Per i quarti di finale di coppa Italia d’Eccellenza, la Battipagliese sfida il Portici in una gara dalle ambizioni condivise di passare il turno e continuare la corsa verso la finale. Le squadre e soprattutto le tifoserie, vedono come sempre queste possibili finali come un’opportunità per confrontarsi con altre piazze, in stadi grandi e che alimentano i sogni di gloria di chi crede sia ancora possibile emozionarsi per il calcio, anche in provincia, quella non toccata dal business del football.

L’andata lascia tutto in ballo con lo 0 a 0 che promette tensione è rimanda ogni verdetto alla gara odierna. La serata è fredda nel piccolo campo di Montecorvino che è la casa dei bianconeri, visto che l’annoso problema del “Pastena” non troverà soluzione fino a quando la ristrutturazione dell’impianto cittadino non troverà completamento anche in termini burocratici.

Passando agli spalti, la tifoseria bianconera viene da buone prestazioni, impatto visivo, compattezza e cori sono buona dimostrazione che la piazza è in salute; i porticesi che spesso mi è capitato di vedere in giro, sfoggiano come sempre compattezza e attaccamento ai colori sociali, restituendo a loro volta la sensazione di attraversare un buon momento.

Arrivo a questa gara con gran curiosità, nonostante ne abbia viste tante nel corso degli anni, però nel nostro mondo la novità è sempre in agguato dietro l’angolo, basta un coro, un drappo che la fantasia parte. In questo caso specifico, lo sguardo cade sul bandierone raffigurante la maglia storica della Battipagliese degli anni ’90, una vera icona che, come ogni vecchio tifoso, custodisco e che racchiude tantissimi aneddoti da raccontare legati non solo al campo, ma questa è un’altra storia.

Gli spalti che non si presentano proprio stracolmi (si gioca alle 14:30, orario lavorativo che non incentiva) vedono i battipagliesi compatti e continui nei cori e i porticesi che dimostrano continuità vocale per l’intera partita. I battipagliesi inoltre si fanno notare per le manate che anche nel settore porticese non mancano.

A margine di una gara che sfila via a favore degli ospiti ci sono da registrare i curiosi cori di quest’ultimi verso il principe Emanuele Filiberto di Savoia, ex proprietario del club, colpevole di aver trasferito il loro titolo sportivo al Savoia Calcio. Le invettive contro i reali d’Italia, nell’immaginario comune, sono cose appartenenti a un’altra epoca storica che sembrava ormai chiusa, invece eccole riproporsi in salsa prettamente calcistica.

Finisce così questo “mercoledì di coppa” che rievoca immancabilmente nella nostra memoria quel passato in cui tutte le italiane si ritrovavano compresse nello stesso lasso di tempo in tv, rigorosamente trasmesse in diretta, in chiaro e che erano uno dei pochi diversivi capaci di interrompere le nostre giornate infinite in strada, a dare calci un pallone. È quasi un’altra era geologia, ma in provincia ancora resiste un po’ dello spirito perduto di questi “mercoledì di coppa”.

Mario Rossellini