Sono le 16:30 di una nuvolosa domenica di marzo e i giocatori del Campobasso stanno intonando, insieme ai propri tifosi, gli ultimi cori sotto la Nord, per festeggiare l’importante vittoria ottenuta contro l’Avezzano (Serie D girone F). Dopo aver realizzato gli ultimi scatti ripongo l’attrezzatura nello zaino e guadagno velocemente l’uscita dallo stadio. La mia giornata calcistica non è finita qui, ma approfittando della vicinanza del capoluogo molisano con Benevento, ho deciso di realizzare un’interessante doppietta, andando a vedere anche la sfida tra gli stregoni e il Messina (Serie C girone C), in programma alle 18:30.

Dopo essermi immesso, dunque, nella tangenziale di Campobasso, punto l’auto in direzione del Monte Mutria, una splendida montagna, di 1.800 metri di altezza, che segna il confine tra la provincia di Benevento e quella di Campobasso. Il viaggio procede spedito e non incontro praticamente nessuno per strada.

Per raggiungere il “Vigorito” percorro la statale 87 Sannitica che collega Benevento con Termoli. Il suo nome ci ricorda che il territorio tra Campobasso e Benevento era abitato, nell’antichità, dai Sanniti. Si tratta di un’area collinare, in cui si possono osservare le ultime ondulazioni appenniniche prima del Tavoliere. Nel periodo preromano questa zona era dominata dalla tribù dei Sanniti Pentri, il popolo devoto al dio Marte (Mamers), la cui influenza si estendeva, all’incirca, da Pietrabbondante (Bovianum Vetus) a Benevento (MaleventumBeneventum). Nel Medioevo, invece, era il cuore del dominio longobardo nell’Italia meridionale (Langobardia Minor): il Ducatus Beneventanus, poi Principatus dal 744, al momento della sua massima espansione si estendeva da Ortona fino allo Ionio.

Passo per i paesi di Morcone e Pontelandolfo e per il Lago di Campolattaro, poi supero il confine tra il Molise e la Campania. Sono ormai all’inizio della Valle Telesina e in prossimità di Benevento riesco a scorgere il profilo del Taburno: i suoi contorni sono simili a quelli di una donna supina, tanto da essere chiamato “Dormiente del Sannio”.

Le indicazioni stradali per Caianello, Roma, Avellino, Salerno, Napoli, Caserta, Campobasso, Isernia, Foggia e Bari mi ricordano l’importanza stradale e ferroviaria del capoluogo sannita, che nell’antichità rappresentava il passaggio obbligato, per i Romani, per raggiungere l’Apulia e la Grecia. L’Appia raggiunse Benevento nel 268 a.C., quando il centro sannita fu trasformato in colonia di diritto latino. Al tempo dell’imperatore Traiano, poi, fu inaugurata una deviazione che iniziava proprio a Beneventum: a differenza del ramo originario, che passava per Venosa e Taranto, la variante, che prese il nome di Traiana, toccava l’Adriatico e i centri di Canosa ed Egnatia. Il simbolo di Benevento è proprio l’Arco di Traiano, che celebra, appunto, l’apertura di questo nuovo tratto.

Proprio per la sua importanza strategica Benevento fu teatro di due battaglie importantissime, note a tutti dai manuali scolastici: quella del 275 a.C., episodio conclusivo della guerra combattuta da Roma contro Pirro, il re dell’Epiro, sbarcato in Italia a sostegno dei Tarantini, e lo scontro del 12 febbraio 1266 tra le truppe di Carlo d’Angiò e quelle dello svevo Manfredi, che consegnò l’Italia meridionale agli Angioini.

