Se oggi non farebbe quasi notizia la morte di un ragazzo ucciso da forze dell’ordine e che il sistema italico di connivenze ha ucciso una seconda volta, serve capire come e perché dal 1984 ad oggi abbia prevalso l’abitudine rendendoci tutti inermi e assuefatti a certe tragedie. Al teatro “Aldo Giuffrè” di Battipaglia, organizzata dagli ultras bianconeri di casa, è andata in scena la presentazione del libro “Una notte lunga quarant’anni”, ricostruzione della storia di Stefano Furlan, giovane triestino ucciso a margine di un derby di coppa tra i suoi amati rosso-alabardati e i rivali dell’Udinese. Inutile ripetere qui la storia non solo dal punto di vista della cronaca ma anche umana, sia perché nella loro drammaticità sono ben noti a tutti quelli che condividono l’interesse per il mondo ultras, ma anche perché lo fa già benissimo questo libro.

La serata è stata comunque un’occasione per parlare di ultras, di sogni spezzati e occasioni perse. La comunità ha risposto con passione: tanti i battipagliesi accorsi al forum con la presenza anche di tanti ragazzi da Angri e Santa Maria Capua Vetere e non serve nemmeno aggiungere che l’ospitalità e la perfetta organizzazione dei padroni di casa ha aiutato alla perfetta riuscita dell’evento. Gli accadimenti di quel giorno furono probabilmente l’inizio della fine o forse la rinascita, la consapevolezza che uniti contro un sistema così stratificato, in cui controllore e controllati sono le stesse persone e si auto-assolvono senza vergogna, si può comunque restare a testa alta e combattere, o quanto meno trasmettere di generazione in generazione il testimone della memoria. Complimenti alla tifoseria battipagliese che è riuscita sottotraccia a lavorare per un evento davvero importante, dimostrazione che la cultura appartiene al mondo ultras, anche in provincia, per quanto l’opinione pubblica faccia di tutto per diffondere lo stereotipo della violenza e dell’ignoranza.

Mario Rossellini