Il cielo sopra Bisceglie è minaccioso. Nubi scure all’orizzonte e previsioni che parlano di acquazzoni in arrivo. Tutto fa presagire una giornata complicata. Sugli spalti e per chi dal campo quegli spalti li immortala. Eppure, questa è una di quelle partite a cui non si può mancare: nessun divieto, nessuna restrizione particolare per cui questo Bisceglie–Brindisi si annuncia incontro carico di emozioni e contenuti sul piano del tifo.

Due tifoserie relegate in Eccellenza, con le ossa rotte dalle loro avverse vicende calcistiche, ma che ancora una volta sono riusciti a ricucire insieme i pezzi attraverso l’amore per la maglia e per le proprie idee. Curve che hanno conosciuto la gloria e la polvere, ma che continuano a esserci, senza fronzoli né calcoli, solo per pura appartenenza. Bisceglie in particolare è una piazza che mangia pane duro da diverso tempo ma con una tifoseria che non si arrende, nonostante tutto. Negli ultimi anni l’ho vista più volte, e ogni volta dimostra una costanza ammirevole, presenza costante, passione mai sopita.

Dal settore di casa spicca lo striscione “SETTORE GRADINATA”, imponente ma curato. I biscegliesi offrono una cartata iniziale alla vecchia maniera, bandieroni al vento, gruppo compatto e tifo continuo per novanta minuti. Avvicinandosi sotto il loro settore, il sostegno si percepisce potente e costante. A questa tifoseria auguro il meglio: merita finalmente giorni sereni dopo anni di delusioni.

Trasferta libera, come detto. Il settore ospiti, vecchiotto e arrugginito, mantiene il suo fascino retrò che si spera resista a ipotetici ammodernamenti o ristrutturazioni che spesso riescono nell’arduo compito di divenire più brutti e meno ospitali. Entrano quasi a ridosso della partita i brindisini, in silenzio e compatti, senza gli eccessi delle entrate scenografiche in voga nell’ultimo periodo. Dopo aver sistemato le pezze, parte il loro tifo: cori di una tifoserie radicata, manate precise, bandieroni e due pezze d’impatto visivo notevole. Qui si parla di una tifoseria viva e vegeta, ultras più che mai, crollata solo per guai societari, ma che continua a esserci con passione e dignità.

Quando osservi una partita così, con due curve vere all’opera, viene spontaneo pensare a quanto questo calcio avrebbe bisogno di libertà. Quanto sarebbe bello poter vivere trasferte e partite senza limitazioni sui biglietti o settori chiusi, senza dover pensare più a permessi e comunicazioni interminabili. Oggi sembra un privilegio raccontare una gara con entrambe le tifoserie presenti, ma dovrebbe essere la normalità. Perché il calcio nasce per chi lo ama, chi macina chilometri e canta anche sotto la pioggia. Ed è in giornate come questa che si capisce perché lo spirito ultras resiste, fiero e libero. Un calcio minore solo nelle categorie.