Immerso in queste riflessioni storiche arrivo al “Vigorito” e parcheggio l’auto. Effettuo una breve passeggiata per osservare i bellissimi murales all’esterno, poi ritiro l’accredito e metto piede in campo. La squadra di casa si presenta all’incontro da seconda della classe, alle spalle della Juve Stabia, mentre il Messina, reduce dalla sconfitta casalinga contro il Crotone, naviga al centro della classifica. Quella odierna è la dodicesima sfida in terra sannita tra i campani e i siciliani, che nel 1998-99 si sfidarono nella finale dei play-off del girone C della vecchia C2 in quel di Lecce. Il Messina perse quella partita, ma nella stagione seguente per la squadra dello Stretto iniziò un periodo d’oro, culminato nella promozione in Serie A del 2004. Erano gli anni ruggenti del “Celeste”, uno stadio che quando ero bambino mi faceva sognare, ma che purtroppo non sono mai riuscito a vedere. Massima Serie raggiunta dal Benevento, invece, nel 2017, in virtù della vittoria per 1-0 contro il Carpi nella finale di ritorno dei play-off di Serie B.

Mentre le squadre effettuano il riscaldamento le tribune del “Vigorito” si riempiono a poco a poco. Quando mancano pochi minuti al fischio d’inizio fanno il loro ingresso i sostenitori messinesi, che si sistemano nell’anello inferiore del settore ospiti. Messina mi fa venire in mente i navigatori greci che nell’VIII secolo a.C. fondarono Zancle, poi divenuta Messana, e la vicenda dei Mamertini, gruppo di guerrieri di origine osca chiamato così da Mamers, il dio della guerra degli italici. Nel III secolo a.C. i Mamertini occuparono Messina e da una loro richiesta di aiuto inviata a Roma contro Cartagine, che voleva porre sotto il proprio controllo la Sicilia orientale, ebbe inizio la prima guerra punica. Mentre osservo i siciliani sistemarsi nel settore ospiti penso anche ai sacrifici delle tifoserie isolane, costrette ad affrontare viaggi sempre lunghissimi e scomodi per i propri colori. Il Messina è oggi comunque seguito da un bel gruppo di sostenitori, come in ogni trasferta, d’altronde.

Alle 18:30 i ventidue entrano in campo e, contestualmente, inizia la gara del tifo. La curva del Benevento si illumina con numerose torce flash, che insieme ai tantissimi bandieroni sventolati creano un effetto molto suggestivo, bellissimo da fotografare. Sugli spalti sono oggi protagoniste due tifoserie storiche, divise da una rivalità che affonda le proprie radici nelle sfide della fine degli anni Novanta e degli inizi dei Duemila.

Nel settore ospiti i Messinesi offrono un tifo spettacolare per tutti i novanta minuti: il loro sostegno non conosce praticamente nessuna pausa e rimango colpito, soprattutto, dall’originalità dei cori, tantissimi dei quali anche in dialetto. La loro prestazione, insomma, è di alto livello, per quantità e per qualità. Oltre alla voce e ai battimani, si mettono in mostra anche per il colore che danno al settore con i due aste, i bandieroni e le bandierine sempre in movimento.

Bella prova di tifo pure nella Sud beneventana: gli stregoni tifano per tutti i 90 minuti, accompagnando i cori con il tamburo e sventolando sempre i loro bandieroni. I gruppi organizzati sono compatti nella parte centrale della curva ed effettuano numerosi e bellissimi battimani. Anche la prestazione dei giallorossi di casa, insomma, è davvero positiva.

In campo il Benevento passa in vantaggio al 31’ della prima frazione con Lanini, su un’azione da calcio d’angolo. La prima frazione termina con il Benevento in vantaggio, ma nella ripresa i siciliani non mollano e trovano la rete del pareggio con Frisenna al 90’, una marcatura che provoca un’accesa esultanza nel settore ospiti. La gara termina, quindi, con il risultato di 1-1.

Mentre le due tifoserie effettuano gli ultimi cori, sistemo l’attrezzatura, esco dallo stadio e raggiungo l’auto, ampiamente soddisfatto da quanto visto. Mi attendono 200 chilometri prima di rientrare a casa. Il viaggio, nonostante la stanchezza e la pioggia torrenziale incontrata all’altezza di Cassino, sull’A1, fila liscio tra una canzone e l’altra. Quando rientro a casa è tardi e sono distrutto ma felice avendo visto due stadi e quattro tifoserie nella stessa giornata!

Testo di Andrea Calabrese
Foto di Andrea Calabrese e Paolo Furrer

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