Al Ciro Vigorito di Benevento i padroni di casa affrontano l’ambizioso Cagliari che, dopo la cocente retrocessione della passata stagione, si ritrova costretto a ripartire dalla serie B. I sardi tornano ad affrontare i giallorossi a distanza di quasi due anni allorquando, proprio in casa dei sanniti, conquistarono una preziosa quanto sofferta salvezza, in una partita che lasciò non pochi stralci polemici nell’ambiente giallorosso che rivendicava un presunto rigore non assegnato in proprio favore. 

Se il Cagliari è la squadra della Regione, il Benevento rappresenta un territorio, il Sannio appunto, che abbraccia la parte meridionale della Campania, estendendosi fino al Molise e parte dell’Abruzzo. La squadra, realtà ormai solida tra i cadetti, dopo un paio di storiche puntate anche in serie A, cova l’ambizione di tornarci presto ma questa volta magari per restarci, visto che in questi anni ha saputo consolidare il suo ruolo di “club della provincia”, catalizzando attorno a sé le simpatie di tutto il popolo sannita. Oggi in pratica il Benevento, asceso a un ruolo calcistico e sociale di una certa rilevanza, ha finito per ritagliarsi e cucirsi addosso lo stesso ruolo che, a partire dagli anni ’80, l’Avellino aveva e tutt’ora ha nell’Irpinia: simbolo della sua gente e delle sue terre che non si accontentano più di cercare una rappresentanza parziale nel Napoli ma hanno trovato nel club della Strega la propria dimensione e la rispondenza perfetta alla propria identità locale.

Sono presenti circa diecimila spettatori oggi, numero importante, soprattutto se rapportati alla media generale che ormai si registra da qualche anno in qua in Italia: circa 3 mila sono i paganti e oltre 7 mila gli abbonati, numero sorprendente quest’ultimo se rapportato alle 5 mila tessere sottoscritte invece a Napoli, club per antonomasia della regione dove invece, al netto del miglior percorso calcistico, il tifoso non riesce invece ad identificarsi in un club che il suo patron ha fortemente polarizzato e caratterizzato intorno a sé stesso, alla sua figura, alla sua visione del calcio, dimenticandosi però che il calcio è anche o forse soprattutto dei suoi tifosi. 

Dopo anni di spaccature la Curva Sud del Benevento quest’anno riparte coesa e compatta, infatti i ragazzi che occupavano il primo anello si sono spostati nel secondo e insieme agli altri gruppi della Sud hanno ridato unità e spessore al tifo organizzato giallorosso. Per il match odierno viene anche organizzata una coreografia che nel progetto iniziale avrebbe dovuto coinvolgere tutto l’impianto ma che probabilmente, almeno per quanto riguarda il settore dei distinti e della tribuna coperta, non ha sortito gli effetti sperati: quando le squadre sono entrate in campo lo stadio si è colorato di giallorosso, mentre nella parte centrale della Curva è stato srotolato un copricurva celebrativo dei 93 anni del Benevento (il club è nato il 6 settembre 1929), accompagnato dallo striscione “Da quando sono nato che canto per te”. I Beneventani appaiono in gran spolvero, 90 minuti di tifo con calo solo nella prima parte del secondo tempo. Tutto il secondo anello partecipa al tifo, coinvolgendo in non poche occasioni gli altri settori del Vigorito, regalando così l’impressione di uno stadio caldo non solo per le temperature ancora estive. 

Come nelle più classiche delle sceneggiature, il gol del vantaggio sardo arriva grazie all’ex Lapadula che, per rispetto nei confronti di quelli che fino a poco tempo fa erano i suoi tifosi, decide di non esultare, dimenticando però a sua volta l’ammutinamento estivo per spingere la sua società a cederlo al Cagliari. Questo rispetto per ex o futuri club di tanti calciatori ha spesso molti lati a dir poco discutibili, insomma.

Al triplice fischio finale la squadra raccoglie comunque gli applausi della Curva che, nonostante la sconfitta, ha voluto riconoscere il giusto tributo e l’impegno profuso dai propri calciatori per tutti i 90 minuti.