, nelle adiacenze dello stadio. Sembrerebbe che i Granata si dichiarino vincitori di quella serata, visto che all’esposizione accompagnano il coro “Dove sono gli ultrà”.

Il primo tempo scorre tra una partita solo a tratti vivacizzata da pochi spunti individuali (ma i due attaccanti, Pinilla e Maxi Lopez, sembrano avere ancora le polveri bagnate) ed un paio di episodi che rompono la routine. Al di là dell’espulsione di Mihajlovic verso la mezzora (con la nord che mette il carico e gli dà dello “zingaro” mentre abbandona il campo uscendo proprio sotto la curva), è soprattutto la novità del time-out a destare la curiosità e, aggiungerei, il malcontento degli spettatori. L’abbondante razione di fischi sembra giungere da vari settori dello stadio, mentre dalla curva orobica si aggiungono alcuni cori contro la Lega Calcio.

Il tifo è continuo da ambo le parti e quando le corde vocali sono allo stremo si sventola, un po’ per compensare con il colore i decibel persi ed un po’ per “incentivare” i più pigri a non risparmiare il fiato: sul fronte orobico mi pare di vedere un nuovo bandierone, mentre sul fronte granata si alzano varie bandierine dal colore intenso, una tonalità da “sangue & arena” per intenderci. Non mancano bandieroni e manate dei Forever Atalanta.

Nemmeno il secondo tempo è particolarmente vivace, ma il Toro sembra guadagnare metri. Poco dopo la sostituzione di Pinilla per Paloschi (cori per entrambi dalla Nord) gli ospiti passano in vantaggio: Iago Falque si incarica di battere una punizione dal limite dell’area, concessa forse un po’ generosamente dall’arbitro Mariani, e sorprende Sportiello, per nulla reattivo nella circostanza. Subbuglio nel settore ospiti e in uno spicchio della nord, visto che il marcatore ha la brillante idea di esultare platealmente proprio lì sotto…

L’estasi granata è breve, anzi brevissima: il tempo di un giro di lancette e Masiello ristabilisce la parità, approfittando della più classica uscita in cerca di farfalle di Mr. Hart.

Come sempre accade il gol infonde nuova energia nei sostenitori ed è questa la fase di gara in cui, forse, si raggiungono le migliori performance. Il “Forza Vecchio Cuore Granata” arriva nitido fino alla mia postazione adiacente la curva di casa, ed obbliga la Nord a replicare a tono: il “Forza Atalanta Vinci per Noi” è sempre bello da sentire e sarebbe bello anche da vedere… se non fosse che quei dispettosi degli UG si cimentano in una bella sciarpata ed obbligano alla giusta attenzione la mia reflex.

Si procede tra qualche buona occasione su entrambi i fronti e la girandola delle sostituzioni, arrivando così all’episodio decisivo: mancano 10’ al novantesimo e Gomez, tra i migliori in campo anche oggi, si guadagna un rigore apparso sì netto ma anche provocato ingenuamente. Dal dischetto Kessie non lascia scampo all’estremo difensore granata e la rimonta neroazzurra è perfezionata.

Il Toro non ha la forza, mentale e fisica, di organizzare una reazione degna di questo nome e gli uomini di Gasperini hanno così gioco facile nel condurre in porto il risultato, smuovendo finalmente una classifica che altrimenti poteva creare le prime serie preoccupazioni.

Si chiude qui la cronaca sportiva, prossimamente su queste pagine la dettagliata cronaca del malcelato corteggiamento che un cronista granata, poco distante da me, mette in atto nei confronti di una giovane giornalista. Il titolo è già pronto: “Il calcio è solo un pretesto…”.

Lele Viganò.