Si è chiusa da poco, con la coda dei playoff e dei playout, una stagione iniziata con la speranza di un ritorno alla normalità, seppur graduale e parziale, ma conclusasi con gli stadi desolatamente vuoti.  Il mondo ultras ha cercato di tenere botta, adoperandosi affinché, anche se in forme diverse, il proprio potenziale non andasse disperso, riuscendo, nonostante le limitazioni del caso, nell’impresa di essere comunque parte integrante dello spettacolo che stancamente la domenica si trascinava. C’è chi prima di importanti eventi ha scortato la squadra e chi ha sostenuto gli undici in campo dall’esterno dello stadio. Ogni gruppo ha continuato a tifare nonostante le restrizioni, reinventando se stesso e forme alternative di tifo.

In un contesto surreale parlare di vittorie o sconfitte ha un significato limitato, eppure come da copione è giusto tirare le somme, prima di tuffarci nella nuova stagione ormai alle porte. Dopo undici anni di digiuno l’Inter torna campione d’Italia, con la Curva Nord di Milano che ha organizzato una grande festa all’esterno di San Siro, dando al tricolore quel carico di passione che gli spalti vuoti non avrebbero mai potuto donare. Il Milan nell’ultima battaglia di Bergamo ha trovato nella Curva Sud la carica necessaria per superare l’ultimo miglio. Commovente la Curva Sud della Roma che ha cullato il sogno di riportare in Italia un trofeo europeo riempiendo Trigoria di cori di speranza e coraggio che purtroppo non sono bastati ai calciatori per superare l’ostico Manchester United.

Tornano in serie A l’Empoli, il Venezia e la Salernitana, ma se per i toscani non è più una notizia, sorprende invece la promozione dei lagunari e soprattutto dei granata, club partiti con ben altri obiettivi e che adesso si riaffacciano a braccetto nella massima serie, proprio come accadde nella stagione 1997/1998. Cosa farà Lotito con la sua seconda squadra non è dato saperlo, al netto di soluzioni d’emergenza che in realtà soluzioni non sono, ma la Curva Sud Siberiano, come sempre ha fatto, continua a tenere l’occhio vigile con una proprietà con la quale il feeling non è mai scattato del tutto. A ragion veduta.

Dalla C salgono in cadetteria il Como dei nuovi proprietari stranieri, il Perugia, che ha scontato solo un anno di purgatorio e infine la Ternana di mister Lucarelli, che nel girone meridionale ha sconfitto la concorrenza di piazze blasonate come Bari, Avellino e Catania. Dalla lotteria dei play off emergono i grigi di Alessandria che dopo svariati tentativi hanno avuto la meglio su una sorte fin qui sempre beffarda (46 anni fa l’ultima in B) sul Padova di mister Mandorlini, compagine che a sua volta viene da due consecutivi assalti falliti alla B ma che, in ragione del blasone e della passione della propria tifoseria, ci si augura possa presto tornare al posto a cui ambisce.

L’ultimo scatto della stagione può servire anche per raccontare l’Italia attraverso il calcio, disvelandone amare verità, come la “questione meridionale” che si protrae anche allo stadio ed è una sconfitta per quanti vedono nello sport una forma di riscatto sociale, seppur parziale. Nei campionati professionistici su 100 club partecipanti appena 27 rappresentavano regioni del Sud, dato ancora più sconvolgente se consideriamo che appena 9 sono le squadre che hanno partecipato ai campionati di serie A e serie B. Nei 5 campionati professionistici, su 6 club che hanno ottenuto la promozione, solo la Salernitana è espressione del Mezzogiorno d’Italia e soprattutto, per la stagione 2021-2022, tutti i capoluoghi di regione del Sud, eccezion fatta per Napoli, troveranno nella serie C la loro massima espressione sportiva. Non vogliamo scomodare Pino Aprile, tantomeno addossare su Garibaldi colpe non sue, ma ci duole constatare che il calcio meridionale è ormai ai margini anche dei grandi palcoscenici calcistici.  In tutte le vicende umane è giusto però pesare responsabilità e non crediamo quindi che sia sempre “colpa” del vento del nord che spazza via il sud, non crediamo neanche che ci sia un complotto, semplicemente la crisi finanziaria quando arriva colpisce subito chi non ha gli anticorpi, aumentando di conseguenza le diseguaglianze già in essere. In tal senso, accostando due scatti, l’istantanea del paese che ha affrontato la crisi da COVID – 19 e la fotografia del calcio italiano, troviamo una certa continuità: la crisi da pandemia ha colpito soprattutto le aree più depresse e nel calcio è accaduto lo stesso. I club del nord hanno tenuto botta, trovando nel proprio territorio quelle risorse necessarie per portare a termine il campionato e riuscendo, in alcuni casi, pure nell’impresa di conquistare promozioni e trofei. Il sud invece, sfiancato dalla crisi, è stato incapace di rialzarsi: retrocedono dalla serie A due squadre del sud su tre, mentre dalla serie C salgono 4 compagini del nord. Emblematico è poi il caso del girone C di serie C dove a salire è stata la Ternana, nonostante non avesse dalla sua la forza dei numeri: quello degli umbri infatti insieme alla Viterbese era l’unico club a non rappresentare una regione meridionale. La secessione di fatto in questo Paese esiste e assume mille forme, fino ad arrivare al calcio che ormai viaggia perlopiù sulla corsia preferenziale del nord Italia.

Resta almeno la mite consolazione che, almeno sul piano ultras, la prossima serie C girone C, pur meno spettacolare e mediatica della serie A, vedrà comunque ai nastri di partenza piazze blasonate che con la loro fame di calcio, potrebbero portare numeri e passione che tante piazze della massima serie possono solo sognare: torneranno derby infuocati dal sapore antico come Bari-Taranto o Palermo-Catania che se non potranno garantire il tasso tecnico o il glamour di Ronaldo o le sgroppate rabbiose di Lukaku, apporteranno calore e colore sugli spalti che gli amanti del tifo guarderanno con le stesse identiche emozioni con cui i bambini guardano a bocca spalancata il calcio dei ricchi. Sempre ammesso che la stagione delle restrizioni si sia finalmente conclusa. Dita incrociate e buon campionato a tutti. 

Michele D’Urso.